Iride (Iri)
Figura mitica, figlia di Taumante e di Elettra, messaggera degli dei, in particolare di Giunone, era identificata già dagli antichi con l'arcobaleno.
L'identificazione è spiegabile, secondo il Buti, nel senso che si riteneva essere quell'arco la strada da lei percorsa per raggiungere la terra dal cielo (cfr. Ovidio Met. I 270 ss., XI 585-632, in partic. 589-591 " induitur velamina mille colorum / Iris, et arcuato caelum curvamine signans / tecta petit; Aen. IV 693 ss., V 606).
Nel poema dantesco i richiami a I. sono frequenti, tutti sotto forma allusiva o di perifrasi e sempre con significato metonimico di arcobaleno. In Pg XXI 50-51 l'arcobaleno, che rientra tra i fenomeni atmosferici esclusi dalla montagna del Purgatorio, è indicato come figlia di Taumante, / che di là cangia sovente contrade, con un'immagine nella quale la precisazione metereologica s'innesta con perfetta aderenza sul dato mitico: la mobilità di I. messaggera viene a identificarsi con gli spostamenti dell'arcobaleno che sulla terra appare in parti diverse, ma comunque sempre dal lato opposto al sole. Al contrario il richiamo mitologico è del tutto riassorbito dall'identificazione naturalistica in Pd XXVIII 32, dove I. è detta 'l messo di Iuno e nel significato metonimico di arcobaleno ha perduto anche l'attributo di figura mitica femminile.
Una reminiscenza mitologica affiora ancora in Pd XII 12 quando Iunone a sua ancella iube, con riferimento al formarsi dei due archi paralleli e concolori (v. 11), ossia del doppio arcobaleno cui D. paragona la doppia ghirlanda di beati nel cielo del Sole.
Il termine iri compare in un solo passo, ma con valore di nome comune, in Pd XXXIII 118 e l'un da l'altro come iri da iri / parea reflesso, dove D. ricorre di nuovo all'immagine del doppio arcobaleno, il cui secondo arco si credeva prodotto per riflessione dal primo, per rendere visivo il concetto del riflettersi del primo dei tre cerchi identificantisi con le tre persone della Trinità nel secondo: il cerchio riflettente che è il Padre nel cerchio riflesso che è il Figlio.
Manca ogni riferimento mitologico, in forma esplicita o allusiva, in altre due menzioni dell'arcobaleno: per rendere l'impressione coloristica delle sette scie luminose che lasciano dietro di sé le luci dei sette candelabri nella processione del Paradiso terrestre, in Pg XXIX 77-78 di sette liste, tutte in quei colori / onde fa l'arco il sole, D. si richiama ai sette colori dell'i. prodotti per un fenomeno di riflessione e rifrazione dei raggi solari; con precisione più puntuale il medesimo fenomeno è descritto in Pg XXV 91-93 E come l'aere, quand'è ben pïorno, / per l'altrui raggio che 'n sé si riflette, / di diversi color diventa addorno.