isole artificiali
ìsole artificiali locuz. sost. f. pl. – Le i. a., intese come prodotto dell’attività umana, hanno una storia molto antica testimoniata, per es., dalle isole di canne del Lago Titicaca, create come rifugio dalle popolazioni locali per sfuggire agli Incas. In tempi più recenti, la proliferazione di i. a. ha interessato soprattutto le aree con una forte densità di popolazione e con scarsa disponibilità di terra, come i Paesi Bassi o alcune realtà dell’Estremo Oriente (Giappone, Singapore, Hong Kong). Anche nel corso del primo decennio del 21° secolo, la necessità di espandere la presenza dell’uomo su porzioni di terreno ben maggiori di quelle naturalmente disponibili ha motivato la creazione di nuove i. a. o l’ampliamento di quelle già esistenti. Per esempio, nella parte orientale della città di Amsterdam nel 2002 è terminata la prima fase operativa di un progetto per la realizzazione di sei i. a. sul lago IJ destinate a fornire lo spazio necessario per un nuovo quartiere residenziale costituito da 18.000 nuclei abitativi per 45.000 abitanti, scuole e negozi, centri per il tempo libero, ristoranti, una spiaggia e un cimitero, che creeranno 12.000 posti di lavoro. Tra il 2003 e il 2007, è stata realizzata un’i. a. per consentire l’espansione dell’aeroporto internazionale che serve la regione giapponese del Kansai (nell’isola di Honsu); replicando quanto già fatto tra il 1987 e il 1994 per costruire il primo nucleo aeroportuale. Le medesime esigenze di maggiore efficienza e funzionalità sono alla base del progetto di ampliamento dell’aeroporto internazionale di Hong Kong: il masterplan 2030 prevede di costruire una nuova pista, oltre alle due già esistenti, aumentando la superficie dell’isola che ospita lo scalo, creata nel corso degli anni Novanta del 20° sec. unendo artificialmente due isolette preesistenti, la maggiore delle quali, Chek Lap Kok, ha dato il nome all’aeroporto. Le i. a. sorte nel primo decennio del 21° secolo nel tratto di mare prospiciente Dubai, capitale degli Emirati Arabi Uniti, rispondono a motivazioni legate soprattutto a fenomeni speculativi. Il progetto originario prevedeva la creazione di un insieme di isole molto articolato e unico nel suo genere dal punto di vista qualitativo e quantitativo: comprendeva le Isole delle palme, così chiamate poiché la loro forma è quella di una palma stilizzata (Palm Jumeirah, Palm Jebel Ali, Palm Deira), un arcipelago a forma di planisfero (The World) e il complesso di isole e canali più grande del mondo (Dubai Waterfront). Solo una minima parte di quanto progettato è stato però realizzato per via del blocco forzato imposto dalla crisi finanziaria, che ha colpito in maniera particolare il settore degli investimenti immobiliari tra il 2008 e il 2009 e ha drasticamente ridimensionato le previsioni di vendita degli immobili di lusso destinati a occupare la gran parte delle isole. La Palm Jumeirah è l’i. a. con la maggiore percentuale di lavori ultimati. Collegata alla terraferma da un ponte di 300 m e da un tunnel sottomarino, misura 5 km di diametro; per la sua costruzione sono stati impiegati 7 milioni di m3 di roccia e 94 milioni di m3 di sabbia prelevata dal fondo marino; essa accoglie 500 appartamenti, 2000 ville, 25 hotel e 200 negozi di lusso.