isteresi
Termine coniato nel 1881 da J.A. Ewing e derivato dalla fisica per indicare gli effetti persistenti di alcuni eventi anche dopo la rimozione della loro causa. In presenza di i. si ha ritardo nel comportamento di una variabile al mutare dei fattori che influenzano la variabile stessa, il quale quindi viene a dipendere dal livello assunto da tali fattori allo stato precedente. Il termine si applica in economia al tasso di disoccupazione (➔ disoccupazione, tasso di), a indicare la sua incapacità di tornare alla condizione iniziale dopo la cessazione dello shock avverso che ne aveva causato l’innalzamento. Si parla in questo caso anche di persistenza. Ne deriva il fatto che non vi è un valore di equilibrio per il tasso naturale di disoccupazione (➔ NIRU) costante nel tempo, in quanto esso dipende anche dai livelli passati del tasso di disoccupazione. Se quindi la disoccupazione resta a lungo al di sopra del suo valore di equilibrio, il NIRU tende ad aumentare.
Sono generalmente identificate 3 cause di isteresi. La prima (modello di Blanchard e Summers, 1986) la spiega come uno sviluppo degli elementi discussi nelle letteratura insider-outsider (➔), che mette in evidenza come la struttura della contrattazione sia dominata dai lavoratori occupati. Questi ultimi contrattano i salari senza tenere conto degli effetti delle loro richieste salariali sull’occupazione degli outsider. In questo caso, l’occupazione di equilibrio coincide con il livello corrente e si modifica in modo permanente in seguito a shock anche di natura temporanea, mentre il salario è invariato. Tale modello è stato utilizzato per spiegare la persistenza del tasso di disoccupazione in molti Paesi europei: negli anni 1970, shock inattesi, come per es. le crisi petrolifere, causarono un incremento dei tassi di disoccupazione All’inizio degli anni 1980, shock negativi di origine monetaria avrebbero favorito ulteriori incrementi del tasso di disoccupazione a causa del comportamento degli insider. La ripresa della seconda metà degli anni 1980, invece, non avrebbe prodotto un rilancio occupazionale a causa delle elevate richieste salariali da parte del più esiguo gruppo di insider. Questo meccanismo fornisce, inoltre, una possibile spiegazione dell’asimmetria negli effetti degli shock, tali che il tasso di disoccupazione cresce in presenza di shock avversi, ma non si riduce della stessa misura in presenza di fasi cicliche espansive.
Una seconda possibile spiegazione dell’i. risiede nella relazione tra durata della disoccupazione e probabilità di trovare occupazione. Tale relazione è influenzata negativamente dall’impoverimento del capitale umano e da effetti di scoraggiamento di chi perde o non trova lavoro, i quali portano a un’attenuazione dell’intensità dell’attività di ricerca dell’occupazione.
L’i., infine, può essere causata da conseguenze durature, per es. sulla produttività del lavoro, del calo degli investimenti in capitale fisso dopo una fase recessiva che ha in un primo tempo creato l’incremento del tasso di disoccupazione.