ISOCEFALIA
. Come la cosiddetta legge di frontalità (v.) anche l'isocefalia (da ἴσος "uguale" e κεϕαλή "testa") è uno dei convenzionalismi cui l'arte figurata dei popoli antichi, compresa l'arte greca per tutta l'età arcaica e oltre, obbedisce, in vista di determinate finalità pratiche. Mentre la legge di frontalità riguarda la statuaria, l'isocefalia interessa essenzialmente il rilievo e la pittura. Essa consiste nel disporre le figure di una medesima scena e composizione con le teste tutte al medesimo piano o livello, indipendentemente dalla posizione seduta, inginocchiata o distesa, in cui la figura è rappresentata; ne deriva che in un quadro dove sono figure in piedi e figure sedute e distese, queste risultano di proporzioni maggiori di quelle.
Non è detto che gli artisti dei primi secoli dell'arte greca non avvertissero l'inconveniente che deriva dall'applicazione di una norma in così evidente contraddizione con la realtà. Essi tuttavia vi si adattavano in vista di certi vantaggi. Le composizioni figurate tipiche dell'arte arcaica, in pittura e a rilievo, si svolgono per fasce o fregi orizzontali e paralleli, con l'evidente preoccupazione di utilizzare tutta la superficie disponibile, senza lasciare campi vuoti né in alto né in basso, per quello horror vacui che si osserva in genere nei primi stadî dell'arte. A tal fine si confaceva egregiamente l'applicazione di una rigorosa isocefalia. È inoltre una tendenza insita nell'arte d'ispirazione religiosa di tutti i tempi, quella di rappresentare gli esseri divini, e soprannaturali in genere, distinti da proporzioni maggiori di quelle dei comuni mortali. L'isocefalia fa sì che divinità rappresentate sedute acquistino proporzioni somatiche notevolmente superiori a quelle del devoto offerente, presentato in piedi alla medesima altezza. Così in pitture di soggetto sacro, dei secoli XIV e XV, i devoti offerenti sono rappresentati di proporzioni minuscole ai piedi del Cristo o della Vergine.
Nelle tavole del fregio architettonico a rilievo del tempio arcaico di Asso in Asia Minore (Misia), lo scultore ionico si è giovato dell'isocefalia per rappresentare la lotta di Eracle e del Tritone Nereo, di proporzioni gigantesche rispetto alle piccole figure di Nereidi in fuga. Assai più tardi lo stesso Fidia forse, e certo gli scultori della scuola fidiaca, non si peritano di ricorrere alla medesima convenzione artistica per rappresentarci sulla fronte orientale del fregio del Partenone gli dei seduti, di proporzioni naturalmente e volutamente maggiori dei prossimi personaggi mortali, che in piedi raggiungono esattamente la medesima altezza delle teste dei personaggi seduti.
Bibl.: G. Perrot-Ch. Chipiez, Hist. de l'Art dans l'Antiquité, VIII, Parigi 1903, p. 609 segg.; W. Deonna, L'Archéologie, sa valeur, ses méthodes, Parigi 1912, II, p. 179 segg.; A. De Ridder e W. Deonna, L'Art en Gréce, Parigi 1924, p. 298.