ISOLA (lat. insula, fr. île; sp. isla; ted. Insel; ingl. island)
È una porzione di terra emersa circondata tutt'intorno da acque. La distinzione fra isola e continente risiede essenzialmente nell'ordine di grandezza, ma è giustificata, perché il più piccolo dei continenti, l'Australia (7,6 milioni di kmq.), è esteso tre volte e mezzo più dell'isola maggiore, che è la Groenlandia (2,2 milioni di kmq.; e questa è ancora un'eccezione: la seconda isola, la Nuova Guinea, è grande meno di 800.000 kmq.). Quasi tutte le isole più estese rappresentano parti staccate e isolate di continenti attuali o anche appartenenti a epoche geologiche passate (isole continentali). Le isole originarie, che tali furon sempre e si levano da grandi profondità a notevole distanza dai continenti (isole oceaniche), sono per lo più di estensione limitata e rappresentano le parti più alte, emerse, di apparati vulcanici ovvero debbono la loro origine a formazioni coralline; queste ultime sono limitate ai mari tropicali (v. atollo; coralline, formazioni). In prossimità delle coste si hanno anche talora isole create esclusivamente da materiali alluvionali (isole alluvionali).
Le più tipiche isole continentali sono quelle che accompagnano le coste di sommersione, specie se di carattere montuoso (Isole Dalmatine; isole lungo le coste a fiordi della Scozia, della Norvegia, del Chile, della Groenlandia, ecc.; skjären della Svezia, ecc.); se ne hanno talora anche lungo coste piatte (cordone delle Isole Frisone). Alla categoria delle isole continentali appartengono i frammenti, più o meno vasti, di aree tabulari, isolate da movimenti di sommersione, come l'Arcipelago Artico Americano, Ceylon, ecc. Più complesso è il caso per le grandi ghirlande di arcipelaghi montuosi dell'Asia orientale e dell'Indonesia, che, almeno in molti casi, rappresentano i residui di zolle montuose frammentatesi a varie riprese (Arcipelago Giapponese, Ryū-Kyū, Curili, Piccole Isole della Sonda, ecc.). Anche le Antille, la Nuova Caledonia e gli arcipelaghi circostanti si ascrivono alla stessa categoria. Altre isole continentali sono invece residui di masse continentali di epoche passate e perciò mostrano scarsa analogia di struttura con le terre vicine (Falkland, Svalbard, Sardegna, Madagascar).
Le isole vulcaniche emergono talora con coni regolari nei quali si aprono crateri tipici; alcune hanno durata precaria (Isola Ferdinandea a S. della Sicilia) o sono soggette a distruzioni e trasformazioni al rinnovarsi dei fenomeni eruttivi (Santorino). Le più estese sono dovute alla sovrapposizione e all'accumulo di grandi colate laviche, come quelle che formano in gran parte l'ossatura dell'Islanda.
Il complesso delle isole di tutto il globo (esclusa l'Antartide) abbraccia un po' meno di 10 milioni di kmq., dei quali 3,45 spettano all'Eurasia (Europa 0,75; Asia 2,7), 4,1 all'America Settentrionale, 1,3 all'Oceania, 0,62 all'Africa, 0,15 all'America Meridionale. Le più estese sono: la Groenlandia (2.175.600 kmq.), la Nuova Guinea (790.000 kmq.), Borneo (735.600 kmq.), la Terra di Baffin (602.000 kmq.), Madagascar (592.000 kmq.), Sumatra (421.000 kmq.). Solo altre undici superano i 100.000 kmq.
La flora e la fauna delle isole hanno sovente un grande interesse per il numero e i caratteri delle forme endemiche, le quali, specialmente in isole molto segregate, rappresentano talora sopravvivenze di forme antiche, sopraffatte altrove nella lotta per l'esistenza. Per le isole coralline molto interessante è il modo come avviene il popolamento vegetale e animale.
L'uomo si è ormai da lungo tempo insediato su tutte le isole del globo, tranne che su quelle polari poste fuori del limite dell'ecumene (v.) e su alcuni isolotti o scogli spersi nell'oceano. Tra le isole remote di notevole estensione fu abitata per la prima volta in tempi storici (sec. IX) l'Islanda; le Bermude ebbero abitanti solo nel sec. XVI, qualche altra isola dell'Atlantico e del Pacifico anche dopo. Anche per l'uomo l'ambiente insulare favorisce la conservazione o lo sviluppo di forme divergenti dalle comuni, sia nel campo antropologico sia in quello culturale. Molte isole e arcipelaghi ebbero poi grande importanza come tappe o punti d'appoggio per migrazioni di popoli: l'esempio più segnalato è forse rappresentato dagli arcipelaghi della Polinesia. Nell'epoca moderna arcipelaghi e anche isole remote hanno acquistato importanza sia come punti strategici a dominio di grandi vie marittime, sia come stazioni carboniere o di rifornimento, sia come centri di pesca, o come punti di appoggio di cavi telegrafici, di stazioni radiotelegrafiche, ecc. Ciò ha determinato talora vive contese per il possesso d' isole anche di estensione limitatissima, come si è più volte verificato nell'Oceano Pacifico, o ha provocato l'occupazione stabile d' isole ove le condizioni di vita sono sfavorevoli (Georgia Australe, Isola Bouvet, ecc.).
L'isolamento di taluni arcipelaghi e gruppi insulari favorisce la formazione di stati indipendenti, nei quali la base principale della vita è data da tutte le attività connesse col mare. Il moltiplicarsi degli abitanti nello spazio limitato (e con risorse limitate) finisce spesso col determinare fenomeni di sovrappopolamento, coi quali sono talora connesse abitudini e istituzioni sociali peculiari.
Diritto. - L'isola aveva nel diritto romano un diverso regime a seconda che emergeva nel mare o nei fiumi. Nel primo caso era res nullius e oggetto di occupazione; nel secondo accedeva ai fondi rivieraschi per la parte compresa tra le perpendicolari tirate dai punti estremi di ciascun fronte sulla linea mediana del letto. L'accessione era esclusa soltanto nel caso che si fosse trattato di agri limitati, i quali, avendo confini fissati e sacri, non potevano esercitare la virtù di attrazione materialistica del dominio al difuori.
Anche nel diritto moderno occorre distinguere tra isola nata nel mare e isola nata nei fiumi. Circa la prima il diritto internazionale parte dalla distinzione fondamentale tra mare libero e mare territoriale, per conchiudere che sono res nullius le isole nate nel mare libero e per ciò oggetto di occupazione; mentre le altre si acquistano allo stato per il diritto di accessione. Circa l'isola nata nel fiume (v. accessione), lo stato diventa ipso iure proprietario di quelle nate in un fiume navigabile o fluitabile; soltanto quelle nate nei fiumi né navigabili né fluitabili si acquistano per accessione ai fondi rivieraschi (articoli 457, 458 cod. civ.). Se un fiume non è navigabile che in parte, bisognerà applicare al tronco navigabile un regime giuridico diverso da quello applicato a quello non navigabile. Speciale disposizione è dettata per il caso che l'isola venga formata con terreno staccato per forza istantanea dalla riva: il proprietario del fondo, da cui fu staccato violentemente il terreno, ne conserva la proprietà; ma, ove si tratti di fiume navigabile o fluitabile, lo stato ha diritto di farsi cedere la proprietà mediante pagamento d'indennità proporzionata (art. 459). L'isola può anche sorgere in un fiume che segni il confine fra due stati. In questi casi la linea mediana del fiume decide della proprietà dell'isola, la quale appartiene all'uno o all'altro degli stati confinanti, a seconda che si trovi tutta al di qua o al di là della linea mediana. Quando poi l'isola stessa fosse tagliata dalla linea mediana, per evitare eomplicazioni d'ordine amministrativo e giurisdizionale, nei trattati si suole convenire che l'isola appartenga allo stato che vi è più vicino.
Bibl.: B. Brugi, Le dottrine giuridiche degli agrimensori romani, Padova 1897; M. Pampaloni, Sopra l'isola formata per avulsione nei fiumi in diritto romano e odierno, Prato 1885; T. Bruno, s. v., in Digesto italiano.