Vedi ITALICA dell'anno: 1961 - 1995
ITALICA (vol. IV, p. 251)
La recente ricerca sulla città ha tenuto come base lo studio monografico (García y Bellido, 1960) che ha stabilito l'esistenza di due successivi nuclei di insediamento: quello fondato da Scipione e quello ampliato da Adriano. Alla città più antica o vetus urbs quasi per intero si sovrappone l'odierno villaggio di Santiponce: in essa si conservano il teatro e le piccole terme; nella nova urbs, possibile donativo dell'imperatore Adriano alla sua patria natale, si incontrano l'anfiteatro, le grandi terme, il foro, le strade e le case che costituiscono attualmente il settore visitabile del complesso archeologico. Gli scavi e le ricerche condotti dal 1970 hanno avuto come scopo lo studio dei livelli archeologici più antichi, l'individuazione della struttura territoriale e urbanistica e lo scavo di alcuni edifici.
E stata dimostrata l'esistenza di un abitato nel sito di I. fin dal IV sec. a.C., sebbene di dimensioni assai ridotte. Al limite occidentale della città è stato localizzato il fossato del primitivo recinto, tipo accampamento militare, che dovette essere fondato da Scipione l'Africano: è costituito da una stretta trincea di c.a 3 m di profondità. Al centro del possibile accampamento originario si è rintracciato un edificio con pianta a tre navate costruito in mattoni crudi e con abbondante ceramica votiva di tipo iberico; sembrerebbe essere il primitivo Capitolium che più tardi venne incluso nell'area delle piccole terme. Uno scavo effettuato nella piazza detta Pajar de Artillo, nel 1970, ha messo in luce una sequenza stratigrafica relativa ai primi due secoli di vita della fondazione romana, durante i quali si può constatare una netta prevalenza della cultura iberica; fa spicco il rinvenimento di un forno da vasaio del II sec. a.C., con abbondanti esempi della sua produzione, che serve ora come guida per la datazione di altre stratigrafie della città.
In un momento intermedio dello sviluppo della città, con tutta probabilità nel corso del periodo repubblicano, si procedette a tracciare la suddivisione dei terreni agricoli immediatamente adiacenti fino a c.a 20 km di distanza in direzione NE. Durante il I sec. d.C. si iniziò il rifacimento di molti edifici pubblici che vennero ricostruiti o ampliati, come il teatro, le terme e il foro; in seguito, impiegando il reticolo della suddivisione agricola, venne tracciato un ampliamento della città, la c.d. nova urbs, con edifici monumentali e grandi strade porticate. Al centro di questa nuova città venne riservata un'area di 300 piedi di larghezza per 400 di lunghezza, destinata a una grande piazza pubblica con al centro un tempio; altri settori della stessa lunghezza per una minore ampiezza (250 e 200 piedi) vennero destinati a un nuovo teatro e probabilmente a una basilica o a un mercato; infine, nella zona più bassa del settore occidentale venne costruito un edificio termale misurante 400 x 400 piedi, presso le cisterne di un nuovo acquedotto la cui lunghezza totale è di 35 km.
L'impianto della nuova città è caratterizzato da vie ben pavimentate con lastre di calcare e dotate di ampi marciapiedi; l'ampiezza delle strade comprende carreggiate da 6 a 8 m di larghezza e marciapiedi porticati larghi da 3 a 4 metri. Ciascun isolato di abitazione è costituito da una o due case di c.a 2.000 m2 di estensione; le case con la facciata rivolta a O hanno un grande cortile centrale e cortili minori agli angoli, mentre quelle con la facciata a E presentano cortili «rodî» separati da grandi ambienti. In tutte le abitazioni sono presenti bagni privati, e quelle più importanti possiedono bei mosaici policromi. Tutto questo grandioso complesso venne abbandonato dopo poco più di un secolo, forse senza essere stato nemmeno completato, probabilmente per le instabili caratteristiche geologiche del terreno, formato da argille a espansione.
Anche l'anfiteatro è di grande ampiezza e si trova al di fuori della città, presso la porta N; in anni recenti si è completato lo scavo dell'arena e della fossa bestiaria e si sono messe in luce le due facciate laterali; si è dimostrato che la decorazione è rimasta incompiuta, e che alcuni settori vennero assai presto interrati dalle alluvioni del torrente che scorre al centro dell'edificio.
Dal 1971 si sta scavando il teatro situato sul lato orientale della città antica: nel 1977 ha avuto inizio la fase finale della scoperta e del restauro. L'edificio richiese grandi opere di fondazione sul pendio della collina, per elevare la gradinata sopra un complesso di muri anulari e radiali con riempimenti intermedi di terra argillosa ben pressata; agli inizî della nostra era risultava già realizzata la maggior parte dell'edificio, che venne abbellito con marmi e sculture da L. Blattius Traianus Polito e da C. Titius Polito, magistrati municipali e primi sacerdoti del culto ad Augusto istituito alla sua morte. Blattius è probabilmente un antenato dell'imperatore Traiano, ed è a sua volta discendente di M. Trahius, altro personaggio il cui nome è presente su un'iscrizione rinvenuta in un pavimento di età repubblicana. Un'altra iscrizione del teatro ci informa che i portici vennero dedicati da L. Herius, anch'egli magistrato municipale e sacerdote del culto di Augusto; nel III sec. d.C. M. Cocceius Iulianus, a completamento della scena, donò gli ultimi cancelli di bronzo e colonne. Lo scavo del teatro ha restituito un gran numero di elementi architettonici e di sculture, nonché tre are con rilievi di satiri e menadi di stile neoattico.
Al centro della città nuova si è posta in luce la piattaforma del foro, una grande piazza rettangolare con portici colonnati contenente al centro un tempio isolato che si è denominato Traianeum, come possibile testimonianza della dedica di Adriano al padre adottivo. Era una costruzione di grande qualità, ma se ne sono conservate solo le fondazioni e pochi resti degli elementi decorativi che permettono una datazione (su base stilistica) al II sec. d.C. Sul luogo sono venute alla luce anche diverse iscrizioni con dediche ad Apollo, al Genio della colonia, alla Victoria Augusta, corrispondenti ai piedistalli delle rispettive statue che adornavano la piazza; si conservano i resti di una statua colossale, probabilmente di Traiano.
Si sono messe in luce alcune strade di collegamento tra gli edifici scavati; in particolare lo scavo di quella che conduce alle terme ha permesso di evidenziare l'ingresso di questo edificio, la zona degli spogliatoi e il frigidarium, che non erano compresi nella pianta tracciata nel secolo scorso.
Tra le case recentemente scavate si possono segnalare quella della «Cañada Honda», che conserva molti resti della decorazione parietale, quella della «Nascita di Venere», con un mosaico tardo raffigurante la dea emergente dalle acque su una conchiglia, e quella del «Planetario», con sette mosaici policromi di grande qualità: tre sono a motivi geometrici; uno reca al centro una testa di Medusa; due presentano quadretti di tema dionisiaco; nel maggiore e meglio conservato i giorni della settimana sono rappresentati con i busti delle divinità corrispondenti ai pianeti ai quali è dedicato ciascun giorno.
Bibl.: A. García y Bellido, Colonia Aelia Augusta Italica, Madrid 1960; J. M. Luzón Nogué, Excavaciones en Italica. Estratigrafía en el Pajar de Artillo (Excavaciones arqueológicas en España, 78), Madrid 1973; A. Blanco Freijeiro, Mosáicos romanos de Itálica, I. Mosáicos conservados en collecciones publicas y particulares de la ciudad de Sevilla. (Corpus de mosáicos romanos de España, II), Madrid 1978; AA.VV., Itálica (Santiponce, Sevilla). Actas de las Primeras Jornadas sobre Excavaciones Arqueológicas en Italica (Excavaciones arqueológicas en España, 121), Madrid 1982 (con i risultati degli scavi recenti); A. Blanco Freijeiro, Nuevas inscripciones latinas de Italica, in BAcHist, CLXXX, 1983, I, pp. 1-20; P. León Alonso, Traianeum, Siviglia 1988.
(R. Corzo Sánchez)