IRESIONE ('Εὶπεσιώνη)
Si chiamava così, presso i Greci, un ramo di alloro o di olivo, fasciato di bende di lana rossa o bianca, al quale si appendevano le primizie della raccolta e che si dedicava, in determinate feste dell'anno, alle divinità dispensatrici dei beni della terra, sospendendolo o alle porte delle case o a quelle dei templi. Si tratta di un rito di purificazione, sulla cui origine correvano diverse leggende: la più nota ne attribuiva l'istituzione a Teseo, che in tal modo avrebbe onorato Apollo Delio, dopo la vittoria sul Minotauro.
Col nome d'iresione si designava anche un canto, attribuito nell'antichità ad Omero (ed. Wilamowitz, Vitae Homeri et Hesiodi, Bonn 1916, p. 18 segg.), il quale l'avrebbe recitato il primo giorno di ogni mese, mendicando dinnanzi alle case dei ricchi: s'intende così come l'iresione sia potuta divenire in seguito (forse sotto l'influsso del verbo εὔρω "domando") una specie di "canto del questuante o del mendicante". Alcuno vede (Cessi) nel carme pseudo-omerico l'esempio del canto corale alternato fra il corifeo e le parti del coro nella celebrazione del rito.
Bibl.: C. A. Lobeck, Aglaophamus, Königsberg 1829, II, p. 1069 segg.; A. Mommsen, Heortologie, Lipsia 1864, pp. 194 e 273; L. Preller-C. Robert, Griech. Mythologie, Berlino 1887, p. 261 segg.; S. Reinach, in Daremberg e Saglio, Diction. des ant. gr. et rom., II, p. 497 segg.; O. Kern, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., V, col. 2135 seg.; C. Cessi, in Miscell. Flamini, Napoli 1931.