COLON, Isole (o Galápagos; A. T., 153-154)
Gruppo di isole del Pacifico di fronte alla costa dell'Ecuador, cui appartengono. S. Cristóbal, la più orientale, dista dalla costa ecuadoriana circa 900 km. Sono comprese press'a poco tra 890 e 920 di long. O., e Isabella, la più grande, nella sua parte settentrionale è attraversata dalla linea equatoriale. Chiamate ufficialmente isole Colón dal 1892, quarto centenario della scoperta dell'America, in onore di Cristoforo Colombo, sono più comunemente note col nome di Galápagos, cioè isole delle tartarughe (sp. galápago "tartaruga"), che un tempo erano numerosissime. Il gruppo è formato da quindici isole maggiori (Isabella o Albemarle, 4278 kmq.; S. Cruz o Indefatigable, 1023 kmq.; Fernandina o Narborough, 651 kmq.; Santiago o James, 574 kmq.; S. Cristóbal o Chatham, 434 kmq; Floreana o Charles, 140 kmq.; Pinta o Abingdon, Marchena o Bindloe, Genovesa o Tower, ecc.) e da una quarantina d'isolette e di scogli, ed ha complessivamente una superficie di 7430 kmq.
Qualche eruzione svelò forse agli antichi Peruviani l'esistenza delle isole Colón. Una loro leggenda narra infatti che l'Inca Tupac-Yupangui avrebbe scoperto dinanzi alle coste peruviane due isole, chiamate l'una Hauachumbi, l'altra Ninachumbi. Un vescovo spagnolo scoprì le isole Colón nel 1535, mentre si recava da Panamá al Perù, e ne determinò la posizione. Ma la notizia non si diffuse, ed anzi quasi subito si perdette il ricordo della scoperta. Furono nuovamente scoperte nel 1546 da un certo Rivadeneira, che le chiamò Islas Encantadas. Servirono per lungo tempo di rifugio a bucanieri e a pirati, e fino al principio del sec. XVIII, per questa ragione, vennero sempre evitate con cura dalle navi. Furono poi frequentate per qualche tempo da balenieri; nel 1793 vennero riconosciute ufficialmente da Alonso de Torres, per ordine del viceré del Perù, ma restarono disabitate. Durante la guerra dell'indipendenza sudamericana servirono di rifugio ad alcuni corsari argentini.
Nel 1832 ne prese possesso, in nome dell'Ecuador, il colonnello Ignacio Hernández, che stabilì a Floreana una colonia composta di ottanta soldati-coloni, la quale fiorì fino a quando il governo ecuadoriano vi costituì una colonia penale. Per mancanza di disciplina cominciarono disordini e ribellioni, e in breve le isole rimasero disabitate.
Lo zoccolo su cui poggia l'arcipelago sembra essere la prosecuzione della dorsale sottomarina che dall'America Centrale (Costa Rica) si dirige verso sud-sud-ovest e che emerge con le isole Cocos. Comunque, da ogni parte, a non grande distanza dalle isole più esterne si hanno profondità superiori ai 2000 metri.
Le isole Colón, come dimostrano fra l'altro la loro fauna e la loro flora, del tutto caratteristiche, sono state separate dal continente da tempi geologici remotissimi. Sono composte completamente da rocce di natura vulcanica, come ossidiane, basalti, doleriti, palagoniti, lave recenti. L'attività vulcanica è continuata in tempi moderni soltanto nella parte occidentale del gruppo, cioè nelle isole Isabella, Fernaudina e San Salvador. In Isabella, nella parte settentrionale, un vulcano ebbe una forte eruzione nel 1844, ma nel 1846 era già in perfetta calma. In Fernandina vi fu un'eruzione nel 1814; in San Salvador nel 1897. I crateri che crivellano queste isole sono in numero assai grande; la maggiore elevazione si riscontra in Isabella (1433 m.), che si compone di due parti montuose riunite da un breve istmo piatto, l'istmo di Perry; S. Cruz si eleva a 1150 m., Fernandina a 1134 m., S. Cristóbal a 759 m., Santiago a 518 m., Pinta a 595 m., Marchena a 244 m., Floreana a 543 metri.
Il clima è sano e assai meno caldo di quello che comporterebbe la latitudine del gruppo, perché questo è rasentato da un braccio della fredda corrente di Humboldt e soggetto agli alisei di SE. Ad O. di Isabella il Wolf trovò che la temperatura delle acque del mare era di 210, e la velocità della corrente superiore ai 4600 m. all'ora.
Al livello del mare si ha una temperatura media annua di 220; verso i 400 m. si scende già a 120; le Colón, insomma, hanno lo stesso clima che avrebbero se fossero situate a 2000 km. dall'equatore.
Le piogge sono molto scarse nelle parti basse, dove pertanto le rocce, pur essendo prive, in gran parte, di vegetazione, sono state poco modificate dagli agenti atmosferici. La zona arida giunge fino ai 200 m. circa; più in alto, essendo maggiore l'umidità, comincia una flora di cactacee e di licheni, che trapassa poi in una zona a bosco rado, e quindi in una zona a foresta fitta. Sono assai frequenti le nebbie (garuas).
Dai fianchi delle montagne scendono rari brevissimi ruscelli, le cui acque sono quasi subito assorbite dalle lave porose.
Vegetazione. - L'azione dell'aliseo di SE. dominante costantemente l'arcipelago, vi mantiene un clima abbastanza asciutto da escluderne le palme. Tuttavia, quantunque sulla costa piova raramente, lo strato di nubi che si condensa in contatto coi pendii montani scende per lo più abbastanza in basso cosi da consentire la formazione d'un cingolo di vegetazione forestale a cominciare da 325 m. s. m. La vegetazione della zona inferiore è rappresentata da una bassa boscaglia, scarsa di fogliame (specialmente di Ramnacee e simarubacee) e disseminata di Cactee (Opuntia galapagea), Euforbiacee (Euphorbia viminea) e Mimosee (Acacia). Anche la vegetazione della zona forestale, del resto, costituita soprattutto di Composite (Scalesia, Macraea, Lecocarpus), Rubiacee (Psychotria) e Mimosee non indigene, si mantiene bassa (in media 7 m.), quantunque, grazie all'umidità dell'aria che in questa zona è permanente, numerose specie di liane (Passiflora, Ipomaea), di Graminacee (Amphochaete), di Felci arboree e frequenti epifite e parassite (Epidendrum, Viscum), ne facciano talora un viluppo difficilmente penetrabile.
L'Andersson enumera per la flora di queste isole 337 specie di piante fanerogame, delle quali 183 endemiche; le pteridofite contano, da sole, 31 specie. Fra le piante che si devono ritenere immigrate dal continente americano sono particolarmente rappresentate quelle che appartengono a famiglie munite di semi capaci di conservare lungamente la germinabilità, quali le Leguminose e le Solanacee. Le specie endemiche si distribuiscono specialmente fra le famiglie delle Composite (31), Euforbiacee (22), Amarantacee (16), Graminacee (15), Borraginacee (15), Rubiacee (13), Leguminose (11), Ciperacee (6), Convolvulacee (5); le felci indigene sono 18. I generi endemici dei quali l'autonomia è incontestabile ammontano a 10, tutti monotipi, ad eccezione di due (Scalesia, Galapagea), e appartengono in maggioranza (6) alle composite. Degli altri, 2 sono Graminacee, 1 è una Cariofillea, e 1 una Borraginea. Nei riguardi delle specie endemiche è notevole il fatto che più di metà (123) sono state trovate in una sola isola e precisamente 42 in S. Maria,28 in S. Cristóbal, 24 in San salvador, 19 in Isabella, 10 in Santa Cruz. L'analogia nella composizione del terreno vulcanico e la notevole elevazione sul livello del mare si ripetono in tutte le isole ed in esse le formazioni vegetali similari sono composte da specie costitutive; così in tutte e 5 le isole il genere Scalesia forma caratteristiche boscaglie, composte però in ciascuna di esse da una o due specie particolari. Si aggiunga ancora che, nel caso in cui specie endemiche s'incontrano in due o tre isole, la loro distribuzione dimostra che esse si sono diffuse per mezzo delle correnti marine, e precisamente dall'est all'ovest e non inversamente. È precisamente la via per la quale anche le specie continentali comuni all'arcipelago sembrano avere raggiunto le loro stazioni insulari. Se si tien conto anche del fatto che, nelle singole isole, molte specie endemiche occupano stazioni isolate e che esse sono rappresentate da un numero limitato d'individui, non si può a meno dal rilevare che, nell'arcipelago delle Colón, come del resto in altri arcipelaghi noti per fatti analoghi (p. es. nell'arcipelago delle Canarie), il fenomeno dell'endemismo assume, oltre a un'accentuazione singolare, anche diversi gradi d'intensità che, considerati in rapporto con la distribuzione delle dette specie, forniscono documenti di notevole importanza per lo studio generale dell'evoluzione delle specie.
Fauna. - La fauna delle isole Colón è interessantissima ed ha sollevato molte discussioni tra i zoogeografi. Scarsi sono i mammiferi; oltre a quelli sicuramente importati dall'uomo e che vivono domestici o inselvatichiti, notiamo un pipistrello del genere Atalapha e quattro topi particolari appartenenti al gen. Oryzomys, diffuso nell'America del Sud. Di circa un centinaio di specie d'uccelli presenti nelle isole, i tre quarti sono proprie; generi delle Colón sono Certhidea, Geospiza, Cactornis e Camarhynchus. Le testuggini gigantesche, abbondantissime fino alla fine del sec. XVII, sono oggi in gran parte scomparse; ne esistono tuttavia sei specie delle quali ciascuna vive in una sola isola. Fra i rettili si notano ancora 14 specie di lucertole e due di serpenti. Delle lucertole tre specie, di cui due proprie dell'arcipelago ed una comune con l'America del Sud, appartengono al genere Phyllodactylus; le altre sono ignanidi caratteristici: nove specie di Tropidurus, il Conolophus subcristatus e l'Amblyrhynchus cristatus, lungo più d'un metro e con abitudini semimarine. Gli anfibî mancano. I coleotteri sono di piccole dimensioni e non numerosi (circa 50): presentano una stretta localizzazione. D'una ventina di ortotteri, 15 sono endemici e in parte atteri o sub-atteri. La fauna malacologica è assaì specializzata: di 54 specie di molluschi terrestri ben 34 appartengono al genere Bulimulus e costituiscono il sottogenere Naesiotus proprio delle Colón.
Attualmente la popolazione delle Colon è di circa 400 abitanti, che risiedono parte in S. Cristóbal e parte in Isabella; le altre isole sono disabitate. L'unico centro è Puerto Chico (in S. Cristóbal), con un discreto ancoraggio. I prodotti più notevoli dell'arcipelago sono: pelli, zolfo (Isabella), carne e gusci di tartaruga, pesci, soprattutto merluzzo, e l'orchilla, che fornisce una materia colorante assai apprezzata. Nei pressi delle Colón è frequente la balena, la caccia della quale è ben più facile che nei mari polari. La pesca, in genere, potrà avere un grande sviluppo in queste isole e potrà mantenervi una popolazione ben più numerosa dell'attuale.
L'importanza delle Colón è grandemente cresciuta dopo l'apertura del canale di Panamá, sia perché ne dominano l'imbocco meridionale, sia perché si presterebbero assai bene a divenire una base navale. Più volte, ma sempre invano, gli Stati Uniti hanno fatto offerte al governo ecuadoriano per comprare tutto l'arcipelago.
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