DESIDERI, Ippolito
Missionario ed esploratore gesuita, nato a Pistoia il 21 dicembre 1684, morto in Roma il 14 aprile 1733. Entrò nella Compagnia di Gesù il 27 aprile 1700. Spinto all'opera delle missioni da un istintivo impulso e dalle esortazioni del generale del suo ordine Michelangelo Tamburini, il D., il 27 settembre 1712, lasciava Roma alla volta di Lisbona e di Goa, dove approdava il 27 settembre 1713. L'anno seguente, a primavera, dopo essersi trasferito da Goa a Surat, e di là ad Ahmadabad, in compagnia di una carovana di mercanti e passeggeri, si avviava a Delhi che raggiunse l'11 maggio 1714. Di là il 24 settembre 1714, ripreso il cammino verso il settentrione insieme col P. Emanuele Freyre portoghese, dava inizio all'apostolica spedizione.
Dai capi VII-XI del libro I delle Notizie Istoriche abbiamo il suo itinerario. Giunto a Lahore il 10 ottobre 1714, il 19 era in viaggio verso Guzzarat, donde il 18 proseguiva per Srinagar, raggiunta il 13 novembre. Svernato in Srinagar, il 17 maggio 1715 intraprese a piedi il viaggio di quaranta giorni sui fianchi di altissime e dirupate giogaie, finché il 26 giugno 1715 entrò in Leh. Quivi, dopo quasi due mesi, ai 17 agosto ripreso a cavallo il viaggio, toccava il 7 settembre Treescy-Khang "Casa dell'Allegrezza" la moderna Tashigong, per ripartirne il 9 ottobre. Indi a due giorni era in Cartöa (Gartok) donde, dopo breve sosta, ai 9 novembre valicava il più alto passo che chiama Ng-nari-Giongar. Disceso il 2 dicembre in un altipiano "libero dalle nevi, ma molto arenoso, detto Toscioa" e riposatosi due soli giorni, il 4 gennaio 1716, entrava in Sarka, dalla quale il 28 dello stesso mese muoveva verso Lhasa, capitale del terzo e massimo Tibet "termine, come egli scrive, di sì lungo viaggio e luogo da lui stabilito e prefissosi per incominciare la Missione di quel regno" (Not. Istor., cap. XI, p. 69). Era il 18 marzo 1716, dieci interi mesi dalla partenza da Srinagar.
Non è di questo luogo il descrivere, sia pure rapidamente, lo sforzo gigantesco sostenuto dal missionario in questo immane viaggio e le fatiche durate per apprendere in brevissimo tempo la lingua dei Tibetani, sì da rendersene familiari i libri santi, cioè i centoquindici volumi del Kâa-n-ghiur. Tutto ciò narrò egli stesso nelle Notizie Istoriche del Thibet e Memorie e Missioni ivi fatte. Quest'opera, che rivela nell'autore profonda conoscenza di ciò che scrive, finissimo senso storico, lucidità e freschezza d'espressione, giace tuttora inedita. Dimenticata interamente sino a più di mezzo secolo fa, venne fatta conoscere dal Puini (Relazione inedita del viaggio al Tibet del P. Ippolito Desideri da Pistoia, scritta da lui stesso, in Boll. Ital. degli Studi Orientali, Firenze 1876-1877, s. 1ª, pp. 33-42) Circa trent'anni dopo, lo stesso Puini estraeva dal menzionato manoscritto larghi passi e ne formava, commentandoli opportunamente, il volume che intitolò Il Tibet (Geografia, Storia, Religione. Costumi secondo la relazione del P. Ippolito Desideri (1715-1721), Roma 1904. Se non che il dotto orientalista non diede nel segno riputando e presentando al pubblico il manoscritto da lui usato come copia dell'originale del D., quando invece i riscontri eseguiti con l'autografo, rimasto ignoto al Puini, ci mostrano evidentemente che il manoscritto pistoiese, prima posseduto dal cav. Rossi-Cassigoli, poi acquistato dalla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove ora si conserva, non può dirsi copia delle Notizie del D., ma ne è piuttosto un rifacimento, nel quale perfino il frontespizio venne sostituito con l'altro di Breve e succinto ragguaglio del viaggio alle Indie orientali del Padre Ippolito Desideri della Compagnia di Gesù. Le genuine Notizie dell'insigne missionario furono da lui compartite in quattro libri. Il primo ci dà il racconto del suo viaggio da Roma sino a Lhasa, e va dal 1712 all'aprile del 1721, quando, avendo la congregazione di Propaganda Fide decretato che solo i cappuccini evangelizzassero il Tibet, il D. prese la via del ritorno. Nell'ultimo capo di questo libro, il XVI, troviamo un accurato ragguaglio della missione dei gesuiti nel Tibet, dal tempo del padre Antonio de Andrade (v.) al D. Il secondo libro descrive la natura, i costumi, il governo civile del paese. Il terzo tratta della religione tibetana. Nel quarto si narra la partenza del missionario, il suo passaggio ad altre missioni dell'India e il ritorno a Roma (23 gennaio 1728). Il commentario, composto sopra note prese mentre i fatti avvenivano, fu poi dal D. messo in pulito e terminato il 21 giugno 1728.
Bibl.: Fonte precipua per la vita e la missione del D. sono le sopra ricordate sue Notizie istoriche, del cui ms. originale autografo, conservato presso la Compagnia di Gesù e accuratamente descritto da C. Wessels (Early Jesuit Travellers in Central Asia, 1603-1721, L'Aja 1924, pp. 275-281), si è fatto qui uso. Non meno pregevoli sono le lettere del D., anch'esse inedite, eccetto le cinque edite dal Puini nel suo Tibet, pp. 361-383 e alcune altre epoche citate dal Sommervogel, Bibl. de la Comp. de Jésus, Bruxelles 1891, II, col. 1963 segg., per le quali pure v. il Wessels, l. c. Da consultarsi, oltre il citato Tibet del Puini, l'articolo del medesimo, Il matrimonio nel Tibet, in Riv. italiana di sociologia, IV (1900), I, pp. 149-168; S. Hedin, Transhimalaja. Entdeckungen u. Abenteuer in Tibet, I-III, Lipsia 1909-1912; F. De Filippi, Storia della spedizione scientifica italiana nel Himàlaia Caracorùm e Turchestàn Cinese (1913-1914), Bologna 1923, pp. 14, 121, 202, 212.