ISSO ('Ισσός, Issus)
Città della Cilicia, all'estremo angolo del golfo che da lei prende nome (oggi baia di Alessandretta), famosa per la battaglia del 333 a. C. Ebbe poi il nome di Nicopoli, ma non sembra che fiorisse ancora a lungo sotto i Seleucidi e i Romani; al tempo di Strabone non era più che una cittadina. Anche la monetazione sinora rinvenuta si restringe al solo sec. IV. Una sicura identificazione topografica non si è ancora raggiunta.
La battaglia di Isso. - Fu combattuta fra l'esercito di Alessandro Magno e quello del re Dario III di Persia ai primi di novembre dell'anno 333 a. C., nel corridoio che recinge il golfo d'Isso, chiuso ad est dal Monte Amano, mettendo in comunicazione la Cilicia con la Siria, nella quale sbocca col passo chiamato dagli antichi "porte siriache" presso la città di Myriandros, a nord dell'odierna Alessandretta.
Alessandro, sul finire dell'estate, era arrivato in Cilicia, dove si trattenne assai a lungo; intanto aveva mandato Parmenione con circa una metà dell'esercito a presidiare le strette fra l'Amano e il mare. Dario, che già da tempo stava accampato con tutte le sue forze a Sochoi (circa 40 km. ad est delle porte siriache), senza che né Alessandro né Parmenione fossero riusciti a conoscere la sua esatta posizione, una volta fatto certo che la via prescelta dal Macedone per l'avanzata era quella costiera, decise che, anziché aspettare i Macedoni a Sochoi, avrebbe valicato con l'esercito il monte Amano sul versante di NE., ridiscendendo di sorpresa ad occidente di Isso, alle spalle di Alessandro, sbarrandogli le comunicazioni con le retrovie e togliendogli ogni possibilità di ritirata, o almeno separandolo dalle forze di Parmenione. I Persiani si misero subito in marcia dopo aver mandato il grosso delle salmerie a Damasco e avendo lasciato Sochoi presidiata, avendo inoltre cura che ai Macedoni giungesse ora notizia della presenza a Sochoi dell'esercito persiano.
Alessandro, ricevuta tale informazione, mise in marcia l'esercito, si riunì con Parmenione, occupò Isso, quindi Myriandros. Trattenuto quivi da una tempesta, fu sorpreso dall'annunzio che i Persiani avevano occupato Isso e avevano preso posizione alle sue spalle sulla riva destra del fiume Pinaro (oggi Deli Çay). Alessandro sarebbe stato perduto se non fosse riuscito a sfondare lo sbarramento nemico e a ristabilire le sue comunicazioni. Il Macedone iniziò la sera stessa la marcia a ritroso per la via già percorsa: il mattino seguente, i due eserciti non distavano che pochi chilometri; sul mezzogiorno, si fronteggiavano, lungo il corso del Pinaro, nella pianura larga circa 7 km., e dove perciò i Persiani non potevano avvantaggiarsi della loro superiorità numerica. Alessandro, alla testa dell'ala destra, formata della cavalleria pesante macedone e di due reggimenti della falange, attaccò e travolse l'ala sinistra e il centro dello schieramento persiano, con lo stesso re Dario; quindi si volse ad attaccare di fianco e alle spalle la destra persiana (ove erano schierati i mercenarî greci e la cavalleria), che aveva già impegnato la lotta con la sinistra macedone, comandata da Parmenione. La ritirata dei mercenarî greci, presi fra due fronti, e la notizia della fuga di Dario, provocò lo sbandamento dei cavalieri persiani; e la vittoria dei Macedoni fu così sicura e intera. La sera stessa i Macedoni s'impadronivano del campo nemico, facendovi prigionieri la madre, la moglie e i figli di Dario.
La ricostruzione degli avvenimenti precedenti al giorno della battaglia risulta dalle conclusioni essenziali della maggior parte degli studî moderni. Il Beloch invece crede che Alessandro abbia avanzato fino a Myriandros quando ancora Dario teneva campo a Sochoi: in queste posizioni i due eserciti si sarebbero fronteggiati per alquanto tempo, non convenendo ai Macedoni attaccar battaglia in pianura; finché Dario, spinto dalla necessità di una battaglia decisiva prima dell'inverno avrebbe escogitato e rapidamente effettuato l'aggiramento delle posizioni di Alessandro. La ricostruzione del Beloch, benché non concordante, in alcuni punti, con i dati delle fonti ed esposta a varie obiezioni di natura strategica, spiega tuttavia l'abbandono - altrimenti inesplicabile - da parte di Dario delle sue posizioni in pianura: essa è seguita nell'esposizione dei fatti data nella v. alessandro magno.
Bibl.: A. Janke, Auf Alex. des Grossen Pfaden, Berlino 1904; id., in Klio, X (1910), p. 137 segg.; W. Dittberner, Issos, Berlino 1908; H. Delbrück, Gesch. der Kriegskunst, I, 3ª ed., Berlino 1920, p. 185 segg.; K. J. Beloch, Griechische Geschichte, 2ª ediz., III, i, Berlino 1922, p. 631 segg.; ii, ivi 1923, p. 354 segg.; J. Keil, Der Kampf um den Granikosübergang, ecc., in Mitth. Ver. Klass. Philol., Vienna 1924, I, p. 13 segg.; W. Judeich, in J. Kromayer, Antike Schlachtfelder, IV, Berlino 1929, p. 354 segg., con Kromayer-Veith, Schlachtenatlas, Griech. Abt., foglio 6, Lipsia 1929, carte 5 e 7.