ipertesto
Una pagina a più dimensioni
Un ipertesto è un testo che non deve essere letto necessariamente dall'inizio alla fine, bensì secondo diversi percorsi. Il più noto esempio di ipertesto è quello di un sito web, in cui a partire da una pagina iniziale è possibile saltare da una pagina all'altra senza un ordine preciso. Esistono anche ipertesti su altri supporti, come i CD-ROM. Ma in fondo qualunque enciclopedia, anche quella che stiamo sfogliando, può essere considerata un ipertesto
La maggior parte dei testi e documenti che conosciamo (e può trattarsi di romanzi, film o brani musicali) sono sequenziali. Devono cioè essere letti (o visti, o ascoltati) seguendo un ordine preciso. Dalla prima all'ultima pagina, nel caso di un libro. Un ipertesto, come un qualunque sito web, è invece costituito da un insieme di elementi, pagine di testo od oggetti multimediali che possono essere consultati nell'ordine scelto dallo stesso lettore. Ordine che può cambiare ogni volta che il lettore ritorna a consultare quel testo.
Un ipertesto si distingue dunque da un testo perché, nel corso della consultazione, si può passare da qualunque suo punto a qualunque altro, senza per questo compromettere la comprensione del suo contenuto. È cioè costituito da una serie di elementi autonomi, collegati da legami logici che lasciano sempre al lettore un'ampia libertà di scelta. Mentre un capitolo di un libro è collegato logicamente solo a quello che lo precede e a quello che lo segue, un 'capitolo' di un ipertesto è collegato a molti altri, e sta al lettore scegliere quale collegamento, o link (si usa di preferenza la parola inglese) seguire in quel momento. Per descrivere la lettura degli ipertesti si usa la metafora della 'navigazione', proprio come se questo tipo di testi fosse un mare nel quale si possono seguire molte rotte diverse.
In un certo senso, gli ipertesti sono sempre esistiti, anche sotto forma di libri tradizionali stampati su carta. Un'enciclopedia, come questa, è un libro che non deve essere letto dalla prima pagina all'ultima, perché le diverse voci sono collegate da rimandi che suggeriscono come passare dall'una all'altra per costruire un proprio percorso di lettura. Tuttavia, per ipertesto si intende, di solito, un testo la cui stessa forma fisica non preveda alcun ordine preciso tra le varie parti. E questo si è realizzato solo con le tecnologie informatiche.
L'idea di ipertesto si può far risalire all'ingegnere e scrittore statunitense Vannevar Bush, che nel libro As we may think ("Come possiamo pensare") del 1945 descriveva un apparecchio immaginario chiamato Memex: una sorta di scrivania, dotata di schermi per la consultazione, in cui immagazzinare testi e immagini sotto forma di una enorme quantità di microfilm. Il Memex doveva permettere anche di creare collegamenti logici tra diversi documenti, in modo che mentre se ne consultava uno si potesse passare rapidamente a tutti quelli che avevano un legame con esso. La parola ipertesto, o meglio la sua versione inglese hypertext, venne coniata però più tardi, nel 1965, dallo scrittore e programmatore informatico statunitense Ted Nelson. Per Nelson l'ipertesto era un repertorio di dati o documenti che poteva non solo essere consultato in modo lineare attraverso un indice ‒ come avviene in un libro ‒ ma che doveva prevedeva anche collegamenti trasversali fra documenti logicamente connessi tra loro. Nelson progettò una macchina ideale, che descrisse nel suo libro Literary machines ("Macchine letterarie"), chiamata Xanadu. Il progetto Xanadu in qualche modo anticipava il World wide web, ma in modo molto più ambizioso. Prevedeva un sistema a disposizione di qualunque autore per depositare documenti elettronici in un archivio, collegarli ad altri documenti così che il lettore potesse accedere dall'uno all'altro; prevedeva, inoltre, un sistema per la gestione automatica dei diritti d'autore su questi documenti, in modo che ogni materiale potesse essere liberamente utilizzato da chiunque ma, al tempo stesso, il diritto dell'autore originale fosse sempre riconosciuto.
Anni più tardi, il concetto di ipertesto diventò realtà grazie a programmi che permettevano di costruire archivi organizzati in modo non sequenziale. Il primo e il più noto fu HyperCard, realizzato per i computer Apple da Bill Atkinson nel 1980, basato su un linguaggio di programmazione appositamente sviluppato, chiamato HyperTalk. Il programma permetteva di gestire grandi quantità di testi e immagini e creare semplici link tra di essi, in modo che il lettore potesse poi consultarli liberamente saltando dall'uno all'altro ma mantenendo sempre traccia dei suoi movimenti. Questo software, insieme ad altri molto simili, è stato ampiamente utilizzato negli anni Ottanta e Novanta per creare ipertesti multimediali memorizzati su CD-ROM. Tuttavia, questo tipo di prodotti non ha avuto la diffusione e il successo che si prevedeva all'inizio degli anni Novanta. Una diffusione molto maggiore hanno avuto invece gli ipertesti on-line vale a dire accessibili attraverso la rete Internet e non memorizzati su di un supporto da acquistare. Il più importante strumento per la creazione e la gestione di ipertesti di questo tipo è il linguaggio HTML (Hyper-text markup language). Questo linguaggio permette di descrivere la struttura di un documento ipertestuale con alcuni comandi che possono essere riconosciuti indipendentemente dal sistema operativo utilizzato dal computer di chi poi visualizza il documento. Tutte le istruzioni per determinare la posizione dei testi e delle immagini, il carattere scelto e la sua grandezza, l'allineamento del testo e così via, sono scritte in un semplice file di testo con alcuni tag, ossia etichette, riconoscibili perché poste tra i segni ⟨ e >, che possono essere lette da appositi programmi, i browser, e riconosciute come istruzioni per la visualizzazione. L'utente può percorrere l'ipertesto con il mouse, cliccando sui punti attivi della pagina (che possono essere parole o immagini). Tutti i browser dispongono di alcuni tasti che permettono di percorrere a ritroso la strada fatta per raggiungere una certa pagina.
Il linguaggio HTML viene utilizzato per realizzare le pagine web, che vanno a formare un repertorio, chiamato World wide web, accessibile tramite le connessioni Internet. Non solo le singole pagine, ma il World wide web nel suo complesso può essere considerato un grande ipertesto in cui ognuno può inserire nuovo materiale in qualunque momento e creare collegamenti con altri documenti, e in cui ogni visitatore può navigare attraverso percorsi ogni volta diversi.
Sono stati fatti diversi tentativi di utilizzare la forma dell'ipertesto per realizzare, oltre che enciclopedie o archivi di dati, anche forme di produzione artistica. In particolare diversi scrittori hanno provato a scrivere romanzi ipertestuali, che non hanno una 'trama' vera e propria ma possono avere molte trame diverse a seconda delle scelte che il lettore fa nel corso della lettura. Nessuno di questi tuttavia ha avuto molto successo, e dopo l'entusiasmo degli anni Novanta oggi molti, anche tra i sostenitori più convinti delle possibilità dell'ipertesto, dubitano che esso sia davvero adatto alla narrativa. In fondo, quando leggiamo una storia siamo interessati proprio a scoprire come va a finire, e se siamo noi a deciderlo buona parte della curiosità e del divertimento svanisce. Il miglior esempio di ipertesto narrativo sono alcuni tipi di videogiochi, come quelli ispirati ai giochi di ruolo o gli adventures, nei quali il giocatore affronta una serie di scelte da cui dipende il destino del suo personaggio. L'ipertesto, quindi, è forse un parente del gioco più che del romanzo.