IPORCHEMA (ὑπόρχημα, hyporchēma)
L'iporchema fu per eccellenza il canto corale accompagnato dalla danza (ὀρχέομαι "danzo"). Ebbe origine cretese: primo a comporre iporchemi sarebbe stato il cretese Taleta, l'autore della seconda catastasi musicale in Sparta, e subito dopo di lui avrebbero coltivato quella forma due poeti della sua scuola, Senodamo di Citera e Senocrito di Locri Epizefiria. In origine l'iporchema andò congiunto col culto d'Apollo. Più tardi anche l'indole di esso, come quella delle altre forme di melica corale, si andò alterando. Ai tempi di Pratina troviamo il primo grado dell'inquinazione: il più cospicuo avanzo che di lui possediamo è un iporchema che celebrava Atena di Itome in Beozia. E Pindaro ci mostra l'umanizzazione di questa specie melica, esaltando in un frammento Gerone di Siracusa.
Non sempre agevole agli stessi critici antichi riuscì la distinzione fra peana e iporchema: cosa del resto non difficile a comprendersi, ove si consideri che, almeno nei primi tempi, entrambe le specie esaltavano la stessa divinità, Apollo. In generale tuttavia la danza che accompagnava il peana era assai più solenne dell'altra. La danza iporchematica era spesso mimetica; non sempre era eseguita da tutti i componenti del coro. Il coro dell'iporchema poteva constare tanto di uomini quanto di fanciulli o di fanciulle o d'individui d'ambo i sessi. L'accompagnamento musicale venne fatto dapprima con la cetra, più tardi col flauto e anche con entrambi gli strumenti. Il metro preferito fu il cretico insieme con le forme peoniche: Pindaro fece uso dei logaedi: i solenni dattilo-epitriti non s'incontrano nell'iporchema, ed è naturale. La divisione in triadi, anche se non del tutto esclusa, non vi si usò abitualmente.
Con lo svolgersi del dramma sembra che l'iporchema abbia cessato di esistere a sé: l'ultimo poeta di cui sappiamo che componesse iporchemi è Bacchilide. Nel dramma satiresco l'iporchema fu più frequente che non nella tragedia e nella commedia. Gran pregio ebbero presso gli antichi gl'iporchemi di Simonide e di Bacchilide.
Bibl.: E. Diehl, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, i, col. 338 segg.; Schmid-Stählin, Geschichte der griech. Literatur, I, Monaco 1930, p. 334 segg.; A. Taccone, Melica Greca, Torino 1904, p. 29 segg.; H. W. Smyth, Greek Melic Poets, 2ª ed., Londra 1906, p. lxix segg.; H. Walther, Commentatio de Graecorum hyporchematis, Bochum 1874.