GHIRON, Isaia
Nacque a Casale Monferrato il 17 dic. 1837 da Elia Vita e da Rosa Sacerdote.
Compiuti gli studi universitari a Torino e a Napoli, ove seguì i corsi di L. Settembrini, il G. combatté nella guerra del 1859. Intraprese, quindi, la carriera amministrativa come addetto ai gabinetti dei ministri della Pubblica Istruzione P.S. Mancini, C. Matteucci e M. Amari. Iniziato da quest'ultimo agli studi orientali, il G. si concentrò, soprattutto negli anni Settanta, sull'epigrafia e la numismatica arabe (nel 1888 sarebbe entrato nel consiglio redazionale della Rivista italiana di numismatica). Nel 1874, a Milano, fondò la Rivista italiana di scienze, lettere ed arti, alla quale assegnava un ruolo di diffusione e mediazione culturale analogo a quello che "nel vivere sociale" svolge la borghesia, "nerbo delle nazioni" (Programma, p. 3). Finalità divulgative il G. attribuiva anche al lavoro di storico cui si era avviato nel 1862, quando aveva istituito a Palermo - ove in veste di segretario di G. Pallavicino era stato testimone della spedizione garibaldina che diede luogo ai fatti di Aspromonte - una scuola pubblica di storia italiana. Lezioni di storia aveva tenuto, nello stesso anno, a Torino, all'Associazione generale di mutuo soccorso ed istruzione degli operai.
Il G. fu tra i soci fondatori e segretario (1877-81) della Società storica lombarda. Curò la redazione del Bollettino di critica bibliografica dell'Archivio storico lombardo, su cui, nelle Aggiunte e correzioni al Muratori e al Grevio, pubblicò un manoscritto inedito della Braidense (la Historia de situ Ambrosianae urbis di G. da Cermenate).
Monarchico moderato, si soffermò in più occasioni su Vittorio Emanuele II (Il primo re d'Italia, Milano 1878; Vita di Vittorio Emanuele II narrata da un maestro di scuola, ibid. 1882) che considerava il principale artefice della concordia da cui era nata l'Unità nazionale. Nel valutare complessivamente il contributo dei Savoia il G. si schierò con gli storici che, sulla scia di C. Balbo, tentavano di rettificare i duri giudizi correnti su Carlo Alberto, ritenendo che questi, seppure senza raggiungerlo, aveva sempre perseguito l'obiettivo dell'indipendenza. È plausibile che su tale giudizio abbia fortemente influito il decreto di emancipazione concesso da Carlo Alberto agli ebrei (25 marzo 1848) che il G., egli stesso ebreo, ricordava più volte con toni encomiastici.
Nell'incitare i suoi correligionari a "mostrarsi degni delle generali riforme", partecipando più attivamente alla vita politico-culturale del nuovo Stato e liberando l'ebraismo stesso dai "difetti nati colla schiavitù" (Un ricordo israelitico, Casale 1856, pp. 15, 47), il G. ribadiva la necessità di conservare la tradizione, affiancando le scuole pubbliche alle scuole ebraiche.
Che nel G. ideali risorgimentali e radice culturale ebraica si fecondassero reciprocamente senza tendenze assimilatorie, lo dimostra l'attenzione che, all'interno dei testi biblico-talmudici, egli dedicò ai valori da lui ritenuti fondamentali per la realtà storico-politica del momento, in particolare la concezione educativa ed etica della memoria storica. Da una parte il G. tratteggiava, quindi, una breve storia degli ebrei di Casale - segnalando l'urgenza di una storia globale degli ebrei italiani - allo scopo di mostrare che ignoranza e fanatismo sono universalmente causa di odio e persecuzioni. Dall'altro raccoglieva e tramandava testimonianze sui martiri del Risorgimento, nella convinzione che la loro storia racchiudesse in sé sola "quasi tutta la storia d'Italia" e insegnasse agli Italiani come conservare la patria "libera, indipendente ed una, dagli esterni come dagli interni nemici" (I benemeriti dell'indipendenza e dell'Unità d'Italia. Biografie, Milano 1877, pp. 5 s.). Riteneva infine un dovere morale riconoscere l'importanza dell'operato di G. Mazzini, pur criticandone aspramente le ostinate convinzioni repubblicane e i metodi rivoluzionari.
Nel 1884 il G. fu, per volere del ministero, membro della commissione incaricata del catalogo della Mostra del Risorgimento nazionale tenutasi a Torino. Su consiglio del ministro della Pubblica Istruzione G. Baccelli, curò, nello stesso anno, la pubblicazione a Torino di una selezione del Diario in cui N. Roncalli aveva narrato la cronaca di Roma dal 1849 al 1870, facendola precedere da uno studio storico sull'Idea di Unità italiana in Roma, compilato insieme con R. Ambrosi De Magistris. Nel 1888 succedette ad A. Coppi nella prosecuzione degli Annali d'Italia di L.A. Muratori raccogliendo in tre volumi (Milano 1888-90) gli eventi dalla proclamazione dell'Unità al 1870. L'opera fu interrotta dalla morte del Ghiron.
Il G. si distinse soprattutto per la sua attività di bibliotecario. Preso servizio nel 1865 alla Biblioteca nazionale di Brera a Milano, fu trasferito nel 1882 a Roma alla Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele II, dove fondò la raccolta di memorie sul Risorgimento. Fu quindi chiamato dal ministro M. Coppino a dirigere la Braidense (1884-89). Negli ultimi anni presiedette una commissione incaricata di studiare le modifiche all'ultimo regolamento delle biblioteche.
Il G. aveva una concezione alta e complessa del ruolo di bibliotecario per il quale, a suo avviso, erano necessarie una profonda cultura, adeguate conoscenze del proprio tempo, creatività e competenze politico-amministrative. In polemica con i bibliotecari contemporanei, bibliofili eruditi, ancorati a una cultura retriva e pedante, il G. proponeva un piano di riforme aderente alla politica degli ultimi ministri e ispirato ai più importanti modelli europei e americani. Riteneva necessario creare una rete di coordinamento tra le biblioteche, distinguendole per importanza, per il carattere generale-enciclopedico o specialistico, per le finalità di alta cultura o scolastico-divulgative, in modo da distribuire coerentemente tra di esse i finanziamenti e gli acquisti (Dei lettori delle Biblioteche nazionali e di alcuni mutamenti necessari ad esse, in Rivista europea. Rivista internazionale, X [1878], pp. 514-528).
Nell'attuazione di tali obiettivi fu assiduamente impegnato il G. durante la sua "prefettura" alla Braidense, lasciata dalle gestioni precedenti in gravi condizioni di disagio e arretratezza. Ottenne un aumento del sussidio governativo e contributi dal Comune, dalla Provincia, dalla Cassa di risparmio e persino da molti privati. Estese l'orario d'apertura, incrementò le accessioni di opere moderne e di importanti collezioni private, come quella di storia italiana dell'Ottocento di G.P. Vieusseux (1885) e quella di testi talmudici dei fratelli M., E. e A. Lattes (1888). Nel 1886 inaugurò una sala Manzoniana, destinata a raccogliere tutte le opere edite e inedite, gli autografi, i manoscritti e gli epistolari di G. Manzoni. Ad essa il G. intendeva accostare una sala Muratoriana, per la quale lavorò assiduamente fino alla morte. Pubblicò il catalogo dei manoscritti halleriani e di storia lombarda. All'unica sala di lettura esistente affiancò, nel 1886, una sala riservata agli studiosi, dove circa 6000 opere di consultazione erano disponibili a scaffale aperto. Favorevole al decreto Bonghi (25 nov. 1869) che aveva introdotto limitazioni alla consultazione e all'ammissione, la politica del G. fu contraddistinta da uno sforzo di mediazione tra l'esigenza generale di divulgazione culturale e il proposito di restituire a Brera l'antico ruolo di biblioteca di alta cultura.
Il G. morì a Milano il 18 luglio 1889.
Con una cerimonia commemorativa, il 12 giugno 1892, furono collocati a Brera un suo busto in bronzo e un'epigrafe elogiativa.
Fonti e Bibl.: Casale Monferrato, Arch. di stato civile della Comunità israelitica; F. Salveraglio, I. G., in Arch. stor. lombardo, XVI (1889), pp. 755-770 (alle pp. 761-770 l'elenco completo dei suoi scritti); G. Fumagalli, In memoriam. I. G., in Riv. delle biblioteche, II (1889), 16-17, pp. 76-78; F. Servi, Un illustre casalese, in Il Vessillo israelitico, XXXVI (1889), pp. 264-267; I. G. e la Biblioteca di Brera, in L'Illustrazione popolare, 4 ag. 1889, pp. 490, 492; C. Baravalle, In memoria di I. G. prefetto della Braidense, Milano 1892; G. Bédarida, Ebrei d'Italia, Livorno 1950, pp. 117, 151, 211; La Braidense. La cultura del libro e delle biblioteche nella società dell'immagine (catal., Milano), Firenze 1990, pp. 34, 36-38, 141 s.; C. Frati, Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX…, Firenze 1933, p. 428; Diz. del Risorgimento nazionale, III, s.v.; Enc. Judaica, VII, p. 547.