NICOBARE, ISOLE (A. T., 93-94)
Gruppo d'isole nel Golfo del Bengala, comprese tra 7° e 9° di lat. N. Il canale dei Dieci Gradi le divide dalle isole Andamane, dalle quali le Nicobare dipendono politicamente. La loro superficie totale è di circa 6420 kmq.; di esse dodici sono abitate. La maggiore è Nicobar Grande, all'estremo sud, con una superficie di circa 852 kmq. La più settentrionale, Car Nicobar, con una superficie di 126 kmq., è la più densamente popolata. Nel 1931 il numero totale degli abitanti era di 9481. Alcune delle isole sono basse e coperte di formazioni coralline, ma Nicobar Grande ha colline che si elevano a 642 m. e fa sicuramente parte della catena montuosa sommersa che forma anche le isole Andamane. Vi sono molte rocce ignee e strati d'origine marina che possono risalire al tardo Cenozoico. Le acque dell'arcipelago sono battute da entrambi i monsoni (sud-ovest e nord-est) del Golfo del Bengala, i quali portano sulle isole tempeste e piogge. Talvolta le Nicobare hanno periodi di calma solo nei primi mesi dell'anno (prima di maggio) e in ottobre, cioè negl'intervalli fra i monsoni. Le precipitazioni annue oscillano da 2250 mm. a circa 4000 mm. e le temperature sono elevate, sicché con l'umidità dell'atmosfera il clima riesce malsano per gli Europei. Piante caratteristiche sono la palma del cocco e quella del betel. La fauna è rappresentata da testuggini, da una specie di grosso granchio, da insetti in gran numero e anche da un maiale che, parrebbe, fu importato ed è rinselvatichito. Le coltivazioni sono: cocco, tabacco e frutta. Il cocco è anche il principale oggetto di commercio. Le isole si trovano lungo un'antica rotta commerciale e Car Nicobar ha popolazione e civiltà miste. L'organizzazione sociale degl'indigeni è basata sul villaggio e il governo inglese amministra per mezzo dei suoi rappresentanti nelle isole Andamane.
Etnologia. - Gl'indigeni dell'Arcipelago delle Nicobare si possono riunire in due gruppi distinti: i Nicobaresi propriamente detti, genti di tipo indonesiano, mescolate a disparati elementi etnici, che abitano le coste di Nicobar Grande e le altre isole dell'arcipelago, e gli Shom-Pen accantonati nelle regioni interne di Nicobar Grande.
Per lungo tempo si credette che gli Shom-Pen fossero popolazioni negritiche simili a quelle delle isole Filippine, e soltanto verso la fine del secolo scorso, dopo le ricerche di F. A. De Roepstorff e di E. H. Man, si giunse alla loro sicura conoscenza. Essi sono individui di tipo indonesiano puro e sembrano rappresentare un residuo dell'antica popolazione dell'arcipelago, sfuggito, in virtù della sua posizione geografica, a contatti con altre genti. Si differenziano sotto determinati aspetti dai Nicobaresi propriamente detti e presenterebbero, secondo alcuni autori, affinità somatiche e culturali con gli abitanti dell'isola di Engano (costa occidentale di Sumatra).
Vivono generalmente in piccoli gruppi nella giungla e sulle colline, dove abitano in capanne rotonde costruite con rami e foglie, e poste su alti pali. Vestono assai succintamente con una fascia di scorza d'albero battuta, stretta alle reni. Non conoscono l'uso dell'arco, e la loro arma principale è costituita da una lancia di legno talvolta terminata da una punta metallica. Non sanno fabbricare la ceramica e usano singolari recipienti fatti di scorza d'albero. Non sono buoni agricoltori e si dedicano principalmente alla caccia. L'allevamento si limita a quello dei maiali e dei polli.
I Nicobaresi propriamente detti abitano in villaggi formati di capanne a pianta circolare costruite con canne di bambù e poste su pali alti fino a 3 m. Nell'interno di dette capanne si accede per mezzo di una botola aperta nell'impiantito. Vestono spesso con stoffe d'importazione: una fascia cinge le reni passando per l'inforcatura. Non esiste tra loro l'uso del tatuaggio, mentre invece è diffusa la deformazione della testa. I Nicobaresi conoscono la fabbricazione della ceramica, che viene impiegata per usi domestici accanto a recipienti fatti con noci di cocco. Usano lance dalla punta talvolta avvelenata, e una sorta di balestra. I Nicobaresi hanno buon senso artistico che si rivela in interessanti sculture di legno: sono buoni navigatori e affrontano il mare su imbarcazioni a bilanciere. Non è in uso la poligamia, ma vige ancora, in parte, il matriarcato. Credono negli spiriti maligni, per timore dei quali compiono, prima di accingersi a imprese importanti, riti speciali. Le cerimonie funebri vengono compiute con particolare solennità, avendo i Nicobaresi grande rispetto per i morti. I cadaveri sono sepolti insieme con uno speciale corredo funebre: dopo qualche tempo vengono esumati, esposti, indi nuovamente inumati.
Lingue. - Il Nicobarese comprende sei dialetti ben differenziati fra loru:1. Car Nicobar; 2. Chowra; 3. Teressa; 4. centrale; 5. meridionale; 6. Shom-Pen. F. Müller (in Grundriss der Sprachwissenschaft, IV, 1888, p. 28), considerava il nicobarese come una lingua del tutto isolata, ma studiosi moderni, e specialmente il padre W. Schmidt, poterono provare l'affinità dei nicobarese con le lingue mon-khmer e con tutte quelle della famiglia munda-polinesiaca o austro-asiatica. Secondo il padre Schmidt, il nicobarese ha una posizione intermedia fra le lingue austro-asiatiche e appartiene, insieme con il khasi (v.), con il wa, ecc., al gruppo centrale. Il Trombetti (in Elementi di Glottologia, Bologna 1922, p. 89 segg., e già prima in altri scritti), ha notato alcune concordanze fra il nicobarese e l'andamanese.
Storia. - L'arcipelago delle Nicobare rimaneva giuridicamente vacante fino alla seconda metà del sec. XIX, nonostante effimeri tentativi di colonizzazione fattivi dalla Danimarca una prima volta verso la metà del Settecento e una seconda nel 1846. Nel 1869 l'Inghilterra, la quale un decennio prima (1858) aveva occupato definitivamente l'arcipelago delle Andamane, situato nello stesso Golfo del Bengala a sole 75 miglia al nord di esse, prendeva formalmente possesso delle Nicobare; riunendo i due gruppi insulari in un'unica provincia dell'impero indiano ("Isole Andaman e Nicobar" con capoluogo Port Blair).
Bibl.: F. A. De Roepstorff, A dictionary of the Nancowry dialects of the Nicobarese language, Calcutta 1884; id., The Nicobar Islands, in Journ. Asiatic Soc. of Bengal., 1876; id., The Inland Tribe of Great Nicobar, in Geogr. Magaz., 1878; E. H. Man, A dictionary of the Central Nicobarese language, Londra 1889; id., A brief account of the Nicobar Islanders, in Journal of the Anthropological Institute, Londra 1886; P. W. Schmidt, Die Mon-Khmer Völker, Brunswick 1906, p. 10 segg.; A. Trombetti, Elementi di glottologia, Bologna 1922, p. 89 segg., par. 115.