Vedi Islamic Development Bank dell'anno: 2015 - 2016
Banca islamica di sviluppo
Sorta nell’ambito della prima conferenza dei ministri delle finanze dell’Organizzazione della conferenza islamica (OIC) nel dicembre del 1973, la Banca islamica di sviluppo (IDB) persegue l’obiettivo del sostegno allo sviluppo socio-economico tanto dei paesi membri quanto delle comunità musulmane esterne a essi. La fondazione dell’IDB aprì la strada alla diffusione della finanza islamica, che negli anni successivi si sarebbe sviluppata in modo considerevole sull’onda del boom petrolifero del 1973, fino ad arrivare agli oltre 500 istituti di credito islamici attuali. L’IDB fu la prima banca senza tassi di interesse, in accordo con quanto prescritto dalla sharia: la Banca non può, infatti, applicare tassi di interesse o commissioni, che il Corano equipara all’usura. I
prestiti concessi dalla Banca non devono inoltre finanziare beni e servizi contrari ai precetti dell’islam, considerati settori illeciti.
Nei suoi quarant’anni di attività l’IDB ha erogato prestiti per un valore superiore a 78 miliardi di dollari, destinati a 7260 operazioni. Nel 2013 ha approvato 18 nuovi progetti di investimento e 6 aumenti di capitale per un importo pari a 419 milioni di dollari. Il capitale della Banca è cresciuto, passando dai due miliardi di dinari islamici del 1992 agli attuali 30 miliardi e, d’altra parte, la solidità dell’organizzazione è dimostrata dalla circostanza che le maggiori agenzie di rating – come Standard & Poor’s o Moody’s – le assegnano il punteggio massimo di AAA.
Il Gruppo IDB è costituito da cinque sottounità che, oltre alla Banca stessa, consistono nell’Istituto islamico di ricerca e formazione (IRTI), nella Società islamica per l’assicurazione degli investimenti e il credito alle esportazioni (ICIEC), nella Società islamica internazionale per il commercio e la finanza (ITFC) e nella Società islamica per lo sviluppo del settore privato (ICD). L’Arabia Saudita, oltre a essere la sede dell’organizzazione, con 325 voti e quindi il 23,61% del totale ne è il paese leader. A seguire, la Libia detiene il 9,47%, l’Iran l’8,28%, la Nigeria il 7,69%.
L’IDB ha il quartier generale nella città di Gedda, in Arabia Saudita. Si dirama inoltre internazionalmente tramite gli uffici regionali presenti in Kazakistan, Senegal, Malaysia e Marocco e tramite rappresentanti presenti in altri 12 paesi membri. L’organo principale della Banca è il Consiglio dei governatori che si riunisce annualmente ed è composto dai delegati di tutti gli stati membri. Nonostante sia il Consiglio di amministrazione a sovrintendere alle attività quotidiane dell’IDB, il Consiglio dei governatori mantiene competenza esclusiva in materia di adesione, sospensione e variazioni di capitale, oltre che per gli accordi con organizzazioni regionali o internazionali. Al fine di adottare decisioni il Consiglio dei governatori deve raggiungere una maggioranza non inferiore ai due terzi dei voti totali.
Afghanistan, Albania, Algeria, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrain, Bangladesh, Benin, Brunei, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Comore, Costa d’Avorio, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Gambia, Gibuti, Giordania, Guinea, Guinea Bissau, Indonesia, Iran, Iraq, Kazakistan, Kirghizistan, Kuwait, Libano, Libia, Malaysia, Maldive, Mali, Marocco, Mauritania, Mozambico, Niger, Nigeria, Oman, Pakistan, Palestina, Qatar, Senegal, Sierra Leone, Siria, Somalia, Sudan, Suriname, Tagikistan, Togo, Tunisia, Turchia, Turkmenistan, Uganda, Uzbekistan, Yemen. Conditio sine qua non per essere ammessi all’IDB è l’appartenenza all’OIC.