ANDREINI, Isabella
Attrice famosissima, letterata e poetessa di non mediocre valore per i suoi tempi, nacque a Padova nel 1562 dalla famiglia veneziana dei Canali, e si mostrò sin da tenera età inclinata allo studio e particolarmente disposta al teatro. Aveva appena imparato a leggere, quando si diede a comporre la favola pastorale Mirtilla, che, ripresa e pubblicata più tardi (Verona 1588), fu tenuta per il suo capolavoro, con tutto che fosse in realtà ben povera cosa. Si occupò anche di studî filosofici: ma più e meglio progredì in poesia (Rime, Milano 1601, Parigi 1603, Milano 1605), e ne riscosse applausi universali, fin dal Tasso, dal Chiabrera, dal Marini. Andata sposa a Francesco Andreini (1578), fu, accanto a lui, gloria principale della compagnia Comica de' Gelosi, nella quale sostenne la parte di prima donna innamorata, dando origine, per la spiccata personalità della sua incarnazione, al tipo d'Isabella nel teatro italiano. Applauditissima in Italia e in Francia, fu onorata dalla benevolenza e protezione di Vincenzo I di Mantova, di Carlo Emanuele I di Savoia, di Enrico IV, non soltanto per la singolare perizia nell'arte sua cui contribuivano mirabilmente bellezza fisica, gentilezza e maestria nel canto e nella musica, ma anche per la vita sotto ogni riguardo irreprensibile. Morì a Lione, ritornando con la compagnia da Parigi nel 1604. In suo onore fu allora coniata una medaglia, e il marito dettò per lei due epitaffî latini e ne raccolse e pubblicò alcune scritture (Lettere, Venezia 1607; Frammenti d'alcune scritture, Venezia 1616).
Bibl.: F. e C. Parfaict, Histoire de l'ancien théâtre italien en France, Parigi 1753 (a p. 4 segg. poesie francesi in lode di I. A.); Moland, Molière et la comédie italienne, Parigi 1867 (a p. 100 è riprodotta la medaglia commemorativa dell'A.); C. Ruelens, Erycius Puteanus et Isabelle Andreini, Anversa [1889]; J. Cousin, Une scène des Gelosi: Isabella Andreini et sa troupe (Tableau du Musée Carnavalet), in Bulletin des Musées, n. 2, 15 marzo 1890; U. Falena, Isabella Andreini, in Rass. nazionale, 16 maggio 1905; e le opere di F. Bartoli, A. Bartoli, Baschet, Solerti, D'Ancona, Bevilacqua, Rasi, citate nei due articoli precedenti.