MARIANNE, Isole (sp. Marianas; A. T., 162-163 e 164-165)
Arcipelago formato da un festone di isole disposte lungo il 145° E., fra 20° e 14° di lat. N. Le isole principali sono dodici, delle quali Guam (v.) è la maggiore.
Questo arcipelago fu scoperto da F. Magellano nel 1521 durante la sua traversata del Pacifico: ed ebbe da lui il nome di Arcipelago dei Ladroni, perché, come narra l'italiano A. Pigafetta, le popolazioni di quelle isole tentarono di portar via, con incredibile abilità, persino i battelli delle sue navi. Il nome di Isole delle Vele latine invece fu loro dato dagli Spagnoli per la forma della velatura di cui quelle popolazioni si servivano. Visitate successivamente da altre spedizioni spagnole (A. Saavedra e R. Villalobos) furono dichiarate possessi di Spagna nel 1565 da quella spedizione di M. López de Legazpi, che prese anche possesso delle Filippine. Il nome di Marianne venne loro dato nel 1668 dagli Spagnoli in onore di Maria Anna d'Asburgo, vedova del re Filippo IV e reggente in nome del minorenne Carlo II, che favorì i missionarî gesuiti ivi sbarcati nel 1672. Furono visitate dagl'Inglesi lord G. Anson (1642), Byron (1765) e Samuel Wallis (1769). Non vi fu occupazione permanente fino alla seconda metà del sec. XVII; né l'occupazione fu continua, ché il debole presidio inviato dalle Filippine fu più d'una volta sopraffatto dagl'indigeni, insofferenti della dominazione spagnola. Quasi metà della popolazione indigena - i Chamorro (circa 50.000 persone) - perì durante la resistenza agli Spagnoli o fuggì nelle Caroline. Nel 1760, in seguito alle epidemie, solo 1654 indigeni rimanevano nell'arcipelago; perciò gli Spagnoli vi introdussero molti indigeni dalle Caroline. Durante la guerra ispano-americana della fine del sec. XIX, l'armata degli Stati Uniti s'impadronì dell'isola di Guam, la più meridionale dell'arcipelago; gli Americani ne fecero una formidabile base navale, caposaldo della loro politica marinara, quando col trattato del dicembre 1898 furono definitivamente liquidate le questioni con la Spagna. Le rimanenti isole, in seguito al trattato dell'ottobre 1899, furono dalla Spagna cedute alla Germania (dietro pagamento d'una indennità di 837.500 sterline) insieme con le Caroline e altre isole, sulle quali la Spagna vantava diritti; dopo che, per mediazione di Leone XIII, fu riconosciuta la priorità dei diritti spagnoli in opposizione alle pretese tedesche. Durante la guerra mondiale i Tedeschi furono scacciati da tutti i loro possedimenti nell'Oceano Pacifico, e le Marianne (eccettuata Guam di cui si è detto) furono poste sotto mandato del Giappone, che già aveva in parte popolate queste isole.
Le isole rappresentano un arco montuoso sommerso, collegato con il ripiegamento delle Filippine, distanti 2000 km.: vi si osservano quasi tutti gli stadî di formazione di un'isoletta corallina intorno a un picco vulcanico. Il gruppo meridionale di esse, che comprende anche l'isola di Guam, contiene tutte le maggiori isole dell'arcipelago. Di queste, Rota (Zarpana), misura 114 kmq. di superficie e conta 300 ab.; Agiguan,. formata da un piccolo vulcano estinto, è disabitata. Tinian, anch'essa quasi deserta, ha una superficie di 130 kmq. e accoglie un interessante avanzo dell'originaria civiltà del Pacifico, la "Casa di Taga": una doppia fila di 12 monoliti alti m. 4,50 e sormontati da dischi di pietra larghi 2 metri, rassomiglianti a un rozzo capitello di un colonnato primitivo. Saipan, circa 200 km. a nord di Guam, misura 450 m. d'altezza, 28 km. di lunghezza e 16 di larghezza, con un'area di 186 kmq.: la cittadina di Garapan, centro dell'amministrazione giapponese, conta 1200 ab., costituiti, all'infuori dei Giapponesi, da due gruppi distinti: i Chamorro e un più numeroso nucleo di indigeni delle Caroline, che ebbero dagli Spagnoli il permesso di stabilirvisi.
Le isole del gruppo settentrionale sono tutte piccole e quasi disabitate. Anatahan ha un'area di 40 kmq. ed è probabilmente formata da un vulcano in riposo. Guguan e Alamagan sono pure di natura vulcanica: il cratere del primo, che misura 706 m. di altezza, è ancora attivo. Pagan consiste di due montagne unite da un basso istmo; in essa si trovano tre vulcani, uno dei quali in riposo. Metà della sua superficie (100 kmq.) è atta alle coltivazioni. Nell'isola di Agrigan, sebbene assai piccola (32 kmq. di superficie e 9 km. di lunghezza), s'innalzano due picchi montuosi alti circa 700 m. Vi si erano diffuse molte coltivazioni su campi-terrazzati, proprietà dei Chamorro, che furono poi cacciati dagli Spagnoli. L'isola di Assongsong (corruzione dello spagnuolo Asunción), la più alta del gruppo, è un cono quasi perfetto con cratere, alto circa 900 metri, la cima più elevata dell'arcipelago. Era nel 1819 in fase solfatarica. La piccola isola di Uracas consiste dei residui d'un cratere vulcanico; l'isola più settentrionale, Farallón de Pájaros, è formata da un vulcano attivo alto 400 m. I terremoti sono frequenti nell'arcipelago e le sorgenti calde numerose, specialmente nel gruppo meridionale. Nel complesso le isole a N. del 16° parallelo sono formate quasi interamente di lave vulcaniche, mentre in quelle meridionali il calcare corallino ha ricoperto lo zoccolo vulcanico fin quasi alle vette.
Il clima è regolato dall'aliseo di N. e NE. che soffia da ottobre a maggio, la stagione più asciutta. La pioggia cade massimamente durante l'estate, cioè da giugno a settembre, periodo in cui prevale il vento di SO. Dove il terreno non è poroso (calcare corallino, ceneri vulcaniche) i corsi d'acqua, per quanto brevi, sono numerosi.
La flora nella sua costituzione presenta delle affinità con quella del grande arcipelago indomalese e specialmente dalle Filippine.
Nelle pianure la vegetazione originaria è stata in gran parte distrutta e sostituita dalle piante usate nel Pacifico: il cocco, l'albero del pane, ecc. Le numerose alture sono coperte di bosco, mentre le località più aride sono invece occupate dalle savane. Nelle valli si trovano numerose specie di convolvoli e di palme, più in alto crescono le casuarine, il cipresso e le Acacie.
La fauna è assai povera come in genere quella delle isole della Micronesia. Scarsissimi i Mammiferi, rappresentati da qualche pipistrello (dagli Spagnoli fu introdotto un cervo, Cervus marianus) mentre gli Uccelli vi hanno maggiore sviluppo con varie specie di Passeriformi, di Rapaci, di Ardee, Colombiformi, ecc. I Rettili annoverano qualche specie del gruppo dei Scincoidi e dei Geckonidi. Fra i Molluschi terrestri ricorderemo rappresentanti del gruppo degli Elicidi, Pupidi, Succinidi, e, tra gli Insetti, varî Lepidotteri delle famiglie dei Ninfalidi, Sfingidi, Coleotteri dei gruppi dei Lucanidi, Coccinelidi, Buprestidi, Tenebrionidi, Curculionidi, Imenotteri, Vespiformi.
Nel 1924 la popolazione delle Marianne, esclusa Guam, era formata da 3492 Giapponesi, 2526 Chamorro e Tagali e da 777 individui di altri gruppi, provenienti specialmente dalle Caroline e da Samoa. Vi si coltivano canna da zucchero, cotone, tabacco, cacao e manioca; la copra è il solo prodotto esportato in quantità notevole.
Etnologia. - I Chamorro andavano, almeno gli uomini, completamente nudi; anche la testa era rasata a eccezione di una piccola treccia sul vertice. Le donne portavano dei tessuti di corteccia o di filamenti di radici, ornavano con fiori i loro capelli schiariti artificialmente e annerivano i denti con succhi di piante. Il loro cibo consisteva in noci di cocco, canna da zucchero, riso, frutti dell'albero del pane, pesci e alcune radici; gli animali domestici vi furono importati più tardi dagli Spagnoli. La pesca era praticata con grandi reti munite di pesi, o anche con pesci adescatori. Ai tempi della scoperta vi era già conosciuta la masticazione del betel e si faceva uso di una bevanda inebbriante data dalla fermentazione del riso. Era conosciuta la ceramica e i lavori d'intrecciatura fornivano le stuoie, i panieri e le pareti interne ed esterne delle abitazioni.
Imbarcazioni munite di vele triangolari fatte di stuoie e di foglie intrecciate rendevano possibili i viaggi da un'isola all'altra. I nobili abitavano case su palafitte, ben costruite, con tetto a spioventi, il cui interno era diviso da pareti a stuoia, mentre i più poveri vivevano sotto tettoie a livello di terra. La preparazione delle vivande aveva luogo in "capanne da cucina" e gli scapoli vivevano riuniti in proprie case collettive. I resti delle abitazioni di pietra conservati a Tinian (v. sopra) e in altre isole sono interpretati dagli esploratori in varî modi, ma l'origine è oscura.
Il materiale per gli arnesi era fornito dal legno, dalla pietra e dalle conchiglie, e ancor oggi si trovano occasionalmente nella foresta dei mortai di basalto, che vengono considerati come opera degli anite (spiriti). I singoli villaggi guerreggiavano frequentemente fra loro e in queste battaglie, nelle quali adoperavano lance e fionde, tendevano a sopraffare il nemico con l'inganno. La punta d'osso della lancia, provvista d'uncino, era fatta spesso con ossa lunghe umane. Per ragioni economiche la poligafia era riservata alle classi nobili. Numerose erano le tracce del matriarcato: le ragazze nubili possedevano una piena libertà sessuale, mentre la donna godeva nella famiglia una posizione molto rispettata.
I morti venivano generalmente sepolti in vicinanza delle case, i loro teschi erano collocati in panieri e conservati in casa e si attribuivano a essi poteri magici. Ma gl'indigeni sono già da molto tempo convertiti al cristianesimo, e la loro mitologia e le tradizioni religiose originarie sono poco conosciute.
Bibl.: C. Le Gobien, Histoire des Îles Mariannes, Parigi 1701; G. Fritz, Die Chamorro, in Ethnologisches Notizblatt, III, Berlino 1904, p. 25 seg.; H. Seidel, Saipan, in Globus, 1904; P. S. Allen, Handbook of Pacific Isles, Sydney 1921; W. H. Hobbs, Cruises along Byways of the Pacific, Boston 1923; Mandate Report on Japanese Islands, Ginevra 1925.