ISARGI
. Popolazione preistorica dell'Alto Adige, dello stesso ceppo dei Breuni, loro vicini a settentrione, immediatamente prima dei quali figurano nel tropaeum Alpium di Torbia secondo l'indicazione di Plinio (Nat. hist., III, 20). La loro sede storica è da cercare nel corso medio e inferiore dell'Isarco (v.). L'identità del più antico nome del fiume Isaros in Strabone con Isera, centro di notevole importanza archeologica nel Trentino, presso Rovereto, basterebbe da sola a rendere probabile la provenienza di questa schiatta al pari dei Brixenetes, Breuni e Caenauni a ritroso dell'Adige. Se Isa è un toponimo prelatino molto diffuso nella zona iberica (Isa, Isas) e ligure (Isa, Isasca), il doppio suffisso + aro + ecos ha dei paralleli evidentissimi nel veneto-illirico; e un seriore ambientamento culturale del medio Isarco verso la civiltà illirica, fra l'800 e il 500 a. C., è archeologicamente comprovato. È probabile che il castelliere di Sabiona (Chiusa) sia stato abitato già nel periodo eneolitico; stanziamenti del periodo del bronzo furono rinvenuti a Fiè presso Castelrotto e nei dintorni di Bressanone. Con la campagna di Druso (15 a. C.), anche gl'Isarci furono sottomessi e incorporati alla Rezia, il cui confine meridionale nella valle dell'Isarco correva a Sublavione presso Colma. È probahile che la via Claudia Augusta che percorreva la valle sia stata preceduta da una più antica risalente al padre di Claudio, Druso; essa assunse particolare importanza dopo il riassetto definitivo di Settimio Severo.
La romanizzazione degl'Isarci si svolse lentamente, senza deduzione di colonie, senza stazioni militari. Centri stradali erano Sublavione, Sabiona con diversi ritrovamenti romani e monete da Tiberio a Costanzo (337-350) - le iscrizioni a Iside e Mitra provengono da Ponte all'Isarco - e Vipitenum che probabilmente apparteneva però al pago dei Breuni. Fra Sublavione e Vipitenum non indicano stazioni né l'Itinerarium Antonini né la Tabula Peutingeriana. La più antica chiesa cristiana è nell'originario centro dell'episcopato bressanonese, Sabiona; qui furono scoperti resti di una cappella cristiana che risale al periodo 400-450. La tradizione sulle origini del vescovado dei Breuni e Isarci è poco attendibile; un vescovo Materninus è documentato negli atti del sinodo di Grado (anno 572-77). Durante il periodo longobardico gl'Isarci appartennero fino al 590 (Ingenuinus è vescovo longobardo) al ducato tridentino, ma passarono nel 592 alla dipendenza dei Baiuvari. Ha luogo col nuovo ambientamento politico una nuova espressione per Isarci e valle dell'Isarco (natio Noricorum, vallis Norica).
Bibl.: A. Egger, in Schlern, VI (Bolzano 1925), fasc. 9°; ibid., VIII (1927), pp. 208-211; in Archivio dell'Alto Adige, XXIII (1928), pp. 73-93; W. Cartellieri, Die römischen Alpenstrassen, supp. XVIII del Philologus, 1926, pp. 45-56; G. Merhart, in Wiener praehistor. Zeitschrift, XIV (1927), pp. 65-118; R. Heuberger, Von Pons Drusi nach Sublavione, in Klio, XXIII (1929), pp. 24-73; id., Das Eisackthal im Altertum, in Schlern, XI (1930), pp. 352-358; A. Egger, p. 223 segg.: C. Battisti, Popoli e lingue dell'Alto Adige, Firenze 1931, pagine 31-54.