TEOTOCHI ALBRIZZI, Isabella
La "saggia Isabella", come piacque chiamarla a I. Pindemonte, che, entrato in relazione con lei, la circondò per tutta la vita di tenera amicizia e la cantò col nome di Temira, nacque, dal conte Antonio Teotochi, nel 1760 a Corfù; morì a Venezia il 27 settembre 1836.
Andò a Venezia nel 1776 già sposa, contro voglia, allo storico del commercio dei Veneziani Carlo Antonio Marin, sopracomito di galea, quindi membro di Quarantia, brutto, non ricco, attempato. Annullato l'infelice matrimonio, Isabella sposò segretamente, nel 1796, l'inquisitore Giuseppe Albrizzi (morto nel 1812). Il suo salotto a Venezia fu uno dei più e dei meglio frequentati. L'affabilità naturale, il pronto ingegno, la grazia dell'aspetto, le attirarono le più alte e inviziate simpatie; caldissimamente l'ammirò il Canova, del quale illustrò le Opere di scultura e di plastica (Pisa 1831, voll. 4). Di alcuni fra i suoi illustri amici e ammiratori scrisse anche i Ritratti (ultima ed., Pisa 1826), quali del Pindemonte, del Canova, del Foscolo, del Cesarotti, dell'Alfieri (di cui difese la Mirra contro le critiche dell'abate Arteaga), del Byron, che l'aveva già chiamata la "Staël Veneziana"; essi le valsero il titolo di "epigrammatica" dal Giordani. Maestra di arti amorose al Foscolo, accese non pochi altri amori.
Bibl.: V. Malamani, I. T. A., i suoi amici, il suo tempo, Torino 1883; E. Masi, Il salotto d'I. A., in Parrucche e sanculotti nel sec. XVIII, Milano 1886, p. 209 segg.; M. Pedrina, Ignoti amori della "saggia" Isabella, Ivrea 1925.