irrazionalismo
Termine utilizzato per indicare le varie forme che nella storia del pensiero ha assunto la polemica contro la ragione intesa come facoltà che procede per distinzioni, definizioni e deduzioni con l’intento di dare una sistemazione coerente, ‘razionale’, del conosciuto. Va rilevato che spesso – soprattutto in sede polemica – la parola si è caricata di significati diversi, in rapporto al diverso valore dato ai termini ragione, intelletto, razionalità, e così via. Ma, più in generale, alcuni studiosi hanno sottolineato il fatto che la storia dell’i. attraversa tutta la storia del pensiero, in quanto essa accompagna, quale moto di reazione, le più orgogliose affermazioni della ragione: nel mondo greco antico, alle filosofie di Platone e di Aristotele succedono la dissoluzione operata dagli scettici e le aspirazioni mistiche del Neoplatonismo; nel Medioevo, al razionalismo cristiano si oppongono il credo quia absurdum e l’amo ut intelligam; nell’età moderna, al cartesianesimo le raisons du coeur di Pascal; all’Illuminismo, il protoromanticismo di Rousseau e poi il movimento romantico; alla filosofia critica di Kant, ispirata al pensiero scientifico, i diritti del sentimento immediato fatti valere da Jacobi e la ribellione anti-intellettualistica di Nietzsche; al panlogismo hegeliano, la sofferta meditazione di Kierkegaard (alla quale si riconnetterà l’esistenzialismo nelle sue varie correnti) e il volontarismo di Schopenhauer; alle affermazioni del positivismo e dello scientismo l’esigenza intuizionistica (Bergson, Le Roy) e i criteri fatti valere dal pragmatismo angloamericano (James, Royce, ecc.). In questa direzione l’i. è stato rivalutato da alcuni storici come un richiamo necessario alle manifestazioni concrete della vita e dello spirito, contro le grandi costruzioni filosofiche che pretendono di fornire la chiave di tutta la realtà e di esaurirla interamente nei loro quadri concettuali.