ISIDOROS di Mileto. - 2
ISIDOROS di Mileto (᾿Ισιᾒδωρος, Isidorus). − 2°. − Architetto e ingegnere (μηχανοποιοᾒς); I. il Vecchio (v. I., I°) era suo zio. Ebbe l'incarico di rialzare la cupola di S. Sofia caduta in seguito a terremoto nel 558; nella ricostruzione (562) ne aumentò l'altezza, ma ne diminuì la spinta, allungandone la freccia, modificò inoltre la luce dei grandi arconi di sostegno sui lati di N e di S, dando alla cupola base quadrata (Agathias, Hist., v, 9).
Altre opere vengono dalla tradizione o dagli storici attribuite a lui: la ricostruzione giustinianea della chiesa dei Ss. Apostoli a Costantinopoli (v.), di cui, secondo alcuni, si potrebbe riconoscere un riflesso nella pianta del S. Marco di Venezia; le mura, le chiese e gli edifici principali della città di Zenobia sull'Eufrate (Procop., De aedif., ii, 8, 16 ss.).
Probabilmente è lo stesso I. che è ricordato in un'iscrizione di Calcide (Qinnesrin, Siria), del 550 come valente meccanico e costruttore.
L'idea di alcuni, secondo i quali le forme delle costruzioni giustinianee sarebbero state ispirate dall'architettura dell'Asia Minore attraverso l'opera di Anthemios di Tralles e dei due I. non trova sicura conferma. Lo Zalozieczy pensa piuttosto che anche questi architetti asiatici abbiano tratto insegnamento dalla tarda architettura romana ad arco e vòlta.
Bibl.: H. Glück, in Thieme-Becker, XIX, 1926, p. 251, s. v.; E. Fabricius, in Pauly-Wissowa, IX, c. 2081 s., s. v.; Ch. Diehl, Manuel d'art byzantin, I, Parigi 1925; M. W. R. Zalozieczy, Die Sophienkirche. Altchristl. und frühbyzant. Architektur, Città del Vaticano 1936, p. 154 ss.; S. Bettini, L'architettura di S. Marco a Venezia, Padova 1946, p. 58 ss. Per l'iscrizione di Calcide e l'influenza di I. nella basilica della vicina Qasr ibn Wardan: J. Strzygowski, Kleinasien. Ein Neuland der Kunstgeschichte, Lipsia 1903, p. 130.