Vedi EOLIE, Isole dell'anno: 1960 - 1973 - 1994
EOLIE, Isole (v. vol. iii, p. 349)
Gli scavi delle Isole E. e la sistemazione del Museo Eoliano hanno progredito ininterrottamente e hanno avuto anzi una forte ripresa a partire dal 1953 sicché si è giunti, a Lipari, ad una sistemazione definitiva di una vasta porzione dell'area archeologica del castello, della quale era stato iniziato lo scavo fin dal 1950.
Mentre nella parte S dell'area esplorata (v. vol. iii, fig. 427, p. 351) si erano messe in luce soprattutto capanne dell'età detta di Capo Graziano (1800? - 1400 a. C.) a cui si sovrapponevano altre capanne dell'età detta del Milazzese (1400-1270 a. C.), nella parte N, ora sistemata, ad esse si sovrappongono resti, assai ben conservati, di capanne dell'Ausonio I (fra cui una, la β IV che sembra fosse a thòlos con ampio dròmos di ingresso) e dell'Ausonio II. Di questa età poté essere ricostruita l'intera planimetria di una grandiosa capanna (α II) misurante m 7 × 15 e costruita con una struttura portante di montanti lignei, reggenti a coppie le capriate del tetto e con una semplice tamponatura in muratura di pietrame.
Il proseguimento degli scavi in questa zona, oltre a portare cospicui materiali nuovi al Museo Eoliano, ha consentito di riconoscere l'esistenza di uno strato di distruzione violenta che segna la fine dell'Ausonio I e meglio lo distingue dal successivo Ausonio II. La facies subappenninica dell'Ausonio I era però in via di rapida trasformazione al momento della distruzione risentendo già influenze protovillanoviane provenienti dalla penisola italiana. Sia nei livelli dell'Ausonio I che in quelli dell'Ausonio II si raccolsero scarsi frammenti di ceramica micenea (Miceneo iii C i e C 2) dimostranti il perdurare di almeno sporadici contatti con l'Egeo.
Nei livelli dell'Ausonio II si raccolse anche abbondante ceramica nuragica sarda.
Per quanto riguarda l'età greca, il rinvenimento di gran lunga più significativo fu quello di un enorme bòthros votivo, probabilmente sacro ad Eolo, a forma di cisterna fusiforme con diametro di circa m 4 e profondità di circa m 7 che doveva avere una bocca a guisa di vera da pozzo chiusa con un coperchio in pietra sormontato da un leone sdraiato. Vi si rinvennero innumerevoli frammenti di ceramiche della seconda metà del VI e della prima metà del V sec. a. C., fra cui quelli di un pregevole deinos attico a figure nere, attribuibile alla cerchia del Pittore di Antimenes.
Si poté anche datare con maggior precisione l'impianto urbano a cardines e decumani perpendicolari, che non è certo anteriore alla ricostruzione della città dopo la distruzione del 251 a. C. ed è forse alquanto posteriore ad essa (forse metà II sec. a. C.).
Nella contrada Diana si raccolsero indizî di una necropoli a incinerazione dell'età di Capo Graziano, che troverebbe confronti in quella maltese, che si sovrappone alle rovine del tempio megalitico di Tarxien (Tarxien cemetery), e si scavarono numerose altre tombe di età greca e romana, con vasi dipinti, terrecotte di argomento teatrale, iscrizioni, ecc.
Bibl.: L. Bernabò-Brea - M. Cavalier, Scavi in Sicilia, I, Lipari, Zona archeologica del Castello, in Boll. d'Arte, 1965, nn. 3-4, p. 202.
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