IPERNEFROMA (dal gr. ὑπέρ "oltre" e νεϕρός "rene")
Tumore costituito da elementi in parte analoghi a quelli del tessuto interrenale (corticale delle ghiandole surrenali), che si sviluppa nell'uomo più spesso nel rene (ipernefroma eterotopo) che nei surreni, mentre in altri animali avviene il contrario (E. Steinke).
Possono distinguersi due forme: a) I. benigno (nodo o struma di Grawitz), rappresentato da nodi blastomatosi della grandezza da una ciliegia a un mandarino, di solito unici, spesso lobulati, annidati nella sostanza renale e in prevalenza in quella corticale del polo inferiore o della parte media, di colorito giallo-ocraceo come la corteccia dei surreni, ricchi di grasso, o giallo-zolfo o variegati con aree rossiccio-brune per stravasi sanguigni e successive modificazioni pigmentarie: la loro struttura risulta di aree formate da una fine rete capillare che circonda grosse cellule poligonali disposte a mosaico cariche di grasso, che s'alternano e si compenetrano con altri distretti costituiti da elementi trasparenti, simili a cellule vegetali, con alto contenuto di glicogeno. b) I. maligno, per accrescimento non più limitato di questi stessi nodi e invasione della capsula e di più larghe parti del rene, dei bacinetti, e specialmente delle vene con trombosi neoplastiche e metastasi nei polmoni e in altri organi con qualche preferenza per lo scheletro: la fine tessitura si complica, rispetto al precedente, per un più largo polimorfismo degli elementi con apparizione di cellule giganti, o fusate in fasci (aspetti pseudosarcomatosi), per formazioni cellulari in cordoni e tubuli, per più frequenti zone di necrosi, per più numerose e vaste emorragie che talvolta rammolliscono ed escavano larghe porzioni del neoplasma e contribuiscono alla caratteristica policromia di questi tumori.
La derivazione dell'ipernefroma maligno dai nodi di Grawitz non pare dubbia: ma il significato di queste formazioni, che per molto tempo è stato accettato nel senso che costituissero particelle erratiche di tessuto interrenale dislocate nel rene (v. ectopia), non è più accolto unanimemente: è verosimile che alcuni abbiano una tale provenienza (E. Gierke), ma altri, attraverso tutte le forme blastomatose epiteliali benigne e maligne del rene, con le varie fasi di passaggio dalle une alle altre, e confrontando i tumori di sicura origine interrenale nei surreni e in altri organi (fegato: A. Pepere, B. de Vecchi, M. Donati), verrebbero più logicamente ricondotti a neoformazioni che sorgono dallo stesso tessuto renale, forse da elementi incompletamente differenziati dell'epitelio celomatico o come formazioni disontogenetiche del tessuto renale stesso. In ogni modo, per i particolari caratteri di questi tumori e per le incertezze sul loro significato biologico e istogenetico, pare accettabile indicarli per il momento come "tumori ipernefroidi".