IPPOLITO Ferrarese
Scarse e frammentarie le notizie relative alla vita d'I., di cui restano sconosciute la famiglia e la data, anche approssimativa, di nascita. Di professione cantastorie, tenuto conto del nome e di accenni presenti nelle opere, è stato concordemente ritenuto originario del territorio di Ferrara, da dove (almeno per la prima metà del secolo XVI) provenne un cospicuo numero di cerretani, la cui fortuna consistette nel declamare versi e vendere stampe di composizioni originali e rimaneggiamenti in gran parte ispirati all'Orlando furioso e alle Rime di L. Ariosto.
Di tali espedienti si giovò anche l'arte d'I. che, a giudicare dalle date e dalle indicazioni di luogo dei testi editi a sua istanza, operò in diverse città dell'Italia centrosettentrionale (Pesaro, Venezia, Brescia, Perugia, Firenze, Lucca) limitatamente al quarto e a parte del quinto decennio del XVI secolo.
Al 1531 risale infatti l'anonimo Lamento di Fiorenza, che I. fece imprimere insieme con le ottave dell'Assedio, i Patti fra Clemente VII e i Fiorentini e un Capitolo di varie opinioni. V. Rossi descrisse il fascicolo identificandone l'unica copia nota con l'esemplare acefalo della Biblioteca nazionale Marciana di Venezia; l'opuscolo fu stampato a Pesaro, pochi mesi dopo la resa di Firenze alle truppe di Carlo V, quando era cioè forte l'eco degli avvenimenti, motivo per cui I. decise di imprimere i primi tre testi, includendo il Capitolo finale per riempire la carta rimasta bianca.
Al 1532 va ascritta l'Opera nova del superbo re di Sarza Rodomonte, edita a Venezia, sempre a istanza d'I., per Guglielmo da Fontaneto. Poemetto composto di settantanove stanze, seguito da poesie e da alcuni capitoli adespoti, ripropone l'episodio di Rodomonte all'inferno, già affrontato da P. Aretino nella Marfisa, tanto che Luzio (1880) giudicò inizialmente la stampa veneziana una "rabberciatura" dell'opera, originale solo per la dedica a Federico II Gonzaga. Intravvide in seguito nel testo "i due canti genuini della Marfisa, quali furon dapprima scritti dall'Aretino e da lui inviati al Gonzaga" (Luzio, 1888, p. 22). L'edizione, della quale si conserva un esemplare presso la Biblioteca dell'Accademia nazionale dei Lincei e Corsiniana di Roma, fu segnalata tra gli altri da G. Fumagalli (pp. 157 s.) che ne evidenziò la singolare trascuratezza sia testuale sia tipografica.
Di poco successivi alla pretesa scoperta della tomba di Laura presso la chiesa dei frati minori ad Avignone, furono i Sonetti e strambotti… Con quattro Triumphi de lussuria… composti dal faceto homo maistro Pasquino, che I. fece pubblicare nel 1534, inserendovi tra l'altro il sonetto fittiziamente ritrovato nel sepolcro della donna dal francese M. Sceve, in seguito premesso all'edizione del Canzoniere petrarchesco approntata a Lione nel 1545 da J. de Tournes. L'unico esemplare noto dell'opuscolo, posseduto dalla Biblioteca nazionale di Firenze, risulta privo dei Triumphi, sorta di cataloghi di cortigiane romane che I. procurò tuttavia di far ripubblicare separatamente pochi anni dopo, nel 1537, a Venezia, per i tipi di F. Bindoni e M. Pasini.
Sempre nel 1537, comparve a nome di I. la raccolta intitolata Forze d'amore, comprendente nove capitoli e alcuni sonetti adespoti, le Terze rime piacevoli del veneziano Quinto Gherardo e, soprattutto, i capitoli III, IV, VIII, XVI, XX, XXI di L. Ariosto. Il fascicolo, di cui risultano censiti quattro esemplari, conservati presso la Biblioteca comunale Ariostea di Ferrara, la Trivulziana di Milano, la Marciana di Venezia, e la Biblioteca del Seminario vescovile di Verona, figurò tra i primi esempi di edizioni di Rime ariostesche, delle quali per qualche tempo circolarono solo raccolte non autorizzate, messe insieme da cantimbanchi desiderosi di sfruttare la popolarità dell'autore. A un quinto esemplare dell'opera fecero probabilmente riferimento Agnelli - Ravegnani (p. 39), che descrissero una copia con il frontespizio rifatto a mano, la dicitura diversa dall'originale e l'attribuzione a Bindoni quale stampatore in data 1537, rilegata insieme con le Satire dell'Ariosto edite da Bindoni e Pasini nel 1544. Di derivazione ariostea fu anche il Canto primo del cavalier dal leon d'orro [sic], riproposizione del primo canto di un poemetto ispirato alle avventure di Ruggero del verseggiatore Bartolomeo Orioli, che I. fece imprimere a Brescia nel 1538 per i tipi di D. Turlino (un'altra stampa lo stesso anno a Venezia, per V. Ruffinelli).
Sempre del 1538 sono, a istanza di I., un'Opera santissima et utile a qualunque fidel christiano del minorita Cherubino da Spoleto, edita di nuovo a Brescia dal Turlino e conservata in unica copia presso la Biblioteca universitaria di Padova, e la Potentia d'Amore, stampata anonima a Bologna, ma opera di D. Guidalotti, ristampata negli anni successivi sotto il nome di Baldassarre Olimpo Alessandri da Sassoferrato. Ancora del 1538 è la pubblicazione della Puttana errante di L. Venier, stampata a Venezia da V. Ruffinelli.
Nel 1539 I. fece imprimere a Perugia i Varii pensier amorosi… intitolato [sic] Pretiosa margarita…, opera del veronese Gregorio de' Ricardi. A giudizio del Vermiglioli, si trattò fin dalla stampa di un "libretto rarissimo", realizzato con ogni probabilità dal tipografo L. Bina, mantovano di nascita, per qualche tempo attivo nella città umbra. L'unico esemplare localizzato è nella Biblioteca nazionale di Firenze.
Testimonia infine un ritorno di I. a Venezia la segnalazione del fascicolo contenente alcune Stanze transmutate del Ariosto, la cui edizione fu approntata, per l'appunto nella città lagunare, nel 1545. In tale occasione, si associò a I. un altro cantastorie, Leonardo il Furlano, il cui nome compare sull'opuscolo in qualità di editore: circostanza che autorizza a pensare a una collaborazione artistica e professionale tra i due.
Eccettuata questa lista di titoli stampati a istanza, catalogo di una produzione che fu senza dubbio più nutrita, poco altro è dato di sapere di Ippolito. Ignota resta la data di morte, mentre il luogo è da identificare verosimilmente in Lucca sulla base del poemetto in ottava rima Il pianto e lamento fatto per Hippolito F. in Luca un giorno avanti la morte sua e del Lamento d'Hyppolito detto il F. che cantava in bancha, capitolo ternario seguito da quattro stanze in lode dei Veneziani.
Entrambi gli opuscoli, anonimi e sprovvisti delle note tipografiche, sono conservati presso la Biblioteca Marciana. Si tratta di componimenti in cui si immagina che I., sorpreso ancora giovane dalla morte a Lucca, rivolga un estremo saluto alle persone e ai luoghi che permisero alla sua attività di fiorire. Composti forse da un qualche collega d'arte, oltre a testimoniare del girovagare di I. all'insegna di un impegno intenso, pur se interamente modellato sui gusti del popolo, tanto il Pianto che il Lamento privilegiano il ricordo del rapporto che legò I. a Ferrara e, soprattutto, a Venezia, dove più apprezzato che altrove fu il suo repertorio.
Fonti e Bibl.: F.S. Quadrio, Della storia e della ragione d'ogni poesia, II, Milano 1741, pp. 222 s.; G. Melzi - P.A. Tosi, Bibliografia dei romanzi di cavalleria italiani, Milano 1865, pp. 118 s., 213 s.; A. Luzio, L'Orlandino di Pietro Aretino, in Giorn. di filologia romanza, III (1880), p. 70; Id., Pietro Aretino nei suoi primi anni a Venezia e la corte dei Gonzaga, Torino 1888, p. 22; V. Rossi, Di un cantastorie ferrarese del secolo XVI. Appunti, in Rassegna emiliana, II (1890), pp. 435-446; S. Bongi, Annali di Gabriel Giolito de' Ferrari, II, Roma 1895, pp. 29-31; G. Fatini, Su la fortuna e l'autenticità delle liriche di Ludovico Ariosto, in Giorn. stor. della letteratura italiana, 1924, suppl. 22-23, pp. 140 s.; G. Fumagalli, La fortuna dell'Orlando furioso in Italia nel secolo XVI, Ferrara 1910, pp. 127 s., 156-158; G.B. Vermiglioli, Biografia degli scrittori perugini e notizie delle opere loro, I, Perugia 1928, p. 306; G. Agnelli - G. Ravegnani, Annali delle edizioni ariostee, II, Bologna 1933, pp. 37-39; C. Segre, Nota critica, in L. Ariosto, Opere minori, Milano-Napoli 1954, pp. 1171 s.; Guerre in ottava rima, I, Modena 1989, pp. 123-126; L. Rodler, Guidalotti, Diomede, in Diz. biografico degli Italiani, LXI, Roma 2003, p. 180; Censimento delle edizioni italiane del XVI secolo, http://edit16.iccu.sbn.it.