CASTRIOTA SCANDERBEG, Isabella
Nacque a Lecce il 1º sett. del 1704, da Alessandro e Irene Pieve-Sauli.
La famiglia paterna discendeva da Giorgio Castriota, detto lo Scanderbeg. Se Alessandro Castriota si era da poco inserito nella nobiltà leccese - a Lecce infatti era giunto da Copertino in compagnia del padre, Vitantonio, per sposare Caterina Giustiniani, di una delle più ragguardevoli famiglie locali -,la sua seconda moglie era una ricca creditiera di Gallipoli, che, oltre a renderlo padre per la prima valta, doveva soccorrere con la sua dote le finanze dissestate di casa Castriota e ricanfermarne i legami con la nobiltà salentina.
Appena otto giorni dopo il parto gemellare al quale la sola C. era sopravvissuta, morì di febbre puerperale anche la madre, lasciando la neonata sua erede universale. Quando perciò Alessandro Castriota, a meno di due anni dalla morte della seconda moglie, tornò a sposarsi con la romana Giuseppa De Torres, apparve irrevocabilmente definito il destino della figlia. La monacazione della C. avrebbe infatti restituito a colui, che se ne era sentito ingiustamente defraudato da un testamento irriguardoso, i beni dei Pieve-Sauli. Tanto più che ben presto il terzo matrimonio si rivelò prolifico, con la nascita anche di due maschi, Francesco Paolo e Vitantonio.
Nel gennaio del 1715 la C. entrò dunque nel convento di S. Chiara, a Gallipoli, dove l'aveva voluta uno zio materno, Giambattista Pieve-Sauli, ultimo superstite della famiglia. Quest'uomo, ricchissimo e senza figli, non intendeva soltanto sottrarre in questo modo la nipote alla cattiva fama dei conventi leccesi, ma aveva altresì maturato il disegno di provvedere personalmente alla sua sistemazione matrimoniale, allo scopo di assicurare una discendenza alla famiglia che altrimenti si sarebbe estinta con lui. Il matrimonio fu concluso, all'insaputa della sposa, con il barone Filippo Guarini, sessantenne feudatario di Tuglie, e la cerimonia fu celebrata in casa di Giambattista Pieve-Sauli, allora sindaco della cittadina, l'11 dic. 1720.
La generosità dell'anziano sposo non fu sufficiente a ripagare la C. della delusione subita, che trovò sfogo solo in reiterate lamentele rivolte epistolarmente ai parenti. Tranne però per i brevi periodi trascorsi a Lecce e a Gallipoli, la futura poetessa rimase sette anni, dai suoi sedici ai ventitré, accanto a un marito troppo diverso da lei per età e inclinazioni. Questa situazione cessò soltanto con la separazione di fatto tra i due coniugi, accordata dal comprensivo barone a patto che la C. si ritirasse nel Conservatorio di S. Anna in Lecce.
Nel 1732, senza compromettere i suoi rapporti con il marito, che continuò a provvedere largamente ai suoi bisogni, ma comprando a caro prezzo il consenso del padre e perdendo i favori dello zio, la giovane donna abbandonò il Conservatorio, dove aveva trascorso anni fertili di studi e di scoperte intellettuali, e fece il suo ingresso nella società colta leccese suscitando curiosità e pettegolezzi. Ascritta all'Accademia degli Spioni, che si muoveva tra i riccheggiamenti arcadici e le suggestioni cartesiane, si legò sentimentalmente a una singolare figura di letterato, Pietro Belli.
Alla morte del Guarini, l'unione poté finalmente essere ratificata dal matrimonio, celebrato il 22 giugno del 1741, grazie alla consueta generosità del barone, che ricordò anche nel suo testamento la moglie che lo aveva lasciato.
Oltre alla nascita di due figlie, Raimondina nel 1742 e Irene Caterina nel 1745, va ricordata in questo periodo la partecipazione della C. insieme con il marito all'Accademia tenuta in casa del sindaco di Lecce Angelantonio Paladini in onore di Carlo di Borbone (Raccolta in onore di Carlo III di Borbone, Lecce 1743), in occasione della quale recitò un componimento in versi che dimostra la sua scarsa originalità come poetessa, largamente debitrice di un ambiente provinciale tardivamente arcadico. A qualche anno dopo risalgono la minacciata carcerazione per debiti del Belli, incorreggibile dissipatore delle sostanze proprie e di quelle della moglie, e la morte di Giambattista Pieve-Sauli, avvenuta nel 1748.
La delusione arrecatale dall'apertura del testamento dello zio, che nonostante il recente riavvicinamento le aveva preferito un altro nipote, precedette di poco la morte della C., avvenuta a Lecce il 4 marzo 1749.
Bibl.: C. Villani, Scrittori e artisti pugliesi antichi, moderni e contemp.,Trani 1904, p. 1234; N. De Simone-Paladini, Due poeti nel travagliato 1700 salentino, in Rinascenza salentina, IX (1941), pp. 65-89, 129-159.