ipertatuato
s. m. e agg. Chi o che si compiace di esibire un gran numero di tatuaggi.
• Un sirtaki d’addio, au revoir. [Djibril] Cissé stavolta saluta davvero i tifosi greci: «Non so quale sarà il mio futuro, ma il Panathinaikos rimarrà sempre nel mio cuore». Djibril, in versione dj, si è congedato venerdì notte a passi di danza. Dietro la console e gli stravaganti occhiali da sole, l’ipertatuato francese non ha potuto nascondere qualche lacrima di commozione di fronte alla miriade di striscioni: «Resta con noi. Sarai sempre il nostro numero 13». (Alberto Abbate, Repubblica, 26 giugno 2011, Roma, p. XVIII) • «Piacciono le linee molto grosse e colorate con i cinque colori primari ‒ spiega Davide Carpeggiani della Wild Side Tattoo ‒ che si rifanno al mondo dei vecchi tatuaggi con riferimento ai marinai del passato. [...] Sono gli attori e i calciatori ipertatuati che fanno tendenza e dettano la moda». (Marta Siri, Secolo XIX, 2 agosto 2016, p. 18, La Spezia) • Di norma, il tragico bilancio quotidiano si chiude con decine di vittime di una violenza ormai cronica: agguati, sparatorie, regolamenti di conti, vere e proprie esecuzioni. Protagonisti sono quasi sempre i giovani ipertatuati delle bande criminali, le famigerate «pandillas» o «maras» che controllano gran parte del territorio nazionale [del Salvador]. (Sara Gandolfi, Corriere della sera, 14 gennaio 2017, p. 14, Esteri).
- Derivato dal p. pass. e agg. tatuato con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nella Repubblica del 18 settembre 2000, p. 43, Spettacoli (Andrea Tarquini).