TÜRR, István
– Nacque l’11 agosto 1825 a Baja, una cittadina dell’Ungheria meridionale, figlio di Jakab e di Teréz Udvary. La famiglia apparteneva alla borghesia di provincia magiara, partecipe delle attività politiche e imprenditoriali locali.
Le testimonianze sulla sua giovinezza, raccolte principalmente dalla figlia, raccontano di un giovane romantico, appassionato e deciso. Entrò nell’esercito asburgico, raggiungendo il grado di tenente. Nel 1848 era con il suo reggimento, Arciduca Francesco Carlo, in Lombardia, quando scoppiarono le ostilità: in Ungheria si formò un governo indipendentista guidato da Lajos Kossuth, in stretti rapporti con il movimento nazionale italiano. Un suo rappresentante a Torino lanciò un appello agli ungheresi inquadrati nelle divisioni asburgiche in Italia. Türr vi aderì e il 19 gennaio 1849 disertò, raggiungendo l’esercito sardo. Al suo comandante lasciò una lettera: dichiarò di sentirsi vincolato al legittimo governo rivoluzionario ungherese.
Nominato luogotenente, Türr fu tra gli organizzatori di una legione ungherese che doveva partecipare alla nuova campagna nella pianura Padana a fianco degli italiani. La sconfitta sarda rese la cosa impossibile, le condizioni dell’armistizio costrinsero il governo di Torino a sciogliere la formazione (consentendo però ai disertori di rientrare nei ranghi asburgici). Türr decise di continuare il suo impegno rivoluzionario. Con parte degli ex volontari ungheresi cercò di raggiungere la sua terra per continuare la guerra. Si fermò nel Granducato di Baden, dove partecipò alle operazioni dei ribelli locali contro i prussiani. La definitiva sconfitta dell’esercito rivoluzionario magiaro pose fine a ogni speranza. Türr fuggì in Svizzera nell’agosto del 1849 e come molti militanti della sua generazione viaggiò tra le capitali dell’esilio europeo: Parigi, Londra, Berna e Torino. Conobbe personalmente Giuseppe Mazzini e Kossuth, ma non assunse mai atteggiamenti e visioni radicali, pur aderendo a iniziative come il progetto dell’insurrezione di Milano (1853).
L’inizio della guerra in Crimea mise in movimento l’equilibrio europeo e Türr, dopo vari spostamenti, nel 1855 ottenne un ruolo di organizzazione logistica a sostegno delle truppe inglesi. Nell’autunno si recò in Valacchia per compiti operativi. Questo determinò una confusa e drammatica situazione: sostenne di aver ottenuto un lasciapassare dalle autorità asburgiche, invece fu arrestato e deferito al tribunale di Guerra. Il processo fece scalpore. Gli austriaci lo accusarono di tradimento, ma Türr contestò la legittimità del giudizio. La questione si intrecciò con delicate azioni diplomatiche (con un forte intervento inglese) e la conseguente soluzione politica. Türr (che non volle presentare domanda di grazia) fu condannato a morte, ma il verdetto fu trasformato nell’esilio perpetuo. Restò così nell’Impero ottomano, ebbe qualche incarico militare e tentò anche imprese commerciali.
Nel 1859 la tensione crebbe in Italia. Türr si precipitò a Torino, dove il governo piemontese stava preparando la guerra. Si formò ancora una volta una legione volontaria ungherese. Türr era tra i graduati disponibili, ma per il governo di Camillo Benso di Cavour era soprattutto tra quelli più attenti politicamente. Fu inviato nel comando del corpo garibaldino, i Cacciatori delle Alpi, per sostenere una campagna di diserzione tra i militari magiari. Assunse subito funzioni operative. Il 15 giugno 1859 fu protagonista della battaglia di Tre Ponti, dove fu gravemente ferito. In quei giorni conquistò la stima e soprattutto l’amicizia del generale Giuseppe Garibaldi, cui restò legato tutta la vita, conservando anche la considerazione del governo piemontese (che gli riconobbe lo status di ufficiale e tutte le facilitazioni conseguenti).
Nella primavera del 1860 Türr svolse un ruolo importante nell’organizzazione della spedizione in Sicilia. Partecipò alle decisioni cruciali nelle trattative che precedettero lo sbarco, fu in prima fila a Marsala, nello scontro di Calatafimi e nell’insurrezione di Palermo. Il 29 maggio Garibaldi lo aveva nominato ispettore generale delle nuove forze che si stavano reclutando tra volontari in arrivo dal Nord e forze locali. Pochi giorni dopo diventò il comandante della prima divisione costituita, la XV (mantenendo la numerazione progressiva dei reparti piemontesi).
In quelle settimane iniziò anche la ricostituzione di una legione ungherese, con l’arrivo sempre più numeroso di reduci magiari in Sicilia. Il 14 giugno fu nominato maggior generale all’interno del neocostituito Esercito meridionale garibaldino. Le settimane successive non furono semplici: ebbe un collasso e fu per qualche giorno ricoverato anche in Piemonte. Tornato in Sicilia dovette impegnarsi in scelte difficili per tenere l’ordine, mantenendo allo stesso tempo i rapporti con i vertici del governo e con gli ambienti legati a Cavour e confermando un profilo moderato che lo distanziava dal gruppo garibaldino più radicale. Nella seconda metà di agosto, alla testa della sua divisione, raggiunse Garibaldi sbarcato in Calabria.
Dopo il crollo del loro dispositivo militare i borbonici cercarono di riorganizzarsi promuovendo la controrivoluzione nelle province e raccogliendo i regolari intorno al re. Türr fu inviato a gestire il primo episodio che annunciò la controffensiva borbonica: il massacro di guardie nazionali irpine nella zona di Ariano. Giunse al comando di alcune colonne di volontari meridionali, ma non volle utilizzare le misure estreme richieste dai rivoluzionari locali. Quando Garibaldi dovette precipitarsi in Sicilia per gestire una crisi esplosa all’interno del governo garibaldino di Palermo, Türr assunse il comando delle forze sulla linea del Volturno. I borbonici avevano riorganizzato il loro esercito. Il generale ungherese si trovò così a gestire la prima battuta d’arresto dell’impresa rivoluzionaria. Alcuni reparti dei volontari erano penetrati nello schieramento borbonico all’altezza di Caiazzo, ma furono sconfitti dalle truppe di Francesco II. Garibaldi tornò di corsa dalla Sicilia e Türr fu sostituito da Giacomo Medici, ma assunse il comando della piazza di Napoli.
In realtà tornò subito operativo: Garibaldi gli affidò la riserva strategica dell’Esercito meridionale, fondamentale pochi giorni dopo per fermare l’ultima disperata offensiva borbonica nella battaglia del Volturno (il 1° e il 2 ottobre).
Nelle settimane successive la questione decisiva fu l’annessione del Mezzogiorno. Se una parte della sinistra garibaldina e mazziniana era contraria, Türr fu tra coloro che spinsero Garibaldi a completare rapidamente il percorso dell’unificazione, promuovendo il plebiscito, accogliendo la richiesta pressante tanto del notabilato meridionale che di buona parte dei gruppi politici nazionali. Con lo scioglimento dell’esercito garibaldino e la formazione del nuovo governo nominato da Cavour a Napoli, finì la sua esperienza nel Mezzogiorno.
La funzione di militare di primo livello e di dirigente politico vicino agli ambienti più importanti del nazionalismo italiano lo inserì nell’élite del nuovo Stato. Fu tra i generali garibaldini cui venne riconosciuto il grado nel nuovo esercito italiano e nominato addirittura aiutante di campo onorario del re d’Italia, Vittorio Emanuele II. Il suo matrimonio lo collocò invece ai vertici della buona società nazionale perché nel settembre del 1861 sposò la giovanissima Adelina Bonaparte Wyse, nipote del principe di Canino, nipote di Napoleone e cognata di Urbano Rattazzi, dalla quale ebbe due figli: Stefania e Raul.
Restò in rapporti strettissimi con Garibaldi, ma la sua azione fu sempre decisamente moderata. Si oppose ai tentativi garibaldini in Trentino e verso Roma, senza rompere con il generale e restando leale al governo (con cui collaborava anche per azioni diplomatiche e informative).
Türr continuò anche la sua militanza nel movimento nazionalista ungherese (che aveva il suo centro in Italia). Si trovò però invischiato in una lunga serie di tensioni proprie degli ambienti di esuli sconfitti e divisi in fazioni. La legione ungherese era stata inquadrata nell’esercito italiano, stanziata a Nocera e utilizzata come forza d’assalto nella guerra al brigantaggio filoborbonico. Era una formazione politicizzata, spesso coinvolta in polemiche e litigi. Türr ebbe il compito di normalizzarla (nelle settimane prima della giornata dell’Aspromonte, il 29 agosto 1862, molti disertarono per unirsi a Garibaldi). La sua azione provocò critiche e risentimenti, fu seguita dalla pubblicazione di opuscoli densi di accuse personali su suoi presunti comportamenti politici e morali. Türr rispose con altrettanta decisione, riuscendo a superare indenne il confronto forse più aspro di tutta la sua vita.
Negli stessi anni partecipò ai tentativi di riprendere un’iniziativa politica nazionalista nella vecchia patria, spalleggiata dal governo italiano. In realtà lo scenario politico stava cambiando anche nel mondo magiaro. Molti sperarono nella guerra che si annunciava ai confini orientali, ma italiani e prussiani, ora alleati, erano prudenti rispetto a un’offensiva antiasburgica sul terreno delle nazionalità. Quando la campagna iniziò, nel 1866, Türr ebbe qualche incarico diplomatico per favorire un coinvolgimento degli ungheresi, ma i governi alleati erano poco convinti.
La rapida conclusione delle ostilità determinò una radicale trasformazione dell’Impero asburgico. La creazione del Parlamento ungherese e la rapida integrazione di buona parte dei gruppi politici magiari, osteggiata da Kossuth e dai pochi rimasti al suo fianco, chiuse la fase rivoluzionaria. Il comitato a Torino fu sciolto. Lo stesso Türr prese atto della situazione e scelse la via del dialogo, iniziando diverse attività nell’antica patria (dove poteva rientrare come gli altri esuli), favorendo la più ampia distensione tra i vecchi rivoluzionari e la monarchia ora costituzionale.
Negli anni successivi dedicò grandi energie al dibattito sulle questioni internazionali e sul problema delle nazionalità. Pubblicò articoli e opuscoli dove propose una confederazione dei popoli danubiani (affiancata da un’organizzazione analoga delle nazionalità balcaniche). Scrisse molto sulla questione d’Oriente, il problema dell’Impero ottomano, considerato la potenziale polveriera dell’Europa, al centro delle nuove politiche dell’Impero russo e della crescente potenza germanica.
Ancora più rilevante fu la scelta di investire nella progettazione e costruzione di infrastrutture. Türr fu protagonista di una lunga serie di progetti di canalizzazione dell’Ungheria e di altri territori. Spesso le sue proposte non ebbero seguito, in altri casi invece si svilupparono con successo, come per la costruzione del canale Federico tra il Danubio e l’alta Ungheria o l’inizio del taglio dell’istmo di Corinto (poi continuato da una società greca). Tra le altre imprese, ebbe un ruolo nella progettazione del canale di Panama, dove gli fu poi dedicato uno dei tratti più importanti.
Nell’ultima fase della sua vita, ormai cittadino italiano, Türr fu attivo in questioni europee e internazionali. Si impegnò nel movimento pacifista, che prese quota in Europa e in America, con interventi pubblici, iniziative associative, articoli su quotidiani. Fu in prima fila in molte iniziative proprie del liberalismo progressista, svolgendo ruoli nell’organizzazione della massoneria, nella battaglia per l’istruzione pubblica o su temi strettamente italiani, come i rapporti tra il nuovo Stato e la Chiesa cattolica. Continuò il suo intenso impegno fino agli ultimi giorni della sua vita. Nel maggio del 1908 era a Budapest. Poche settimane dopo doveva presiedere un congresso contro la pratica, ancora molto diffusa, del duello, invece morì il 3 maggio, dopo una breve malattia.
Opere. Narrative of the arrest, trial, & condemnation of colonel Türr. Showing how Austria respects international law, London 1856; Prefazione a Progetto di organizzazione politica dell’Ungheria. La questione della nazionalità presa in considerazione da Luigi Kossuth a Kuteya, Milano 1860; Le Congrès européen à Vienne, Paris 1864; La Maison d’Autriche et la Hongrie, Paris 1865 (trad. it. Milano 1865); La réconciliation des nationalités et l’association européenne, in L’Opinion nationale, Paris 20 agosto 1867; La question des nationalités, Paris 1867; Die Nationalitätenfrage in ihrem Zusammenhange mit der Wehrfrage, Wien 1868; Verbindung des Adriatischen Meeres mit dem ungarischen. Donauthale, Pest 1868; A Marsàlài ezer. Vàlasz Bertani “Bosszù a siron tùl” czimü müvere, Pest 1870 (trad. it. Risposta del Generale Türr all’opuscolo Bertani “Ire d’oltre tomba”, Milano 1874); Nèhàny szò a polgàri jogok- és kütelességgekröll, függlül a felnöttek oktatàsàhoz, Baja 1871; Az emberi kötelessègekròll, Pest 1871; Österreich-Ungarn und Russland, Wien 1871; La questione d’Oriente, Budapest 1876; Der orientalische Krieg, Pest 1877; Solution pacifique de la question d’Orient, Paris 1877; Aux amis de la paix. Discours du général Türr prononcé le 27 novembre [1878] à Pest, Paris 1878; Canalisation and irrigation. A speech delivered by general Türr, Pest 1878; Franklin Benjàmin élete és tanairòl. A budapesti iparos-körben tartott felolvasàsa 1880 november 16-an, Pest 1880; Mémoires et notes au sujet de l’utilisation des cours d’eau du Royaume de Hongrie selon le projet du Lieutenant-général Etienne Türr, Rome 1881; Le discours du général Türr au Congrès international d’arbitrage à Bruxelles, Paris 1882; Solution pacifique de la Question d’Orient, Bruxelles 1882; La question ègyptienne, Paris 1885; Bismark et Garibaldi, Paris 1887; Le pouvoir temporel, Nice 1895; Da Quarto a Marsala nel maggio 1860. Appunti, Genova 1901; Ai miei compagni d’armi, Roma 1903.
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