Vedi ISERNIA dell'anno: 1961 - 1973 - 1995
ISERNIA (v. vol. IV, p. 230 e s 1970, p. 379)
La città è attraversata dal tracciato del tratturo, l'attuale Pescasseroli-Candela, che la collega con Boiano e Sepino, ricalcando il percorso antico della pastorizia transumante.
Le forme costituzionali adottate furono quelle di tipo repubblicano: magistrati eletti da Roma rilevarono i poteri giurisdizionali, ma alcune funzioni amministrative rimasero a organi collegiali locali. Significativa, al riguardo, è l'iscrizione del II sec. a.C. ai Samnites Inquolae, organizzati autonomamente con quattro magistri.
L'organizzazione urbanistica favorisce l'adeguamento dell'abitato a parametri tardo-repubblicani, pur se condizionata dalla particolare topografia: stretta e allungata, I. sorge su un colle delimitato da profonde valli. L'asse viario principale sembra potersi identificare con l'odierno Corso Marcelli; il centro della città antica con l'attuale Piazza del Mercato (Andrea d'Isernia). Scarsi sono i resti monumentali, mentre numerosi sono i materiali (statue, rilievi, elementi architettonici) rinvenuti nella città antica o nell'agro. Edifici pubblici (bagni connessi con l'acquedotto, un mercato con calcidico e portico) sono conosciuti solo dalla documentazione epigrafica (CIL, IX, 2638, 2653, 2653a, 2660).
Scavi recenti hanno consentito di ricostruire quasi interamente la pianta del tempio italico su cui è sorta la cattedrale, orientato verso l'ingresso meridionale della città. Il monumento, la cui tipologia si accosta a edifici sacri dell'area romano-laziale, si data al III sec. a.C. e, per la sua posizione centrale, doveva costituire il principale luogo di culto della colonia latina. Un tratto del basamento è visibile all'esterno, mentre alcune strutture sono state rese accessibili anche all'interno dell'attuale chiesa. Costruito su un altissimo podio modanato con il motivo a gole contrapposte, il tempio si articola in due profondi avancorpi che inquadrano la scalinata di accesso al pronao; della cella si conservano i muri perimetrali a livello di fondazione, mentre il lato di fondo riprende il motivo dei due avancorpi poco pronunciati.
L'esplorazione del settore prospiciente, nel cortile dell'episcopio, ha portato alla luce il basamento di un secondo edificio monumentale a carattere sacro. Il podio, a parete verticale in grossi blocchi calcarei, con una breve cornice di base e una di coronamento modanate, ha un'altezza complessiva di 2,10 m e orientamento convergente verso il tempio italico; la pavimentazione in lastroni squadrati è conservata per breve tratto. Considerato il tipo di podio più evoluto, si può datare alla seconda metà del I sec. a.C. Si è inoltre accertata la presenza di un vasto ambiente, delimitato da muretti di pietre legate con malta e rivestimento di stucchi policromi, il cui utilizzo deve essere messo in relazione con l'attività dell'area sacra. È attestata anche una fase di insediamento alto-medievale, in cui viene in parte riutilizzato,materiale di crollo o di spoglio dei monumenti per la sistemazione dell'area, destinata a un uso prevalentemente sepolcrale. Si sono infatti individuate tombe a inumazione, delimitate da circoli di rozzi conglomerati, con rivestimento e çopertura di lastre o blocchi.
Nella parte inferiore il Corso Marcelli costeggia l'ex convento benedettino di S. Maria della Monache e l'annessa chiesa di Maria Assunta, sorti in luogo fortificato, a ridosso delle mura di cinta ellenistico-romane. Il complesso monumentale ha origini alto-medievali. Una bolla di Papa Giovanni IV colloca la costruzione della chiesa sotto il regno di Arechi I, duca di Benevento (602-604), affermando il patronato di Landenolfo, signore di I., sulla popolazione che gravita intorno all'edificio di culto; il monastero è attestato nell'VIII secolo. L'esplorazione archeologica di alcuni ambienti del piano inferiore e dei cortili ha consentito di riportare alla luce strutture preesistenti. Nel cortile, un muro di pietre legate con malta collega la cinta esterna che domina la strada, al limite con una torre; in età medievale doveva segnare il confine del convento, ma è in parte rifacimento di mura preesistenti. La presenza lungo la cinta esterna di due contrafforti aveva già fatto ipotizzare l'esistenza di una porta. Sono state messe in luce anche imponenti strutture murarie in opera poligonale e in opera quadrata, il cui tracciato ha orientamenti vari, con funzione di terrazzamento; la tecnica costruttiva e i dati archeologici ne collocano la datazione alla fine del III sec. a.C. In età ellenistico-romana alle mura si addossarono strutture di abitato con opere di canalizzazione.
Attualmente il complesso monumentale ospita i reperti dell'insediamento paleolitico, individuato in località La Pineta, a NE della città. Gli scavi hanno portato alla luce superficì antropiche di eccezionale interesse, con resti faunistici e manufatti litici risalenti ad almeno 700.000 anni fa, ricostruite fedelmente su calchi in gesso del suolo originario. È in corso di allestimento il museo, con l'ampliamento di un preesistente Antiquarium, dove è conservata una notevole raccolta di elementi architettonici, sculture, bassorilievi, epigrafi provenienti dal centro abitato e dall'agro di I., che costituiscono una rilevante testimonianza di arte provinciale di età tardo-repubblicana e imperiale.
Nell'area prospiciente il nuovo edificio ospedaliero a Via S. Ippolito si è evidenziato un complesso monumentale romano: la presenza di strutture a carattere idraulico ne suggerisce la pertinenza a un impianto industriale o a un insediamento rustico. All'interno di strutture con paramento in opus mixtum è una grande vasca, collegata con un bacino di minori dimensioni, sopraelevato. Un vano con lato a esedra ha paramento in opera reticolata e laterizî e banchine perimetrali su suspensurae, sotto cui corre un condotto. Altri piccoli ambienti a pianta quadrangolare, contigui al precedente, sono delimitati da murature in cementizio, piuttosto irregolari. La planimetria di tali strutture si è evidenziata solo in parte; la tecnica edilizia risale all'età flavia, con fasi successive.
Nell'agro a SO di I., in località Quadrella, sono stati recuperati materiali archeologici a carattere funerario, conservati nel locale museo, mentre un'area sepolcrale è stata individuata alla confluenza dei fiumi Sordo e Carpino. La necropoli occupa una fascia ristretta, con una notevole densità di sepolture, delimitate da muretti e cippi terminali, non essendovi soluzione di continuità tra i recinti. Le tombe hanno un orientamento vario: sono per lo più del tipo a cappuccina con copertura e piano di deposizione costituiti da tegoloni; poche sepolture sono a incinerazione. Le deposizioni presentano scarsi oggetti di corredo: monete e rari oggetti di ornamento di bronzo, qualche balsamarlo di vetro, lucerne, vasi acromi di produzione locale. È stato rinvenuto anche il basamento di un mausoleo, in grossi blocchi squadrati di travertino. La necropoli fu in uso dal I al IV sec. d.C.
La presenza delle aree funerarie è da porre in relazione con la via romana proveniente da Venafro, che si distaccava dalla Via Latina. Sul fiume Sordo si conservano le spalle e le rampe di un ponte, a fornice unico, il cui impianto originario si data alla prima età imperiale, con rifacimenti successivi. Nella costruzione è notevole il reimpiego di materiali di spoglio della necropoli.
Nuovi studi sul terreno hanno consentito di definire il tracciato e la struttura del condotto dell'acquedotto sotterraneo, in parte scavato nella roccia, in parte costruito a volta con malta e grossi ciottoli calcarei, che dal III sec. a.C. assicurava l'approvvigionamento idrico alla città.
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