Isidoro di Siviglia
Dottore della Chiesa (560 ca.- 636), santo. Orfano, fu educato dal fratello Leandro, arcivescovo di Siviglia, cui successe nella carica (600 ca.). L’importanza di I. sta, oltre che nell’attività episcopale, nell’avere riassunto – nella sua vastissima opera – il sapere della sua età raccogliendo idee e metodi della cultura classica e della tarda romanità, salvandoli da una più vasta dispersione. Qui è certo però anche il limite di I., che non può considerarsi un autore originale quanto piuttosto un eruditissimo raccoglitore dell’opera altrui. Delle sue opere (ne abbiamo un elenco di Braulio di Saragozza e uno di Ildefonso di Toledo) importanti sono le Etymologiae che egli mandò, non ancora emenda- te, a Braulio (cui si deve la divisione in 20 libri): sono una grande enciclopedia in cui la materia è ordinata secondo i vocaboli, muovendo dalla loro etimologia, che può essere secundum naturam o secundum propositum, e individuata con i metodi e con la cultura del tempo; la materia dell’opera (da alcuni intitolata Origines) è così suddivisa: lib. 1°, grammatica; 2°, retorica e dialettica; 3°, aritmetica, geometria, musica, astronomia; 4°, medicina; 5°, le leggi e la storia (storia universale, sunto del Chronicon); 6°, libri e uffici ecclesiastici; 7°, teologia; 8°, la Chiesa e le sette; 9°, le lingue, i popoli, i regni, le parentele, ecc.; 10°, indice di parole rare; 11°, l’uomo e i mostri; 12°, gli animali; 13°, il mondo e le sue parti; 14°, la Terra e le sue parti; 15°, edifici, campi e strade; 16°, pietre e metalli; 17°, agricoltura; 18°, la guerra e i giochi; 19°, navi, costruzioni, costumi; 20°, legni, utensili, ecc. Per questa vastissima opera I. attinge a fonti svariatissime che la critica ha cercato di identificare: scrittori classici e della tarda romanità, autori ecclesiastici, precedenti florilegi e lessici, ecc. Altre opere: Differentiae, sulle differentiae verborum (lib. 1°) e differentiae rerum (2°); Allegoriae, spiegazioni «spirituali» di espressioni e nomi biblici; De ortu et obitu Patrum qui in Scriptura laudibus efferuntur, brevi biografie di personaggi biblici; In libros Veteris et Novi Testamenti prooemia; De Veteri et Novo Testamento quaestiones; Liber numerorum qui in sanctis scripturis occurrunt; Mysticorum expositiones sacramentorum seu quaestiones in Vetus Testamentum; De fide catholica ac Veteri et Novo Testamento contra Iudaeos; Sententiarum libri tres (o De summo bono), manuale di dottrina e di pratica cristiana ispirato soprattutto a s. Agostino e s. Gregorio Magno; De ecclesiasticis officiis, utilissimo per le descrizioni delle funzioni ecclesiastiche nella Chiesa gotica del 7° sec.; Synonyma, de lamentatione animae peccatricis, guida spirituale, una delle sue opere più interessanti; De ordine creaturarum; De natura rerum; Chronicon, sulle sei età del mondo, dalla creazione fino al 612 (654 dell’era spagnola); Historiae dei Goti (Visigoti) con appendici sui Vandali e sugli Svevi, fonte molto utile per la storia di Spagna; De viris illustribus; Regula monachorum; alcune Epistolae. Non meno importante è però l’opera di I. come vescovo, il più autorevole nella Spagna dell’età sua; particolarmente notevoli alcuni concili che egli convocò e presiedette, come quelli del 619 e 625 a Siviglia, e soprattutto il 4° Concilio nazionale di Toledo (633), che provvide a unificare la liturgia spagnola e definì formule trinitarie e cristologiche contro i priscillianisti.