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ISMĀ‛ĪLITI

di Giorgio Levi Della Vida - Enciclopedia Italiana (1933)
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ISMĀ‛ĪLITI (arabo Ismā‛īliyyah)

Giorgio Levi Della Vida

Nome della setta sciita estremista che considera come suo imām nascosto destinato a ritornare per condurre al trionfo la vera fede, il settimo (cominciando con il califfo ‛Alī), cioè Ismā‛īl ibn Gia‛far (morto nel 145 èg., 762-63). Essi sono un ramo dei Batiniti (v.) che riuscì a organizzarsi politicamente e a fondare stati indipendenti in Persia, in Siria, nell'Arabia di sud-ovest, nell'Africa settentrionale, dal secolo III dell'ègira (IX d. C.) in poi (v. ‛alawiti; assassini; carmati; drusi; fatimiti; nuṣairi). Anche ai nostri giorni esistono musulmani eretici i quali s'intitolano Ismā‛īliyyah e si considerano discendenti e continuatori dell'antica setta: molti di essi (nella Siria settentrionale, in alcune regioni della Persia e dell'Afghānisān) sono scesi a un basso livello economico, culturale e religioso; altri invecee, segnatamente nell'India, dove sono stimati a oltre 300.000, suddivisi in varie diramazioni, costituiscono una classe ricca e colta, e hanno alquanto temperato le loro opinioni estremiste. Il capo degli Ismā‛īliyyah indiani è oggi l'Āghā Khān (v.) Muḥammad, devoto all'Inghilterra e completamente modernizzato.

Anche nell'‛Omān, nello Zanzibar e nel Tanganica e Kenya (già Africa orientale tedesca) si contano numerosi Ismā‛īliyyah d'origine indiana. Senza rapporti con gli altri sono gli Ismā‛īliyyah dello Yemen e quelli che, in territorio indipendente, vivono nella regione di Negrān nello Yemen settentrionale.

Per le loro dottrine, v. batiniti; sciiti.

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