ISOLATO (fr. îlot; sp. manzana; ted. Baublock; ingl. block)
Le aree fabbricate o fabbricabili che nei quartieri cittadini rimangono racchiuse nella rete delle vie costituiscono gl'isolati, i quali pertanto rappresentano l'elemento collettivo di passaggio tra l'insieme della città e le singole case che la compongono. (Per l'insula romana, v. insula). Dallo schema generale delle vie l'isolato deriva le sue condizioni di forma e di ampiezza: così secondo il modello a cui può riportarsi la rete stradale risultano per l'isolato forme varie che possono essere rettangolari, triangolari o trapezoidali o poligonali, irregolari. D'altro lato il suo tipo e il suo modo di frazionamento sono in diretta relazione col sistema di fabbricazione che si adotta per gli edifici.
Nei casi di pubblici edifici, importanti per vastità o per nobiltà di destinazione, come teatri, municipî, ministeri, musei, scuole, ecc., quasi sempre la costruzione o il gruppo di costruzioni componenti l'organismo occupano un intero isolato circondato per ogni lato da vie. Invece negli edifici privati, e in particolare nelle case di abitazione, ordinariamente l'isolato è frazionato in lotti; e i sistemi di suddivisione sono quasi sempre non dissimili da quelli della ripartizione della pianta di un fabbricato in stanze, specialmente per quanto riguarda la disposizione ordinariamente duplice in senso longitudinale e la necessità di utilizzare i tratti delle fronti evitando i punti morti nell'interno.
Quando si ha il tipo fabbricativo di case agglomerate, addossate l'una all'altra, cioè il sistema intensivo che è caratteristico delle zone centrali della città, è da ritenere opportuna nei nuovi quartieri la forma d'isolati rettangolari o quasi rettangolari che abbiano il lato minore non superiore ai m. 80, il che corrisponde a una profondità di m. 40 per ciascun lotto elementare. Sarà anche bene che la lunghezza non superi i m. 200, cioè che la superficie dell'isolato abbia per limite massimo circa mq. 16000, e che non sia minore di 8 a 10 il numero delle case comprese nell'isolato. Quando invece si ha il tipo opposto, cioè la fabbricazione estensiva composta di casette o villini isolati, le indicazioni di ampiezza dell'isolato variano moltissimo a seconda dell'importanza di tali edifici elementari (che è in relazione alla classe di persone che vi abitano) e dell'area scoperta richiesta dai regolamenti edilizî intorno alle abitazioni.
Senza parlare dei casi estremi, come quelli delle città-giardino inglesi o tedesche o dei cosiddetti quartieri di parchi privati stabiliti dal piano regolatore di Roma e caratterizzati dal rapporto di 1/20 tra superficie costruita e superficie totale, può dirsi che per villini signorili l'area elementare va compresa tra 1000 e 3000 mq. e la sua profondità tra 50 e 60 m., il che porta nell'isolato rettangolare a 100 o 120 m. la dimensione minore. Pei villini, di tipo semplice o doppio, di abitazione del medio ceto, i limiti dell'area vanno dai 400 ai 1200 mq. e la larghezza media dell'isolato da 50 a 70 m.; mentre per le casette operaie si discende a mq. 150 ÷ 300 e a larghezze da 30 metri (come nel noto tipo delle casette quadruple di Mulhouse) a 50 m.
Quando le dimensioni dell'isolato rettangolare superano i limiti suindicati, viene a formarsi nell'interno un vasto spazio, che talvolta con soluzione inopportuna è anch'esso suddiviso in lotti a cui si accede con piccole vie private, ovvero viene utilizzato per edifici d'uso comune, come circoli di riunione, biblioteche, rimesse, bagni, o infine è lasciato scoperto come giardino collettivo o come campo sportivo o piazzale di giuochi pei bambini. E quest'ultima soluzione è assai caldeggiata da molti urbanisti nei riguardi igienici e sociali.
Tra i varî tipi di fabbricazione che possono dirsi semi-intensivi, come quelli delle case distaccate o a padiglione (ad es., il Pavillon system di Stoccarda o le palazzine di Roma) o delle casette a schiera o delle case addossate di scarsa profondità, spesso ha applicazione utile questo sistema del grande spazio centrale libero che felicemente si sostituisce al frazionamento dei cortili angusti individuali per ciascun edificio.
Nei varî casi in cui un piano regolatore modifica la forma e l'orientazione d'isolati esistenti si rende opportuno, e talvolta necessario per l'utilizzazione, di addivenire a una reintegrazione (remembrement) dei lotti, cioè a una ripartizione e una configurazione che diano a essi nuova regolarità e nuove proporzioni adatte per la fabbricazione. Così pure quando nelle vecchie città si vuol procedere a un risanamento igienico di quartieri troppo densi con un sistema di diradamento che senza troppo alterare lo schema cittadino inizî dall'interno degl'isolati la diminuzione di entità fabbricativa, diviene indispensabile il coordinamento dell'opera dei singoli proprietarî che consenta di associare spazî liberi, di aprire finestre e recare aria e luce. Ambedue questi casi fanno capo alla formazione di consorzî edilizî, o comparti, per cui l'isolato è l'elemento collettivo che si sostituisce alla casa individuale: nuova figura urbanistica e giuridica, che già ha avuto alcune applicazioni e che va avanzandosi tra le soluzioni di sistemazioni cittadine.
Bibl.: R. Unwin, Townplanning in practice, Londra 1909; G. Giovannoni, Case civili, Milano 1913; J. Stübben, Der Städtebau, in Handbuch der Architektur, IV, ix, Lipsia 1924; A. A. Rey, Pidoux, Barde, La science des plans des villes, Losanna e Parigi s. d.; P. Lavedan, Qu'est-ce que l'urbanisme, Parigi 1926.