Huppert, Isabelle
Attrice cinematografica francese, nata a Parigi il 16 marzo 1955. Interprete preferita da Claude Chabrol, ha lavorato anche con i più importanti registi del cinema francese (da Betrand Tavernier a Jean-Luc Godard), di quello italiano (Marco Ferreri, Paolo e Vittorio Taviani, Mauro Bolognini) ma anche con importanti autori europei (da Andrzej Wajda a Claude Goretta) e statunitensi (da Michael Cimino a Curtis Hanson). Ha frequentemente portato sullo schermo personaggi ambigui, sofferenti e misteriosi, a volte sull'orlo della follia, caratterizzandoli con una recitazione istintiva che ne mette a nudo i sentimenti, le emozioni, i turbamenti. È stata premiata al Festival di Cannes come miglior attrice per Violette Nozière (1978) di Chabrol e La pianiste (2001; La pianista) di Michael Haneke, alla Mostra del cinema di Venezia con la Coppa Volpi per Une affaire de femmes (1988; Un affare di donne) e La cérémonie (1995; Il buio nella mente) e al Festival di Berlino (assieme alle altre attrici del cast) per 8 femmes (2002; 8 donne e un mistero) di François Ozon. Cresciuta in una famiglia borghese e trascorsa l'infanzia a Ville d'Avray, studiò poi all'Accademia d'arte drammatica di Versailles (ottenendo un premio per la sua interpretazione nella versione di Un caprice di A. de Musset) e lavorò in teatro con Antoine Vitez e Robert Hossein. Il suo esordio nel cinema avvenne con Faustine et le bel été (1971; I primi turbamenti) di Nina Companeez. Si fece successivamente notare in parti secondarie in film di Bertrand Blier, come per es. Les valseuses (1974; I santissimi) o di Tavernier, come Le juge et l'assassin (1976; Il giudice e l'assassino). Fu però con La dentellière (1977; La merlettaia) di Goretta, nella parte della protagonista, un'infelice parrucchiera anoressica, che cominciò a mettersi in luce con personaggi inquieti, che l'attrice sembra vivere e non solo interpretare. Sulla stessa linea si pongono l'insofferente ragazza che prima si prostituisce e poi vuole avvelenare i genitori di Violette Nozière, Anne Brontë in Les sœurs Brontë (1979) di André Téchiné, la borghese sedotta dal giovane perditempo che mette in crisi il suo matrimonio in Loulou (1980) di Maurice Pialat e la prostituta di Sauve qui peut (la vie) (1980; Si salvi chi può ‒ La vita) di Godard. È stata poi chiamata a Hollywood per far parte del cast di Heaven's gate (1980; I cancelli del cielo) di Michael Cimino, dove ha interpretato la tenutaria di una casa di tolleranza che seduce più di un cliente. Ha impersonato nuovamente una prostituta che muore di tisi in La storia vera della Signora dalle camelie (1981) di Bolognini, prima di essere diretta da Benoît Jacquot in Les ailes de la colombe e da Michel Deville in Eaux profondes (Acque profonde), entrambi realizzati nel 1981. È quindi tornata a lavorare con Tavernier in Coup de torchon (Colpo di spugna), sempre del 1981, e con Godard in Passion (1982), rispettivamente nei ruoli della cinica amante di un poliziotto e di un'operaia in lotta contro il proprio padrone; quindi è stata la protagonista di La truite (1982), il penultimo film diretto da Joseph Losey. L'anno successivo ha espresso con efficacia le personalità di una fragile donna ebrea segnata dalla guerra che viene attratta da un'altra donna in Coup de foudre (Prestami il rossetto) di Diane Kurys, ambientato negli anni Cinquanta, e di un'affermata attrice cresciuta tra una madre ninfomane e un padre attivista politico in Storia di Piera di Ferreri. Ha interpretato poi una ricca signora che non denuncia uno stupro al quale ha assistito per paura di uno scandalo in The bedroom window (1987; La finestra della camera da letto) di Hanson. Sempre nel 1987 è tornata a recitare in un film in costume nel ruolo di un'eroina letteraria in Les possédés (I demoni) di Wajda, ruolo che ha anticipato uno dei suoi personaggi più significativi, quello di Marie, una donna che durante il secondo conflitto mondiale pratica l'aborto clandestino per sopravvivere, in Une affaire de femmes. Ha quindi lavorato con Jacques Doillon (La vengeance d'une femme, 1990, La vendetta di una donna) e con Werner Schroeter (Malina, 1991) prima di caratterizzare, con essenziale intensità, Emma Bovary in Madame Bovary (1991) di Chabrol, altra riduzione cinematografica del romanzo di G. Flaubert. Sempre per il cineasta francese è stata una postina dall'equilibrio instabile in La cérémonie, una truffatrice che organizza i colpi con il suo socio in Rien ne va plus (1997) e un'industriale del cioccolato sposata con un concertista in Merci pour le chocolat (2000; Grazie per la cioccolata); in particolare in quest'ultimo film ha lasciato affiorare una sottile perfidia che richiama le caratteristiche di certi personaggi di Bette Davis. Proprio Chabrol ha saputo sfruttare al meglio la particolare ambiguità dell'attrice, catturando quello sguardo che sembra sempre sospeso tra dolcezza e malignità, quegli atteggiamenti apparentemente naturali che all'improvviso s'irrigidiscono, nonché quella sua istintività rapida e nervosa. In precedenza aveva anche interpretato un'ex suora autrice di racconti erotici che ospita un uomo senza più memoria in Amateur (1994) diretto da Hal Hartley, e Carlotta in Le affinità elettive (1996) di Paolo e Vittorio Taviani, riduzione dell'omonimo romanzo di J.W. von Goethe. Nuovamente per Jacquot era stata poi prota-gonista di L'école de la chair (1998) e di Pas de scandale (1999). Dopo La vie moderne (1999) di Laurence Ferreira Barbosa, ha impersonato due eroine del passato nei film in costume Saint-Cyr (2000) di Patricia Mazuy e Les destinées sentimentales (2000) di Olivier Assayas. Ha poi costruito un'altra figura dai tratti profondamente inquieti in La comédie de l'innocence (2000; Figlio di due madri) di Raul Ruiz e soprattutto quella di un'instabile insegnante di pianoforte condizionata dall'ossessiva presenza e dal controllo della madre in La pianiste di Haneke, prima di esibirsi, al limite di un appariscente virtuosismo, nella parte di una zitella in 8 femmes.
Isabelle vue par…, interviews et photographies recueillies par M. Ruscart, Paris 1989.