BUONDELMONTI, Ippolito
Figlio di Giambattista e di Elisabetta di Andrea Ricasoli, nacque a Firenze il 20 febbr. 1472. Era fratello minore di Andrea, che fu tra i familiari di Leone X e di Clemente VII e concluse la sua carriera ecclesiastica come arcivescovo di Firenze. Insieme con il fratello, il B. fu uno strenuo esponente, della fazione medicea, sia durante il periodo repubblicano, sia quando essa, nel 1512-1513, recuperò il potere, sia infine dopo il suo definitivo trionfo, nel 1530. Il B. aveva ricoperto importanti cariche pubbliche sin dal 1506, allorché venne eletto tra i Sedici gonfalonieri di compagnia; tre anni dopo era stato dei Priori. Quando nel 1512, in seguito al sacco di Prato compiuto dagli Spagnoli, il partito dei palleschi costrinse il gonfaloniere Pier Soderini a rinunziare al governo di Firenze e, permise ad Alessandro de' Medici di rientrare in città, il B. ottenne la carica di commissario del Comune nella Romagna fiorentina. Riorganizzato il governo mediceo, fu nel 1514 dei Dodici buonomini. Nel 1526 gli fu affidata, la carica di podestà di Pistoia e qui lo sorprese. l'anno seguente, l'espulsione da Firenze dei capi del partito mediceo. Lasciò allora Pistoia, proclamando la propria fedeltà ai Medici, e si rifugiò a Roma, presumibilmente presso il fratello Andrea, rimanendovi sino a che Alessandro de' Medici non rientrò in Firenze nel 1530, ricondottovi dall'esercito imperiale.
Allora il B. tornò in patria, designato dallo stesso pontefice a far parte del magistrato restaurato degli Otto di guardia e Balia, incaricato della repressione degli oppositori. Il B. si segnalò per un particolare accanimento contro la fazione sconfitta, contribuendo in maniera eminente alla compilazione delle spropositate liste di banditi e confinati che coronarono la condanna capitale dei maggiori esponenti della vecchia Signoria. Nominato commissario a Castrocaro nel 1535, due anni dopo fu eletto alla carica di console della Zecca; ma subito dopo aver preso possesso di questo ufficio, profilandosi la minaccia dell'esercito radunato dai fuorusciti agli ordini di Filippo Strozzi e di Bartolomeo Valori, fu inviato dal duca Cosimo ad organizzare la difesa di Prato. Sconfitti i fuorusciti a Montemurlo, il 2 ag. 1537, fu chiamato nuovamente a far parte degli Otto di guardia e Balia e preposto alla vendetta del regime mediceo contro gli ultimi resti della "libertà" fiorentina. Si segnalò talmente nell'esecuzione di questo compito che il duca, il 13 dicembre di quello stesso anno, lo premiò con la carica di senatore. Da allora fu tra i più vicini consiglieri di Cosimo de' Medici, sebbene non emergesse mai per particolari doti politiche. Ebbe ancora altre cariche: nel 1544 fu inviato commissario a Cortona, nel 1547 fu nuovamente eletto tra gli Otto di guardia e Balia, nel 1549 fu commissario a Volterra. Morì a Firenze il 1º luglio del 1552.
Aveva sposato Lucrezia di Niccolò Tanini, dalla quale ebbe Manente, morto nel 1524, Bartolomea, sposata nel 1532 a Giambattista di Giampaolo Adimari, e Giambattista, nato il 28 maggio del 1502 e morto l'11 marzo del 1562. Quest'ultimo successe al padre in numerose cariche e magistrature, dopo aver passato la giovinezza in Oriente esercitando il commercio. Nel 1540 fu eletto negli Otto di guardia e Balia, nel 1552 fu nominato vicario di Vico Pisano; quindi, bailo della nazione fiorentina a Pera, trascorse ancora alcuni anni in Oriente. Il 9 giugno del 1559 fu nominato senatore e l'anno successivo fu eletto nuovamente tra gli Otto di guardia e di Balia. Nel 1561 fu nominato commissario a Pisa. Negli ultimi anni della sua vita fu tra i più ascoltati consiglieri politici di Cosimo de' Medici.
Fonti e Bibl.: B. Varchi, Storia fiorentina, in Opere, a cura di A. Racheli, I, Trieste 1858, p. 324; M. Catalano, Vita di Ludovico Ariosto ricostruita su nuovi docum., Genève 1931, I, pp. 121 s.; P.Litta, Le famiglie celebri ital., s.v. Buondelmonti, tavola IX.