IPPARCHIA
(῾Ιππαρχιᾒα). − Protagonista di un episodio narrato da Diogene Laerzio (vi, 96-98), in cui essa, nobile e ricca fanciulla, abbandona ogni cosa per seguire nel suo vagabondare il filosofo cinico Cratete (v.), che l'aveva conquistata con la sua dottrina. La storia di I. deve essere con ogni probabilità riconosciuta in un dipinto della Farnesina da originale dell'inizio dell'ellenismo. Da una parte è raffigurato un uomo nell'abbigliamento di un cinico: una pelle d'animale sulla spalla sinistra, un bastone nodoso, ed una sacca da viaggio appesa alla spalla; dall'altra una fanciulla in chitone bianco con una cassetta da indumenti sulla testa ed il braccio destro proteso verso l'uomo.
Si è voluto riconoscere Cratete con I. anche in una doppia erma del museo di Berlino, che però può essere meglio identificata con Aristippo (v.) e la figlia Arete.
Bibl.: v. Arnim, in Pauly-Wissowa, VIII, 1913, c. 1662, s. v. Hipparchia, n. i; H. Fuhrmann, in Röm. Mitt., LV, 1940, p. 86 ss.; K. Schefold, Die Bildnisse der antiken Dichter, Redner und Denker, Basilea 1943, pp. 162-206.