ipermediatizzato
(iper-mediatizzato), agg. Eccessivamente amplificato dai mezzi d’informazione.
• solo aggirandosi per stand di editori dal piccolo budget si possono avere quelle sorprese che la grande, e ipermediatizzata, editoria diluisce con le sue quotidiane colate di novità sotto «effetto annuncio» (o «effetto annunciazione»). Per chi frequenta librerie, biblioteche, siti e supplementi culturali si tratta di ovvietà. (Stefano Bartezzaghi, Repubblica, 4 dicembre 2010, p. 36) • al board della lega [professionistica femminile del calcio statunitense] guidato da J. Fitz Johnson (proprietario delle Atlanta Beat) non è rimasto che prendere atto dell’impossibilità di continuare e chiedere la sospensione del torneo. E certo questo finale, pur momentaneo, si concilia poco con le aspettative e i trionfalismi che avevano battezzato la fondazione della Wps. Ancor meno esso è in linea con quella scena ipermediatizzata, e ormai appartenente a un altro tempo, di Brandi Chastain che sfilava la maglia e mostrava il reggiseno rigorosamente griffato Nike dopo aver trasformato il rigore decisivo nella finale dei Mondiali del 1999. (Pippo Russo, Unità, 24 maggio 2012, p. 27, Sport) • L’epoca della post-verità dichiara solo la fine di un’idea di verità tra altre possibili: quella realista, che pensa la verità come adeguazione delle parole alle cose, corrispondenza tra il discorso e le cose. Perché questo accade? Semplice. Perché quella vecchia idea di verità, che risale a Platone, è oggi inadeguata per pensare l’epoca iper-mediatizzata in cui viviamo. (Simone Regazzoni, Secolo XIX, 3 gennaio 2017, p. 23).
- Derivato dal p. pass. e agg. mediatizzato con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nel Corriere della sera del 12 dicembre 1990, Corriere Economia, p. 5 (Giovanni Centola).