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MARCHESI, Isole

di Griffith TAYLOR - Iliehard DANGEL - Richard DANGEL - - Enciclopedia Italiana (1934)
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MARCHESI, Isole (Marquises: A. T., 162-163 e 164-165)

Griffith TAYLOR
Iliehard DANGEL
Richard DANGEL

Gruppo di dieci isole situate nel centro dell'Oceano Pacifico a circa 10° S. e 140° O., circa 1500 km. a NO. delle Paumotu. Fanno parte degli Stabilimenti francesi dell'Oceania: la superficie complessiva è di 1274 kmq., la popolazione di 2283 ab. (cens. 1931). Le isole meridionali furono scoperte da A. Mendana nel luglio 1595 e da lui così chiamate in onore del marchese di Cañete che aveva aiutato la spedizione. Quelle settentrionali furono viste per la prima volta da J. Cook nel 1774. Vi sbarcavano in seguito dei missionari francesi e, anche per l'attività da essi svolta, le isole venivano cedute nel 1842 alla Francia. Sono formate quasi interamente da rocce vulcaniche, a eccezione dell'isola di Clark, all'estremo NO., che è costituita da un atollo. Una striscia di mare profondo le divide in due gruppi: a NO. il gruppo di Nukuhiva (o Nukahiva) con Ua Pou e Ua Huka, a SE. il gruppo di Hiva Oa con Tuhuata e Fatu Hiva. Nukuhìva è la maggiore, con una superficie di 482 kmq., mentre Hiva Oa ne misura 400. Tutte le altre isole presentano aree molto minori. Le rocce prevalenti sono basalti e tufi: in Nukuhiva si trova anche del gabbro. Non vi sono vulcani attivi, né gli antichi crateri hanno resistito all'erosione: numerose invece sono le sorgenti calde.

Nukuhiva, di forma rettangolare, misura 20 km. da E. a O. Le sue coste, come nelle altre isole, sono assai ripide: quelle orientali, inoltre, presentano baie profonde. Il fiume più lungo, il Taipi Wai, sbocca nel mare pochi chilometri a E. di Taiohae, il centro più importante. Nell'interno si elevano strette catene montuose convergenti nel piccolo altipiano di Towii alto circa 900 m.; la cima più alta dell'isola tocca i 1185 m.

Hiva Oa misura circa 32 km. di lunghezza per 10 di larghezza; la sua catena montuosa centrale raggiunge i 1070 m. Atuona (500 ab.), villaggio sulla costa meridionale, è sede dell'amministrazione francese. Puamau, sulla costa orientale, conta anch'esso 500 ab. L'isola di Ua Pou raggiunge circa 1200 m. e per la sua natura troppo aspra è poco abitata. Nell'isola di Tahuata si trovano due piccoli centri: Vai Tahu e Hapatone, ciascuno con 120 ab. Quattro minori isolotti mno disabitati del tutto.

La pioggia è assai maggiore sulle coste orientali che non su quelle occidentali, trovandosi le isole sul passaggio degli alisei di SE. che soffiano specialmente da aprile a ottobre: perciò anche la vegetazione forestale è più abbondante sulle coste orientali. La pioggia cade in massima parte fra gennaio e luglio: la temperatura, per la vicinanza all'equatore, si mantiene tutto l'anno fra i 21° e 32°. La flora e la fauna sono simili a quelle delle altre isole polinesiane. Nella fauna indigena mancano i Mammiferi: scarsi sono gli Uccelli e i Rettili: vi si incontrano 7 specie di lucertole, importate forse nelle isole nelle canoe dei primi coloni. Un colombo selvatico, il Serresius, è esclusivo delle isole. La povertà biologica di queste si spiega agevolmente con la loro posizione isolata.

Oltre alla popolazione indigena, vivono nell'arcipelago circa 120 Bianchi, insediatí in gran parte in Atuona e in Taiohae. La sola industria di qualche importanza è oggi la preparazione del copra: in passato venivano coltivati abbondantemente anche il cotone e la vainiglia. Dei vapori fanno servizio tra le varie isole del gruppo e le Paumotu e mensilmente un vapore francese collega Taiohae a Panamá.

Etnologa. - Gl'indigeni hanno interamente abbandonata l'antica cultura polinesiana, e vivono, indolenti e indifferenti alla loro rapida decadenza, consumando cibi conservati in scatola e vestendo abiti europei. Le vesti erano fatte, una volta, di tapa (v.); gli uomini portavano un copripudende, le donne un pezzo di stoffa intorno ai fianchi, e, in occasione di feste, si adornavano di mantelli (kahu). L'uso di ornamenti era molto sviluppato, e più di tutto erano stimati quelli formati da penne rosse d'uccelli (fasce frontali), denti di capodoglio (bastoncini per le orecchie) e capelli umani, specialmente di vecchi. Gli ornamenti di fiori erano limitati alle donne. Il tatuaggio, in origine privilegio delle famiglie nobili e di alcuni preti (tuhuna), aveva raggiunto poi un livello come forse in nessun altro luogo della terra; ogni parte del corpo, perfino le palpebre, le labbra, le gengive e il cranio, che veniva rasato completamente a eccezione di due ciuffi di capelli, erano coperti di bei disegni. Le donne erano tatuate raramente. Prevalentemente vegetariani, questi isolani vivevano soprattutto di frutti dell'albero del pane e del cocco; uccidevano maiali solo in occasione di banchetti festivi; il consumo della cava (v.) era riservato agli uomini; la pesca si esercitava con reti, arponi, armi, piccoli archi e veleni. Per la navigazione si usavano zattere di canne di bambù e imbarcazioni scavate in un tronco d'albero, con bilancere e vela triangolare di stuoia. L'abitazione era situata su un basamento di pietra e possedeva un tetto a spioventi molto inclinato, che dietro arrivava fino a terra e davanti era sostenuto da una serie di pali; abitazioni su palafitte servivano come case speciali per uomini, e nella piazza principale del villaggio era situata la casa per le feste su una terrazza di pietre, che conteneva anche una costruzione di pietre in forma di altare, utilizzata per i sacrifici umani. Il sacrario centrale di tutta una valle o tribù era il meae, cioè il luogo di sepoltura degli alti sacerdoti e dei capi, sul quale avevano luogo le cerimonie politiche e religiose più importanti, spesso accompagnate da sacrifici umani. Adoperavano la fionda, la lancia, il giavellotto, la clava, la mezza (con figure intagliate), e si costruivano fortificazioni. La testa tagliata del nemico era portata come trofeo e talismano.

Le condizioni sociali somigliavano a quelle dei Tahitiani; la popolazione era divisa in un certo numero di tribù o clan; i nobili o capi avevano una posizione molto elevata, e fra gli alti sacerdoti c'era la classe dei maestri di tatuaggio (tuhuna). Esisteva un'associazione di giovani nobili detta dei "kaioi" (cfr. gli "arioi" a Tahiti), a cui corrispondeva un'altra associazione di fanciulle; le due associazioni potevano darsi con piena indipendenza all'amore libero. I kaioi formavano una specie di truppa di difesa del capo e si dedicavano soprattutto alla caccia delle vittime per i sacrifici, ordinata da quello o dagli alti sacerdoti; le vittime erano poi offerte agli dei o consumate. I morti venivano esposti e seccati al sole, così che diventavano come mummie; il cranio veniva qualche volta conservato in casa, oppure (per i capi e sacerdoti) messo sul lastricato del meae o sui rami degli alberi vicini. I lavori d'intaglio e di scultura appaiono veramente degni d'ammirazione (figure di antenati: "tiki"). Una ricca mitologia pervade le storie, le genealogie (risalenti fino al 15° antenato); nei canti festivi come aiuto mnemonico si usavano cordicelle con nodi.

La popolazione indigena è andata diminuendo rapidamente: era di 20.200 ab. nel 1842, 12.500 nel 1856, 3800 nel 1897, 2300 nel 1924.

Bibl.: K. von den Steinen, Reise nach d. Marquesas-Inseln, in Verh. d. Ges. f. Erdk. zu Berlin, XXV, Berlino 1898; F.W. Christian, Eastern Pacific Lands, Londra 1910; E. C. Handy, Native Culture in the Marquesas, Honolulu 1923; K. von den Steinen, Die Marques. u. ihre Kunst, voll. 2, Berlino 1925-28.

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Vocabolario
marcheṡato
marchesato marcheṡato s. m. [der. di marchese1]. – 1. La regione sulla quale anticamente un marchese esercitava i suoi diritti: il m. di Mantova. 2. Grado e titolo nobiliare di marchese: concedere, ottenere il marchesato. 3. scherz., non...
marchéṡa
marchesa marchéṡa s. f. [femm. di marchese1]. – 1. Signora di un marchesato, o moglie di un nobile che ha il titolo di marchese. 2. Anello di forma allungata, a doppia ogiva, che copre tutta la falange (chiamato anche marchesana o, col...
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