IPPOLITO
(῾Ιπποᾒλυτος, Hippolytus). − Figlio di Teseo e di una Amazzone (le diverse versioni tramandano i nomi di Melanippe, Ippolita e Antiope).
L'occupazione principale di I. era la caccia e altri esercizi violenti; sdegnò le offerte amorose che Fedra (v.), seconda moglie di Teseo, gli proponeva: da qui la falsa accusa di Fedra a Teseo di una tentata violazione da parte del figlio. Teseo si rimette a Posidone per una vendetta. I. viene inghiottito dai flutti, mentre cavalca sulle rive del mare, presso Trezene. Si narra anche che alle preghiere di Artemide, protettrice di I., Asklepios risuscità il giovane, che venne trasportato dalla dea in Italia, nel santuario di Ariccia, dove fu identificato con Virbius.
Pausania (x, 29, 3) ricorda la raffigurazione di Fedra tra le eroine dipinte nella Lesche a Delfi: il mito dello sventurato amore di Fedra e I. era quindi già conosciuto alla fine del V sec. a. C. Ripreso poi dai tragici, nella versione canonica è fissato con le due opere di Euripide. Tra le rappresentazioni figurative ricordate dalle fonti, della fine del IV sec. è un quadro del pittore Antiphilos (v.), con I. assalito da un toro (Plin., Nat. hist., xxxv, 114): i riflessi di questa pittura si son voluti vedere da un lato su un vaso proveniente da Ruvo, ora al British Museum, dall'altro su alcune urne etrusche che riportano la stessa scena. Un quadro con la raffigurazione della morte di I. è descritto da Filostrato Maggiore (v.) (Im., II, 4); e Procopio (4 = Boiss. 157) ricorda un ciclo di pitture a Gaza con scene relative al mito di I. e Fedra. Riguardo a rappresentazioni della statuaria, sappiamo che a Trezene erano un antico simulacro di I. ed una statua, opera di Timotheos, la quale, secondo Pausania (ii, 32, i ss.), pur raffigurando un Asklepios, era ritenuta I. dai Trezeni. Avremmo forse in questo caso la concezione di un I. barbato, contrariamente all'iconografia che si fissa in seguito di I. giovane e imberbe.
L'eco di figure statuarie rimane su gemme e monete, dove appare un tipo derivato da un archetipo policleteo. Un rilievo votivo della fine del V sec. della Collezione Torlonia è stato inteso come riferito al culto di I. in Atene. Non frequenti sono le rappresentazioni di I. e Artemide. La figura di I. connessa con quella di Fedra appare in varie pitture parietali, per lo più di provenienza pompeiana. Ancora più numerose sono le rappresentazioni di I. a caccia, o di I. davanti a Fedra, o della morte di I., su sarcofagi romani, tra cui: quelli di officina attica conservati l'uno nella cattedrale di Agrigento, l'altro al museo di Arles; quello rinvenuto nel mare di Tarragona (Spagna) e quello, edito recentemente, del Museo Naz. di Palermo. La frequenza della rappresentazione deriva in parte dalla popolarità che ebbe quel mito sia in Grecia che a Roma e, in parte, dal fatto che la morte precoce dell'eroe si prestava al simbolismo funerario.
La fonte per l'iconografia delle varie scene è, a parere del Robert, il secondo Ippolito di Euripide, e i sarcofagi si raggrupperebbero così in varie classi, secondo le scene che riproducono e il loro schema. Ma non si possono determinare in verità rigide suddivisioni e i varî schemi vengono liberamente trattati dai singoli artisti. Talvolta la scena si limita a poche figure, ma più spesso si presenta movimentata e ricca di particolari. In essa appare I. stante o seduto, nell'atto di conoscere la passione amorosa di Fedra, circondato dai compagni, impegnato nella caccia o nella sua preparazione, cavalcante, travolto dai flutti. Quest'ultima scena richiama, iconograficamente, lo schema della morte di Fetonte. Sono stati supposti modelli ellenistici: invero le numerose relazioni che intercorrono tra le scene scolpite su sarcofagi o dipinte, suggerirebbero la discendenza da modelli comuni. Su alcuni sarcofagi la figura di I. ha tratti fisionomici così individuali, da far ritenere che siano state ritratte le fattezze del defunto. Cronologicamente i sarcofagi si susseguono dal Il al IV sec. d. C.
Monumenti considerati. − Pitture di Gaza: P. Friedländer, Spätantike Gemäldezyklus in Gaza. Vaso da Ruvo: Brit. Mus. F. 279 = Arch. Zeit., 1883, tav. 5. Urne etrusche: H. Brunn - G. Körte, I rilievi delle urne etrusche, ii, Berlino 1890, tav. xxix ss. Gemme: A. Furtwängler, Gemmen, ii, tav. 10, 12, 28 e 42. Monete: Journ. Hell. St., 1885, tav. M 8. Rilievo Collezione Torlonia: Ch. Blinkenberg, Archaeol Studien, Copenaghen-Lipsia 1904, p. 48 ss. Pitture con I. e Artemide: E. Petersen, in Röm. Mitt., xiv, 1899, p. 93; A. Rumpf, Festschrift B. Schweitzer, Stoccarda 1954, p. 341. Pitture pompeiane: elenco completo in K. Schefold, Die Wände Pompejis, Berlino 1957. Sarcofagi: C. Robert, Sarkophagreliefs, iii, p. 164 ss.; Q. A. Mansuelli, Galleria Uffizi, Le Sculture, Roma 1958, p. 237, n. 255. Sarcofago ad Arles: J. B. Ward Perkins, in Journ. Rom. Studies, xlvi, 1956, p. 10 ss. Sarcofago a Palermo: V. Tusa, in Scritti in onore di G. Libertini, Firenze 1958, p. 141 ss. Sarcofago da Tarragona: A. García y Bellido, Esculturas Romanas de España y Portugal, Madrid 1949, p. 224, n. 253.
Bibl.: V. Puntoni, in Ann. Scuola Sup. Pisa, VII, 1884, p. 1 ss.; B. Sauer, in Roscher, I, p. 2684, s. v.; Eitrem, in Pauly-Wissowa, VIII, 1913, c. 1870, s. v. Hippolytos; K. Kerény, Hippolitos, 1936, p. 33 ss.