ISLAMISMO.
– Le diverse tendenze. Salafismo e jihadismo. Uno scontro fra élites. Bibliografia
In generale, per i. si intende una rete di movimenti e gruppi politici, nati nelle società a maggioranza musulmana, ispirati da un’ideologia religiosa basata sull’islam. L’idea fondamentale dell’i. è l’instaurazione di uno Stato etico, integralmente fondato sul primato della Legge coranica (sharī῾a) e governato da un ceto politico che si sente legittimato non tanto perché riceve consenso dal popolo, quanto perché sente di avere una missione da compiere: ricondurre e ridurre le ragioni della politica alle ragioni della verità assoluta. I movimenti islamisti, perciò, danno voce a un pensiero di radicale rifiuto dello Stato moderno, laico e neutrale rispetto alla religione (v. fondamentalismo). Da un punto di vista storico, l’i. conosce tre fasi: a) le origini (1928-41), quando nascevano, rispettivamente, in Egitto la Fratellanza musulmana (1928) e in Pakistan (allora India britannica) la Al-Jamā῾a al-Islāmiyya (1941); b) la successiva formazione, fra il 1980 e il 1990, di veri e propri partiti e gruppi politici organizzati (come, per es., il Fronte di salvezza islamica in Algeria) in opposizione ai vari regimi autoritari postcoloniali; c) la terza fase, ancora in corso, caratterizzata dalla violenta repressione in vari Stati di tali movimenti, in quanto responsabili di gravi atti di terrorismo. Da qui è iniziata la formazione di una prima rete internazionale di combattenti, reduci dalle sconfitte patite nelle loro rispettive patrie e pronti a battersi a livello mondiale per l’affermazione dello Stato islamico: da al-Qā῾ida (la Base) al Da᾽ish (lo Stato islamico dell’῾Irāq e della Siria, v. IS).
Le diverse tendenze. – Il pensiero radicale dell’i. non è tuttavia omogeneo. Ci sono gruppi che credono di poter affermare le proprie idee lavorando dal basso, accettando il gioco democratico – laddove esso è possibile – per accreditarsi come unica alternativa a governi autoritari. Tali gruppi non sono né violenti né favorevoli alla lotta armata e predicano la conversione all’osservanza dei precetti dell’islam. L’obiettivo è puramente religioso: una missione di risveglio spirituale senza necessarie implicazioni politiche. Tale tensione missionaria può alimentare, come nel caso dell’Associazione per la diffusione della fede (Al-Jamā῾a al-Tabligh) nata in India nel 1926, il mito del ritorno alla comunità dei primi credenti, che pure, tuttavia, può avere conseguenze sociali e politiche. L’ideale puritano, infatti, può spingere verso forme di autoisolamento oppure, al contrario, può indurre in alcuni casi a varcare il confine tra riforma interiore e lotta politica per cambiare la società.
All’opposto dell’ideale di una riconquista pacifica della società, l’i. ha imboccato, ormai da più di trent’anni, la lotta armata in tutte le sue forme: dalla guerriglia insurrezionale alle azioni di terrorismo, dagli attentati mirati a quelli indiscriminati con gli uomini-bomba.
Salafismo e jihadismo. – Per indicare le due anime dell’i., gli studiosi parlano di salafismo (da salaf, chi si rifà ai primi credenti), nel primo caso, e di jihadismo (da jihād, il combattimento in difesa del Dio unico), nel secondo. L’intento è di evitare la confusione terminologica fra islam e islamismo, così come l’automatica associazione dell’islam al terrorismo. Cambiando le parole, tuttavia, il senso dell’azione sociale e politica dei movimenti appena evocati non muta. Il fervore religioso fa in ogni caso immaginare come possibile la ricostituzione, nel mondo contemporaneo, del califfato, l’utopia della città virtuosa e perfetta, così come fu attuata a Medina (in arabo: madīna al-nabī, la città del profeta) tra il 622 e il 634 d.C. da Muḥammad. Da questa convinzione è nata una rete di movimenti che, in forme diverse, portano sino alle estreme conseguenze l’idea che l’islam possa costituire l’unica via di salvezza morale non solo per le grandi masse di credenti musulmani sparse nei cinque continenti, ma per l’intero pianeta. L’islam ispira una sorta di teologia della liberazione dall’imperialismo occidentale. In tal senso il linguaggio religioso utilizzato appassiona le menti e i cuori dei militanti, non tanto per il suo contenuto spirituale, quanto piuttosto come forza ideologica da spendere contro il nemico di sempre, che altri movimenti in tempi non lontani chiamavano appunto imperialismo.
Uno scontro fra élites. – Ad alimentare le fila dei militanti che hanno scelto la lotta armata sono soprattutto giovani con istruzione universitaria, provenienti in particolare da facoltà o corsi di studio di tipo tecnico-scientifico. Si tratta di un segmento delle nuove generazioni (a volte riconvertito all’i.), scolarizzate e urbanizzate, che conoscono le caratteristiche della società moderna, dominata dalla tecnologia e dall’informazione. Sotto le sacre volte del-l’islam, si assiste a uno scontro fra élites: quelle tradizionali, al potere dall’inizio degli Stati indipendenti postcoloniali, formatesi prevalentemente nelle accademie militari, e le nuove élites, escluse e frustrate, le quali invocano il ritorno all’islam senza conoscerne necessariamente le tradizioni teologiche, giuridiche ed esegetiche del Corano e delle altre fonti sacre. Innalzano la bandiera dell’islam piuttosto come emblema di una strategia politica precisa: scalzare le vecchie élites, legate all’Occidente o subordinate rispetto ai disegni imperiali statunitensi, e sostituirsi a esse imponendo in modo violento la sharī῾a.
Bibliografia: O. Roy, L’islam mondialisé, Paris 2002, 20042 (trad. it. Global Muslim: le radici occidentali nel nuovo islam, Milano 2003); R. Guolo, L’islam è compatibile con la democrazia?, Roma-Bari 2004; G. Kepel, Fitna. Guerre au coeur de l’islam, Paris 2004 (trad. it. Roma-Bari 2006); D. Gambetta, S. Hertog, Why are there many engeneers among Islamic radicals?, «Archives of European sociology», 2009, 2, pp. 201-30; B. Maréchal, Les Frères musulmans en Europe, Paris 2009; Global Salafism, ed. R. Meijer, New York 2009; Princeton readings in Islamist thought, ed. R.L. Euben, M.Q. Zaman, Princeton 2009; T. Abbas, Islamic radicalism and multicultural politics, London 2011; S. Amghar, Le salafisme d’aujourd’hui, Paris 2011; The Oxford handbook of European Islam, ed. J. Cesari, Oxford 2014.