MARIANNE, Isole (XXII, p. 314)
Già sotto mandato giapponese all'inizio della seconda Guerra mondiale, queste isole divennero, allo scoppio delle ostilità, insieme con le Caroline, le Marshall e le Palau, preziose basi per l'offensiva nipponica verso il sud. L'unica isola dell'arcipelago delle Marianne occupata dagli Americani, la base aereo-navale di Guam, cadde immediatamente in mano delle forze giapponesi (12 dicembre 1941).
L'allineamento delle isole Bonin e delle Marianne ha importanza strategica formando una catena che si estende fino a 1300 miglia a sud di Tōkyō; quelle isole offrono aeroporti e punti di appoggio navale. L'arcipelago delle Marianne era la zona focale delle linee di comunicazioni aeree fra l'impero nipponico e l'Oceania; infatti il possesso di quelle isole consentiva al Giappone di trasferire velivoli in volo dalle basi aeree metropolitane a quelle negli arcipelaghi Caroline e Marshall, nelle isole Palau e nelle Filippine. Le basi aeree insulari assicuravano al traffico navale nipponico la continuità della protezione aerea. Per converso gli Stati Uniti avevano grande interesse a conquistare le isole Marianne, per tagliare le comunicazioni aeree e navali del nemico, togliergli la base di Saipan e rioccupare Guam, così da poter disporre di basi avanzate, allo scopo di portare l'attacco contro la zona vitale del territorio nipponico.
Nella primavera del 1944 gli Americani, avendo occupato le isole Gilbert e le Marshall, furono in grado di neutralizzare le basi giapponesi aeree e navali di Truk e dell'arcipelago Bismarck, nonché le basi aeree di Wake e Marcus; perciò l'alto comando americano del Pacifico progettò il piano d'attacco contro le Marianne. Le forze aeree, navali e terrestri destinate a quella impresa furono concentrate a Majuro, nelle isole Marshall, e poi nell'isola di Eniwetok distante un migliaio di miglia da Saipan. La prima fase delle operazioni contro le Marianne consisté nella conquista del dominio dell'aria: le 16 navi portaerei della Task Force 58, al comando dell'ammiraglio Mitscher, cominciarono il 12 giugno 1944 i bombardamenti sulle isole di Guam, Rota, Saipan, Tinian e Pagan; dal 14 giugno per impedire i rinforzi aerei e il traffico navale fra il Giappone e le Marianne, gli attacchi furono estesi alle isole Bonin. I risultati conseguiti furono stimati sufficienti per iniziare il 15 giugno l'attacco diretto contro Saipan. L'occupazione delle Marianne costituiva una minaccia gravissima per il Giappone, in quanto comprometteva tutto il sistema delle comunicazioni nel Pacifico, perciò la flotta nipponica tentò di contrastare l'operazione anfibia con estrema risolutezza; ne risultò il 19-20 giugno la grande battaglia del mare delle Filippine. La vittoria aero-navale consentì alle forze americane di passare alla terza fase delle operazioni contro le Marianne, concentrando le offese aeree e navali contro Saipan. Alla conquista di quell'isola seguì l'invasione di Guam (21 luglio-10 agosto 1944) e contemporaneamente quella di Tinian (24 luglio-10 agosto). In sintesì la campagna delle isole Marianne ebbe la durata di circa due mesi: gli Stati Uniti impiegarono in quell'impresa circa 600 unità navali fra navi da guerra, navi da trasporto e da rifornimento, oltre 2000 velivoli e trecentomila uomini. La perdita delle Marianne costituì un colpo decisivo per la situazione strategica del Giappone (v. anche: filippine; guam; saipan, in questa App.).
Dopo la conclusione del conflitto, basandosi sulla dichiarazione del Cairo, del 1943, per la quale gli ex-mandati non dovevano essere restituiti al Giappone, gli Stati Uniti chiedevano nel 1946 che ad essi fosse concessa l'amministrazione fiduciaria delle isole. Tale richiesta veniva soddisfatta il 3 aprile 1947 dal Consiglio di Sicurezza delle N. U., previa definizione come zona di interesse strategico.