IRIDE
(῏Ιρις, Iris). − Messaggera degli dèi e personificazione dell'arcobaleno, che secondo Esiodo (Theog., vv. 265, 780) era figlia di Taumante e dell'oceanina Elettra. La dea, dal nome di incerta etimologia, è una figura del mondo mitico greco, ma non fu venerata dai Greci eccetto che nell'isola di Ecate presso Delo, forse per l'aiuto che I. aveva dato in quel luogo a Latona partoriente.
Già nella tradizione omerica I. appare come messaggera e le vengono attribuite le ali per indicare la rapidità con cui esegue gli ordini di Zeus e di Hera, con cui cioè reca i comandi divini agli altri dèi. Si tratta quasi sempre di disposizioni da seguire e non di consigli. Anzi, secondo i commentatori dell'Iliade, I. porta solo i messaggi funesti, mentre quelli propizî sono recati da Hermes, al quale la dea cede, nel V sec., i compiti di araldo, trasformandosi in fedele ancella di Hera. In Omero era chiara la distinzione fra I. messaggera degli dèi e I. personificazione dell'arcobaleno, collegato sempre a un presagio di sventura; si ha una fusione dei due concetti in Esiodo e nella tradizione letteraria romana.
I. impersonante l'arcobaleno non è stato un soggetto sfruttato nelle arti figurative: tuttavia in una metopa del primo thesauròs dell'Heraion del Sele (570-560 a. C.) vi è la raffigurazione, nello schema della corsa in ginocchio, della messaggera alata, con calzari alati e recante tra le mani il disco solare che, secondo gli antichi, era in rapporto con l'arcobaleno (fig. 261). Come portatrice del sole, secondo uno schema creato in Grecia con elementi derivati dall'Oriente, I. figura su di uno specchio etrusco di Berlino, e su uno scaraboide della Collezione Beazley, dove è raffigurato anche il caduceo tipico degli araldi, anche se non è esclusivo di Iride.
Mancano nondimento attributi costanti e certi: la dea è alata ma non sempre, ha il caduceo, calzari alati, vesti svolazzanti per la rapidità del volo. Ciò si deve forse al fatto che I. compare in scene e in episodî già noti dalla tradizione letteraria e non bisognevoli di ulteriori chiarificazioni. In alcuni casi si indulge in elementi caratterizzanti, come sulla Zèkythos a figure nere del Louvre (MNB 912), dove I. ha nelle mani il caduceo e una tavoletta con nastri esemplificante, quasi, il suo ufficio. Le iscrizioni sono di valido aiuto nelle scene generiche (v. hydrìa a figure nere del Louvre con I. fra due quadrighe affrontantisi) e sono frequenti specie nella ceramica a figure nere a cominciare dal vaso François, dove la figura di I. senz'ali apre il corteo nuziale di Peleo.
Raramente è presente nelle scene di gigantomachia della pittura vascolare, in quanto che gli dèi partecipano direttamente alla lotta e non serve loro una messaggera (v. unico esempio: skýphos G. 66 del Louvre). Assiste alla nascita di Atena su una hydrìa a figure rosse del Cabinet des Médailles di Parigi, con le mani alzate in senso di meraviglia. Su alcuni rilievi fittili locresi e tarantini I. alata e con lunga veste, traina il carro su cui Afrodite emerge dal mare, assieme a Zefiro, a cui aveva generato Eros, secondo Alceo (frg. 13 B; Plut., Erot., 20). Accompagna come araldo, in alcune pitture vascolari, le tre dee al giudizio di Paride; riporta Elena a Menelao, a cui secondo i Canti Ciprii e Apollodoro (Epit., iii, 6), aveva comunicato il ratto di Paride. Su una Zèkythos a figure nere di Cracovia, I. alata e con caduceo si presenta ad Achille per ordinare la fine dello scempio del cadavere di Ettore e in una kýlix a figure rosse di Oltos annuncia all'eroe greco la morte di Patroclo. Come unica figura divina della grande kýlix da Spina del Pittore di Pentesilea, I. alata sta per far cessare il combattimento tra Aiace ed Ettore. Senz'ali, forse perché corrisponde alla figura di Eros, si trova nella scena di Hypnos, Thanatos e Memnon della kýlix a figure rosse E 12 del British Museum. Comunica ad Atlante nel giardino delle Esperidi le disposizioni di Zeus su uno stàmnos a figure rosse di Leningrado.
Numerose volte appare accanto a Zeus, a Hera o ad entrambi. Vicino al re degli dèi è raffigurata anche in una metopa N del Partenone: I. alata, in corto chitone, calzari alati, con caduceo riceve da Zeus la decisione della condanna dei Troiani. Essendo dubbia l'identificazione di I. nella figura accanto a Hera del fregio E e nella statua del frontone orientale (v. fidia) resta nel complesso partenonico un'altra opera raffigurante la divina messaggera. Nel frontone O dietro la quadriga di Posidone vi era I., di cui il torso, ora a Londra, ha una corta veste dal panneggio ricco di effetti pittorici. Sempre espletando il suo compito di araldo, I. annunciava agli dèi lo svolgersi dei combattimenti degli Ateniesi sul lato E del fregio del tempio di Atena Nike (v. atene).
Il passaggio dei poteri da I. a Hermes è documentato in alcune rappresentazioni vascolari, in cui I. porta Hermes fanciullo sull'Olimpo: su una lèkythos a figure nere di Baltimora la dea ha una cista in mano, al posto del solito caduceo, che su di uno skýphos frammentato di Tubinga è retto dal fanciullo. Continua tuttavia a essere rappresentata come ancella e messaggera di Hera, tema sfruttato anche in epoca romana nel dipinto pompeiano della Casa del Poeta Tragico, dove I. conduce a Zeus la sposa divina.
Un motivo che ebbe particolare fortuna nella ceramica fu quello di I. assalita dai sileni, mentre porta agli dèi parte degli animali sacrificati in loro onore. Si era pensato ad una ispirazione dal dramma satiresco Iris di Acheo, ma erroneamente in quanto le documentazioni figurate precedono l'opera del poeta. Tale soggetto, originale e umoristico, trattato in maniera efficace dal Pittore di Brygos (v.), ebbe una variante in uno skýphos frammentato di Firenze, nel quale I. è assalita da Centauri.
Pure il pittore Aristeides (Plin., Nat. hist., xxxv, 145) eseguì un quadro in cui era rappresentata Iride. Tuttavia mancano elementi per stabilire quale tipologia presentasse la dea, anche se si è supposto, dallo Pfuhl, che avesse le ali iridescenti.
Monumenti considerati. − Metopa del primo thesauròs dell'Heraion del Sele: P. Zancani-Montuoro, in Heraion alla foce del Sele, ii, Roma 1954, pp. 87, 237 ss., n. 20, 248 s., fig. 51, tavv. lxi, lxxxi (ivi gli altri monumenti ricordati). Lèkythos a figure nere MNB 912 del Louvre, attribuita al Pittore di Diosphos: C. H. E. Haspels, Attic Black-figured Lekythoi, Parigi 1936, p. 235, n. 76, tav. 38, 4. Hydrìa a figure nere F 297 del Louvre, attribuita alla cerchia del Pittore di Priamos: C.V.A., France, ix, Louvre, 6, iii H e, tav. 71, 6; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 333. Vaso François: E. Pfuhl, Malerei u. Zeichn. der Griechen, Monaco 1923, fig. 217; J. D. Beazley, op. cit., p. 76, n. 1. Gigantomachie: F. Vian, La guerre des Géants, Parigi 1952, p. 54. Skýphos a figure rosse G. 66 del Louvre, attribuito al Pittore di Nikosthenes: E. Pottier, Vases antiques du Louvre, Parigi 1901, p. 149 s., tav. 96; J. D. Beazley, Red-fig., p. 99, n. 18. Hydrìa a figure rosse 444 del Cabinet des Médailles di Parigi, attribuita al gruppo del Pittore di: Nausicaa; E. Pfuhl, op. cit., fig. 518; J. D. Beazley, Red-fig., p. 388, n. 4. Nascita di Afrodite: E. Simon, Die Geburt der Aphrodite, Berlino 1959, pp. 36 ss.; 106, n. 22, figg. 13-14, 22. Giudizio di Paride: C. Clairmont, Das Parisurteil in der antiken Kunst, Zurigo 1951, pp. 111, 35 K 72, 55 K 168. Anfora a figure rosse del British Museum (95, 10-31, 1), con Elena e Menelao: C.V.A., Great Britain, iv, British Museum, 3, iii 1 c, tavv. 4, 1; 12, 4; J. D. Beazley, Red-fig., p. 398, n. 61. Lèkythos a figure nere di Cracovia (1245), attribuita al Gruppo di Leagros: C.V.A., Polonia, ii, Cracovia, tav. 6, 2 a-b; J. D. Beazley, Black-fig., 1956, p. 380, n. 291. Kýlix a figure rosse di Berlino (2264), attribuita a Oltos: J. C. Hoppin, Red-fig., ii, p. 249; J. D. Beazley, Red-fig., p. 38, n. 48. Kýlix a figure rosse di Ferrara (T. 18 C. v. P.), attribuita al Pittore di Pentesilea: N. Alfieri, Grande kýlix del pittore di Pentesilea con ciclo teseico, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, n. s., viii, 1959, p. 59 ss., figg. 5, 32. Kýlix a figure rosse del British Museum (E 12), attribuita al Pittore di Nikosthenes: J. C. Hoppin, Red-fig., ii, p. 291; J. D. Beazley, Red-fig., p. 101, n. 3. Stàmnos a figure rosse di Leningrado (640), attribuito al Pittore di Providence: S. Reinach, Rép. Vases, i, p. 301; J. D. Beazley, Red-fig., p. 433, n. 41. Metopa del Partenone: C. Praschniker, Parthenonstudien, Vienna 1928, p. 31 ss., figg. 22-24, 85. Fregio E del Partenone: Ch. Picard, Manuel, ii, p. 462, fig. 191 a. Frontone orientale del Partenone: G. Becatti, Problemi fidiaci, Milano 1951, p. 102. Frontone occidentale del Partenone: id., op. cit., p. 102, tav. 61, fig. 180; F. Brommer, Zur Iris des Parthenon-Westgiebels, in Festschrift B. Schweitzer, Stoccarda 1954, pp. 181-184, tav. 39. Fregio del tempio di Atena Nike: C. Blümel, Der Fries des Tempels der Athena Nike, Berlino 1923, tav. i, n. 22. Lèkythos a figure nere di Baltimora: C.V.A., USA, iv, Coll. Robinson, i, tav. xxxviii, 7; C. H. E. Haspels, op. cit., p. 235, n. 67. Skýphos a figure rosse di Tubinga (E 106), attribuito a Polygnotos II: K. Watzinger, Griechische Vasen in Tübingen, Tubinga 1924, tav. 28; J. D. Beazley, Red-fig., p. 517, n. 26. Dipinto della Casa del Poeta Tragico di Pompei: K. Schefold, Pompejanische Malerei, Basilea 1952, tav. 49. I. assalita dai sileni: F. Brommer, Satyrspiele, Berlino 1944, p. 69 s., un. 28-34; p. 70, n. 36. Kýlix a figure rosse del British Museum (E. 65), attribuita al Pittore di Brygos: Furtwängler-Reichhold, tav. 47; J. D. Beazley, Red-fig., p. 247, n. 13. Skýphos a figure rosse di Firenze (4118), attribuito al Pittore di Kleophrades: J. D. Beazley, Kleophradesmaler, n. 76, tavv. 23, 4; 31; J. D. Beazley, Red-fig., p. 128, n. 90. Aristeides: Plin., Nat. hist., xxxv, 145; E. Pfuhl, op. cit., ii, p. 816.
Bibl.: Opere generali: M. Mayer, in Roscher, II, 1890-94, cc. 320-357, s. v.; L. Preller - C. Robert, Theogonie und Götter4, Berlino 1894, p. 497 s.; J. A. Hild, in Dict. Ant., III, 1900, p. 573 ss., s. v.; Renel, L'arc en ciel dans la tradition relig. de l'antiquité, in Revue de l'histoire des religions, 1902, p. 58 ss.; Weicker, in Pauly-Wissowa, IX, 2, 1916, cc 2037-2043, s. v.; H. Kenner, Flügelfrau und Flügeldämon, in Österr. Jahresh., XXXI, 19329, pp. 81-95, figg. 33-34; E. Simon, Opfernde Götter, Berlino 1953, p. 63 ss.; L. A. Stella, Mitologia greca, Torino 1956, p. 102 ss. Sul ratto di Elena: L. B. Ghali-Kahil, Les enlèvements et le retour d'Helène, Parigi 1955, p. 29. Su I. assalita dai sileni: Furtwängler-Reichhold, I, p. 240 s.; J. D. Beazley, in Journ. Hell. Studies, XXX, 1910, p. 57; C. H. E. Haspels, Attic Black-figured Lekythoi, Parigi 1936, p. 20; P. Zancani-Montuoro, in Heraion alla foce del Sele, II, Roma 1954, p. 158 ss.