AZZARIO (Azario), Isidoro
Nato a Pinerolo il 20 maggio 1884, impiegato nelle ferrovie del compartimento di Torino, come tale partecipò al movimento sindacale e socialista fin dagli anni della prima guerra mondiale. Un posto di rilievo cominciò ad acquistare nel primo dopoguerra con incarichi su scala provinciale e nazionale nel Sindacato ferrovieri italiani d'indirizzo estremista (S.F.I.) e nella corrente comunista-astensionista capeggiata da A. Bordiga. Dopo la creazione del Partito comunista d'Italia (gennaio 1921), fu successivamente rappresentante di quel partito al congresso di Livorno della Confederazione generale del lavoro (1921); direttore del foglio sindacale comunista Il sindacato rosso, edito a Milano nel 1921-25; membro del comitato centrale del Partito comunista (1922-23); membro della delegazione italiana al IV congresso della Internazionale comunista (Mosca 1922). In questo stesso anno, in seguito all'avvento del fascismo, l'A. fu destituito da capostazione, e pochi mesi dopo venne tratto in arresto insieme con i massimi dirigenti comunisti, come A. Bordiga, A. Tasca, B. Fortichiari, ecc. Il processo, tenuto a Roma nell'ottobre 1923 dinanzi alla magistratura ordinaria sotto accusa di attività sediziose e antinazionali (difensori B. Cassinelli, M. Ferrara, gli onn. G. E. Modigliani, A. Nicolaj, E. Riboldi), si risolse con una generale assoluzione per insufficienza di prove, ma da allora l'A. continuò in forma quasi sempre clandestina l'attività di organizzatore politico-sindacale.
Allorché l'Internazionale comunista sostituì nel partito italiano il gruppo dirigente del Bordiga con un altro capeggiato dal Gramsci, l'A. si schierò con questo gruppo, compiendo tra l'altro un'inchiesta sull'azione svolta dal Bordiga a Napoli. Nel 1925 scampò a stento alle azioni delle squadre fasciste a Torino e dovette ben presto fuggire in Francia e poi in Russia, dove, col nome di battaglia di "Lavini", si pose a disposizione dell'Internazionale sindacale di Mosca, più nota col nome di "Profintern". Mentre svolgeva una missione in America latina per conto del Profintern, fu arrestato nel Panama (1927). Rinviato in Italia, all'arrivo a Genova, nell'ottobre dello stesso anno, tentò d'istigare alla rivolta l'equipaggio della nave "Lemme". Secondo vari testimoni, già da alcuni anni l'A. mostrava segni di squilibrio mentale; durante il ritorno dall'America, però, manifestò una vera e propria demenza, che forse si aggravò per sevizie subite in carcere. A carico dell'A. e dei maggiori dirigenti comunisti, come U. Terracini, A. Gramsci ed altri, fu comunque istituito presso il Tribunale speciale (presieduto da A. Muscarà) un processo per "istigazione alla guerra civile", che si concluse con una condanna a 15 anni e 10 mesi (4 giugno 1928) e con un'altra a 4 anni per "propaganda sovversiva" (7 ag. 1928).
Sembra che le condanne dell'A. non abbiano avuto seguito e che egli sia morto, completamente privo della ragione, nel 1929 o nel 1930.
Fonti e Bibl.: Su vari momenti dell'attività dell'A. cfr.: P. C. d'Italia, Il processo dei comunisti, Roma 1924, passim; Id., Il P. C. d'Italia davanti al Tribunale speciale,Paris 1928, passim; Id., Tre anni sul fronte del lavoro cospirativo, settemila anni di reclusione,Paris 1930, pp. 23, 37, 100 s.; G. Germanetto, Memorie di un barbiere,Roma 1950, pp. 189, 202; G. Marino, Dalle memorie di un comunista napoletano, 1920-27, in Movimento operaio, VI(1954), p. 739; D. Zucaro, Vita del carcere di A. Gramsci,Milano 1954, pp. 43, 48, 114; G. Galli, Storia del partito comunista italiano,Milano 1957, pp. 70, 73. Interessante anche la stampa quotidiana dei giorni degli arresti e processi dell'A., e quella comunista e sindacale nei periodi dei congressi del 1921 e 1922. Cortesi notizie integrative ci hanno fornito E. Bartalini, E. D'Onofrio, G. Marino.