iperflessibile
s. m. e f. e agg. Chi o che è soggetto a rapporti lavorativi contraddistinti da un’eccessiva flessibilità.
• si diventa vulnerabili per la perdita dell’occupazione, il che svela la centralità del lavoro, o perché pur lavorando si è invisibili e non riconosciuti per le tutele e per l’accesso agli ammortizzatori sociali, tema che riguarda precari, iperflessibili, a cassa integrazione negata. (Aldo Bonomi, Corriere della sera, 7 ottobre 2010, Milano Lombardia, p. 1) • La divaricazione tra le due sponde dell’Atlantico si allarga dopo il dato «storico» di venerdì: la disoccupazione Usa è scesa sotto il 6%. Una soglia che ha due potenti messaggi simbolici. Significa che quel tasso ritorna al livello del 2008, l’anno zero della crisi. E significa che la disoccupazione americana è metà di quella europea. Pur con un mercato del lavoro iperflessibile, dove la libertà totale di licenziamento fece un’ecatombe di posti di lavoro perfino superiore a quella europea. (Federico Rampini, Repubblica, 5 ottobre 2014, p. 4) • Il disegno di legge 2229, assieme al 2233 già licenziato dalla commissione Lavoro del Senato presieduta da Maurizio Sacconi, che ne è il relatore, punta alla «quarta rivoluzione industriale», fondata sugli orari iperflessibili e sui 250 mila lavoratori agili che non hanno una scrivania fissa e procedono per progetti inseguendo un risultato. (Alessandro Cassinis, Secolo XIX, 15 gennaio 2017, p. 5, Primo piano).
- Derivato dal s. m. e f. e agg. flessibile con l’aggiunta del prefisso iper-.
- Già attestato nella Repubblica del 25 settembre 1991, p. 35, Mercurio-Cultura (Loredana Lipperini).