SCALZA, Ippolito
Scultore e architetto, nato a Orvieto circa il 1532, ivi morto il 22 dicembre 1617. Oscura la sua formazione. Dopo i monumenti di Bartolomeo (morto nel 1554) e Baldo Ferratini ad Amelia, fu, dal 1554, nel duomo d'Orvieto collaboratore di Simone Mosca e Raffaello da Montelupo (cappella della Visitazione, 1555, Apostoli per la facciata, 1555-56), ma il S. Sebastiano (destinato alla facciata, ora al Museo dell'Opera) ricorda, più che i loro modi, quelli, più accademici e sottilmente decorativi, dei perugini Giulio e Vincenzo Danti, facendo supporre rapporti con loro, peraltro non provati. Dopo altri lavori, nel 1567, alla morte del Montelupo, ottiene la carica di capomaestro del duomo, enumerando nella lettera di richiesta le sue abilità nei varî campi della plastica, dell'architettura civile, dell'idraulica, della costruzione degli organi. Si prosegue da allora, su suoi disegni, l'ornamentazione in stucco di tutte le cappelle e d'altre parti dell'interno e si conduce, dal 1578, la serie di statue in marmo per la navata (ora rimosse), cui egli contribuisce col S. Tommaso (1597), ora al Museo dell'Opera. Del 1579 è il bel gruppo della Pietà. Si ricordano, inoltre, il modello in creta per la mostra dell'organo (1582), progetti per la trasformazione della navata maggiore (Museo dell'Opera) e per un campanile (1597), e la direzione di molte parti decorative eseguite da altri.
Parallelamente si svolge la sua attività di architetto, ancora da ricostruire, di cui capisaldi sono, ad Orvieto, il progetto e l'inizio del palazzo Clementini (1567); quello delle finestre e altre parti del palazzo comunale (1573), progettato da A. da Sangallo il Giovane; il palazzo di Vincenzo Buzi poi dei Mercedarî (circa 1581) in forme memori del Sangallo e del Sanmicheli già attivi ad Orvieto, ma improntato nel portale (trasportato nel sec. XVIII, con due finestre, nel palazzo ora del Banco di Roma) a una minuziosa eleganza decorativa che richiama il perugino Galeazzo Alessi. Dà inoltre il disegno per compiere il palazzo Crispo architettato dal Sangallo (circa 1586); restaura l'antico Palazzo del popolo; attende ad altari per chiese, e a molte costruzioni civili dirigendo tutto un periodo dell'attività artistica in Orvieto.
Fuori di questa città lavora per Perugia (portale sud del Duomo, circa 1568); per Bolsena (porta Romana, 1574-98); e, richiesto di pareri per il compimento della chiesa della Consolazione a Todi (1584), vi attende fino al 1607, adoperandosi inoltre in questa città anche al Tempio del Crocifisso (circa 1594-1610, iniziato da Valentino Martelli nel 1592) e, forse, dirigendo a Ficulle la nuova chiesa parrocchiale (1605-10).
Lodovico, suo fratello, esercitò anch'egli la scultura e l'architettura, a Orvieto e a Perugia. L'altro fratello, Francesco, fu architetto e pittore.
Bibl.: G. Della Valle, Storia del duomo d'Orvieto, Roma 1791, p. 221 segg.; P. Zani, Encicl. metodica, XVII, Parma 1823, p. 92; G. K. Nagler, Künstler-Lexikon, XV, Monaco 1845, p. 65; M. Guardabassi, Indice-guida dei monun., ecc., Perugia 1872, passim; G. Milanesi, note a G. Vasari, Le Vite, Firenze 1878-85, V, p. 452 e VII, p. 577; L. Fumi, Il duomo d'Orvieto, Roma 1891, passim; P. Perali, Orvieto, Orvieto 1919, p. 207 e segg. e passim; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).