ITACA
(᾿Ιϑακη, Ithaca). − Odierna Thiaki, la più piccola, dopo Paxo, delle Isole Ionie, situata a N-E di Cefalonia.
Nei poemi omerici I. è il nome della patria di Odisseo-Ulisse e della capitale del regno dei Cefaloniti, e designa una delle isole del Mare Ionio; tale isola, almeno dal sec. V a. C., è stata identificata con la moderna isoletta di Thiaki, che ufficialmente ha ripreso il nome classico; ma già gli antichi scrittori discutevano questa identificazione. La disputa, riaccesa dagli studiosi moderni, a partire dalle ricerche di W. Gell e di M. Leake nel 1806, è ora risolta in seguito ai risultati degli scavi della scuola inglese di Atene: prescindendo infatti da meno felici identificazioni dell'I. omerica con altre isole dello Ionio, come Cefalonia o Corfù, la disputa verteva soprattutto intorno alla teoria del Dörpfeld che credeva di aver identificato tutte le località del regno di Odisseo non già in I., ma nell'odierna Leucade, teoria ancora ripresa recentemente da H. L. Lorimer.
Dai poemi omerici risulta l'esistenza in tempi preistorici nell'arcipelago opposto all'ingresso del Golfo di Corinto d'una potenza marinara e commerciale assai attiva e intraprendente, di cui è personificazione mitica appunto l'eroe Odisseo: potenza ben comprensibile per l'importanza del traffico marittimo in quel punto tra la Grecia centrale e il Peloponneso attraverso il Golfo di Corinto medesimo, le coste dell'Epiro (la Tesprozia) e l'isola di Corcira (l'isola dei Feaci?) al N, le coste dell'Elide e della Trifilia (regno di Nestore?) al S e lontano le coste dell'Italia meridionale e della Sicilia. Nell'Odissea le isole principali di questo regno, oltre I., sono chiamate Dulichio, Same e Zacinto; secondo l'opinione corrente sarebbero in realtà solo tre isole, perché Dulichio avrebbe indicato la parte occidentale e Same quella orientale di Cefalonia. Tra le indicazioni topografiche dei poemi omerici, importanti sono specialmente le descrizioni dell'Odissea (ii, 167; ix, 21; xiii, 212; xix, 132) dove I. è indicata come un'isola priva di larghe pianure e di pascoli, rocciosa, impraticabile ai cavalli, adatta all'allevamento delle capre e alla coltivazione dei vigneti: descrizioni che si adattano molto bene all'isoletta di Thiaki.
Né i trovamenti degli scavi del Goekoop a Cefalonia né quelli, più notevoli, del Dörpfeld a Leucade, per quanto interessanti, erano convincenti per l'identificazione con le località omeriche.
In seguito agli scavi inglesi, la capitale del regno di Ulisse è stata convincentemente localizzata nei pressi della baia di Polis, a N-O dell'isola, di fronte all'isoletta Daskaliò che sarebbe l'Asterìs omerica. Al N di Stavròs, località nella parte settentrionale dell'isola, sono le rovine di una torre del VI sec. a. C. detta volgarmente "la scuola di Omero"; il porto della capitale odierna è stato identificato col porto omerico di Forcide; in località Marmarospilia sarebbe da riconoscersi la Grotta delle Ninfe; presso la baia di Perapegadi − sulla costa S-E − la fonte omonima sarebbe l'antica fonte Aretusa; sul ripiano di Marathià avrebbe abitato Eumeo mentre nella baia di S. Andrea, all'estremità S di I. sarebbe avvenuto lo sbarco di Telemaco. Sull'Aetàs, al centro dell'isola, alcune rovine sono state identificate con l'antica città di Alalcomene.
Gli scavi tuttora in corso hanno rinvenuto nella baia di Polis una grotta santuario in parte sommersa nel mare; malgrado la mescolanza delle stratificazioni, sono venuti alla luce resti e frammenti soprattutto ceramici che vanno dall'inizio dell'Età del Bronzo sino al I sec. a. C. Pure presso il porticciolo di Polis si sono liberati scarsi resti del palazzo di Ulisse, del quale si sono tentate varie ricostruzioni grafiche in base alla descrizione omerica, ultima quella del Bérard. Nelle immediate vicinanze doveva trovarsi anche lo stadio: si sono rinvenuti, infatti, insieme a frammenti di ceramica geometrica, numerosi tripodi dedicati dai vincitori dei giochi atletici. Pure nei pressi di Polis è il ritrovamento di una tarda maschera votiva (I sec. d. C.) sulla quale è iscritto il nome Odisseo. Sul colle di Pilikata, si sono rinvenuti resti di una stazione protoelladica attardata, con residui mescolati anche di età mesoelladica e persino tardo-micenea, mentre saggi nei pressi di Stavròs hanno messo in luce una larga cinta e tombe a embrici del sec. IV e III a. C. Dai trovamenti ceramici è attestato nell'VIII sec. un forte influsso cicladico. Varie iscrizioni, le più antiche in dialetto dorico, c'informano che nell'isola erano venerati soprattutto Atena, Hera e Artemide.
Bibl.: A. E. H. Goekoop, Ithaque la Grande, Atene 1908; W. Dörpfeld, Alt-Ithaka, Monaco 1927; D. Levi, in Enc. Ital., XIX, 1932, p. 692 ss., s. v., con bibl. prec.; F. Robert, Thymèle, Bibl. Éc. Fr. Ath.-Rome, Parigi 1939, p. 138; W. A. Heurtley, in Pap. Br. Sc. Athens, XL, 1940-5, p. i ss.; W. A. Heurtley-M. Robertson, in Pap. Br. Sch. Athens, XL, 1940-5, p. i ss.; W. A. Heurtley-M. Robertson, in Pap. Br. Sch. Athens, XLIII, 1948, p. i ss.; H. L. Lorimer, Homer and the Monuments, Londra 1950, p. 494 ss.; S. Benton, in Pap. Br. Sch. Athens, XLVIII, 1953, p. 255 ss.; J. Bérard, in Rev. Ét. Gr., LVII, 1954, p. i ss.; M. Robertson, in Pap. Br. Sch. Athens, L, 1955, p. 37 ss.; O. Zeller, Auf des Odysseus und der Argo Spuren, Aalen 1959, p. 77 ss.