COSTA, Ippolito
Figlio di Lorenzo il Vecchio e, probabilmente, secondo il Lanzi (1808) e il Ticozzi (1830), padre di Lorenzo il Giovane, nacque a Mantova nell'anno 1506; non sono stati chiariti i suoi rapporti di parentela con altri pittori chiamati Costa. Dal 1529 il C. figura tra gli stipendiati della corte dei Gonzaga, con salario annuale di 223,03 lire, sino al 1539, quando gli vengono dati 48 ducati e 93 soldi (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 410b, fasc. IV, c. 45). Peraltro il suo ruolo in quegli anni a Mantova, dominati dalla figura di Giulio Romano, non è specificato da documenti; tuttavia è da notarsi che l'artista non è mai nominato come frescante nell'ambito della scuola di Giulio Romano. Nel gennaio 1525 sposa Silvia Arnoldi. Nel testamento di Lorenzo il Vecchio (7 febbr. 1527) è nominato suo erede universale. Secondo le fonti fu allievo del padre e di Gerolamo da Carpi (Orlandi, 1719, p. 278; D'Arco, 1857, I, p. 77). A sua volta aprì a Mantova una scuola di pittura che fu frequentata, tra gli altri, da B. Campi. Molto probabilmente fu specializzato nell'esecuzione di ritratti: come esimio ritrattista è celebrato da un epigramma del vescovo Ippolito Capilupi (Deliciae poëtarum Italorum, Mantuae 1608, I, pp. 657 s.) che lo elogia per un suo ritratto. Secondo Intra (1893), dall'originale perduto del ritratto di I. Capilupi è desunta la copia oggi nella Biblioteca comunale di Mantova. Una lettera del maggio 1538 tra Grossino e il duca Federico Gonzaga (Arch. di Stato di Mantova, Arch. Gonzaga, b. 2526) si riferisce ancora a ritratti che il C. aveva fatto per la duchessa Margherita Paleologo moglie di Federico. È stata avanzata l'ipotesi (Andreani, 1914) che il C. abbia iniziato per I. Capilupi una serie di copie dei ritratti dei "dodici Cesari", dipinti da Tiziano per Federico Gonzaga. La serie sarebbe stata portata a termine più tardi da Teodoro Ghisi; tuttavia le opere sono andate disperse e quindi non è possibile alcuna valutazione (cfr. catal., 1979, pp. 212 n. 185, 242 n. 19). Tra le opere destinate a chiese, permane il problema che investe l'attività di tutti i pittori Costa attivi a Mantova nel Cinquecento e citati genericamente dalle fonti artistiche. Può riferirsi al C. la Madonna col Bambino e tre santi del Museo Poldi Pezzoli di Milano, che reca la data 1531: il riferimento al C. è sostenuto dall'esame stilistico che rileva elementi di Lorenzo il Vecchio e di Gerolamo da Carpi. Può essere accostata a questa tela, per la presenza di elementi emiliani, la pala rappresentante la Vergine in trono col Bambino fra i ss. Benedetto e Giovanni della parrocchiale di Gonzaga, di cui è noto il disegno preparatorio (Louvre, 2464) assegnato a scuola giuliesca (Collobi Ragghianti, 1979). È opera certa la S. Agata del duomo di Mantova, eseguita nel 1552 nell'ambito delle tele ordinate dal cardinale Ercole Gonzaga per gli altari della cattedrale mantovana.
Questa, come le altre pale del ciclo dovute a vari pittori, deriva da un'invenzione dell'architetto G. B. Bertani.
Al C. è da attribuirsi la Deposizione della chiesa mantovana di S. Egidio (siglata con la scritta S.A.C.Y.), in cui compare il ritratto del cardinale Ercole Gonzaga.
Di questa opera esistono due repliche in minor formato, presso la collezione Sordi di Mantova (Gozzi, 1976, p. 54) e la Galleria Borghese di Roma, le quali sono prive delle figure del card. Ercole, di s. Domenico e della venerabile domenicana Margherita Torchi, presenti nel dipinto di S. Egidio. Anche un'incisione di Diana Scultori deriva da questo dipinto, che a sua volta è ipotizzabile derivi da un prototipo di Giulio Romano: forse una Pietà, un tempo in S. Domenico, cui si può riferire un disegno attribuito a Giulio, già nella collezione Ellesmere (catal. vendita presso Sotheby a Londra, dic. 1972, n. 63). È da registrare infine, a proposito di quest'opera, la proposta di attribuzione ad un altro allievo di Giulio: F. Ghisoni (Berzaghi, 1981, p. 309). Alla precedente Deposizione può essere accostata un'altra versione dello stesso tema, nella chiesa dei SS. Gervasio e Protasio in Mantova (Cadioli, 1763). La pala di S. Maria delle Grazie presso Mantova, nella cappella della famiglia Castiglioni, già attribuita al C. (Margonari-Zanca, 1973), è ora riferita al Ghisoni, come pure l'Assunta della stessa chiesa (Berzaghi, 1981).
Alla cerchia del C. vengono riferite varie opere: la Flagellazione della basilica di S. Barbara in Mantova, la Flagellazione della collezione D'Arco e la Flagellazione del palazzo ducale di Mantova. Dalla letteratura artistica è anche attribuito al C. l'Incontro di s. Martino col mendico della chiesa di S. Martino in Mantova (D'Arco, 1957, p. 78).
Il C. morì a Mantova nel 1561.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite... (1568), a cura di G. Milanesi, VI, Firenze 1881, pp. 488 s.; A. Lamo, Discorso... intorno alla... pittura dove ragiona della vita et opere... fatte dall'eccell. e nobile M. Bernardino Campo, Cremona 1584, p. 29; P. A. Orlandi, Abecedario pittorico..., Bologna 1719, p. 278; G. Cadioli, Descriz. delle pitture... di Mantova, Mantova 1763, pp. 18, 64; S. Bettinelli, Delle lettere e delle arti mantovane, Mantova 1774, II, p. 147; L. Lanzi, Storia pittor.. d. Italia [1808], a cura di M. Capucci, II, Firenze 1970, pp. 195, 270; G. Susani, Nuovo prospetto delle pitture... di Mantova, Mantova 1818, pp. 12, 53, 103; P. Zani, Enc. metodica... delle Belle Arti..., Parma 1821, I, 7, p. 186; C. D'Arco, Monum. di pittura... in Mantova, Mantova 1827, pp. 37 s.; S. Ticozzi, Diz. d. architetti, scult. pitt. ..., I, Milano 1830, p. 370; P. Coddè, Mem. biogr. ... dei pittori..., Mantova 1837, pp. 55 s.; C. D'Arco, Delle arti e degli artefici di Mantova, Mantova 1857, I, pp. 77 s.; G. B. Intra, La cattedrale di Mantova, Mantova 1886, p. 17; Id., Di I. Capilupi e del suo tempo, in Arch. stor. lomb., XX(1893), pp. 131 s.; V. Matteucci, Le chiese artist. del Mantovano, Mantova 1902, pp. 100, 355. 359 s., 379; A. Andreani, Sui dodici imperatori dipinti da Tiziano per la Galleria gonzaghesca di Mantova, Milano 1914; Inventario degli oggetti d'arte d'Italia, G. Matthiae, La provincia di Mantova, Roma 1935, ad Indicem; C. Perina, Appunti sulla pittura mantovana d. seconda metà del Cinquecento, in Commentari, XIII (1962), pp. 94-112; Id., in Mantova. Le arti, III, Mantova 1965, ad Indicem; R. Margonari-A. Zanca, La basilica di S. Maria delle Grazie presso Mantova, Mantova 1973, p. 33; C. Tellini Perina, "Bertanus invenit": considerazioni su alcuni aspetti della cultura figurativa del Cinquecento a Mantova, in Antichità viva, XIII (1974), 4, pp. 1729 passim; G. Albrizzi, Le incis. di Diana Scultori, in I Quad. del conoscitore di stampe, VI (1975), 25, pp. 17-23 passim; T. Gozzi, Lorenzo Costa il Giovane, in Saggi e mem. di st. d. arte, 1976, 10, pp. 3362 passim; La scienza a corte (catal.), Roma 1979, ad Indicem; L. CollobiRagghianti, Il "libro de'disegni" del Vasari e il Louvre, in La Critica d'arte, XLIV(1979), pp. 140 s.; R. Berzaghi, Committenze del Cinquecento: la pittura, in I secoli di Polirone (catal.), I, San Benedetto Po 1981, pp. 297 s., 309; S. Massari, Incisori mantovani del '500…, Roma 1981, pp. 88 s., n. 144; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, pp. 521 s.; Diz. encicl. Bolaffi..., IV, p. 7.