ISHTAR
. Fu la divinità femminile più importante del pantheon babilonese (sumero e accado), di origine veramente semitica e perciò fu una figura divina comune a tutti i popoli semitici (vedi astarte, V, pp. 72-73), alla quale però presso i Sumeri corrispondeva una dea di carattere molto affine. Il nome I. non è sumero, ma forse neppure semitico. I Sumeri usavano scrivere Esh-dar e Gesh-dar. La dea sumera corrispondente era Ninni. Perciò il nome di I. si soleva scrivere anche coll'ideogramma di questa dea. Accanto a Ninni presso i Sumeri troviamo ancora le forme Innanna, Innin, le quali andranno ricondotte alla forma Nin-an-na, che vorrebbe dire "La signora di An" o meglio "del cielo". Il nome dà a divedere che essa era concepita già allora quale stella Venere. Nessun testo sumero anteriore alle dinastie semitiche di Babilonia ce la presenta quale dea dell'amore, mentre nel pantheon dei Semiti di Babilonia e Assiria tale lato del suo carattere era molto spiccato. Essa era inoltre una dea guerriera, ed era rappresentata dal pianeta Venere. Era riguardata quale figlia di Sin, dio della luna, e sorella di Shamash, dio del sole. La si riteneva inoltre moglie o amante di Anu, dio del cielo. Essendo la dea guerriera per eccellenza, la si concepiva quale una rete sublime e potente, che abbatte i nemici, oppure quale fiamma avvampante. Era la regina degli dei, la signora del cielo e della terra, l'unica dea. Perciò il suo nome venne a significare semplicemente dea. Eroina e rappresentante lo spirito della discordia e del contrasto è anche dea tanto dell'amore puro quanto di quello sregolato, vergine e prostituta nello stesso tempo. Essendo la divinità femminile più cospicua del pantheon, assorbì nel suo carattere parecchie altre dee, segnatamente della fecondità e dee-madri.
Il culto di Ishtar era diffuso in tutta la Mesopotamia e la dea possedeva perciò templi in quasi tutte le città. La sua città santa per eccellenza era Uruk (Warkah), dove aveva un grandioso tempio assieme al dio del cielo Anu. Il tempio era chiamato E-anna, "Casa del Cielo" o "di Anu". L'Ishtar di Babele era detta moglie di Marduk, quella di Agade portava il titolo di Malkatu. Si avevano inoltre l'Ishtar dei Sutei e quella di Khallab. In Assiria erano celebri le Ishtar di Ninive e di Arbela. Essa aveva un grande tempio antico anche ad Ashshur. Divinità strettamente affini ad Ishtar erano Saltu e Agushaya, dee della discordia e della lotta. Il mito più importante che ora si conosca di Ishtar è quello che descrive la sua discesa agl'inferi per liberare il dio Tamūz e ricondurlo sulla terra. Perciò essa è riguardata anche quale madre o sposa di Tamūz. È raffigurata quale dea guerriera armata di tutto punto, e secondo alcuni ancora quale dea nuda, che qualche volta allatta un bambino. La figura di Ishtar ritorna nel pantheon di tutti i popoli semitici. Presso i Semiti occidentali è manifesta anche l'azione esercitata sulle dee locali dall'Ishtar babilonese e assira. V. babilonia e assiria: Religione.
Bibl.: G. Furlani, La religione babilonese e assira, I, Bologna 1928, pp. 169-180; Ch.-F. Jean, La religion sumérienne d'après les documents sumériens antérieurs à la dynastie d'Isin (−2186), Parigi 1931, pp. 62-67; S. Langdon, Tammuz and Ishtar, a monograph upon Babylonian religion and theology, Oxford 1914; J. Plessis, Étude sur les textes concernant Ištar-Astarté, recherches sur sa nature et son culte dans le monde sémitique et dans la Bible, Parigi 1921.