IPERBOREI (‛Υπερβόρειοι, Hyperborēi)
Di questo popolo, non menzionato da Omero, s'incomincia a parlare nella tradizione religiosa di Delfi e di Delo. Ma anche alla tradizione attica e alla peloponnesiaca, specialmente all'argiva, gl'Iperborei non sono sconosciuti. E menzione se ne incontra pure in altre tradizioni locali (Sicilia, Italia, Macedonia, Tracia, ecc.). A cominciare poi dal sec. V se ne impadronisce la letteratura e allora degl'Iperborei si trova menzione a ogni momento; così poi nell'età ellenistica e nella romana. Già sino dalle testimonianze più antiche concernenti il culto apollineo di Delfi e di Delo si arguisce che gl'Iperborei venivano considerati come una specie di popolo privilegiato, particolarmente diletto a Diana e Apollo. Ma questa concezione si arricchisce poi ad opera di lirici e di tragici (Eschilo, ad es., e Pindaro), che giungono a presentarci il paese degl'Iperborei come una specie di doppio dell'isola dei beati, sinché si arriva alle romanzesche rappresentazioni di Ecateo di Abdera, d'Eraclide Pontico, ecc.
La localizzazione di questo popolo è presso le fonti greche assai vaga. Erodoto (IV, 32), che è il primo a darci una notizia, pur assai incerta, della loro ubicazione, li ricorda come ultimi di una serie di popoli sempre più lontani dal mondo greco verso nord o nord-est; essi avrebbero abitato presso le rive del mare esterno di là dagli Arimaspi, dei quali parlava Aristea nella narrazione poetica di un suo viaggio presso gli Sciti, gl'Issedoni e altre genti lontane; anzi risale certo ad Aristea questa tradizione erodotea, che poi è accolta da Damaste e si diffonde nella geografia ionica. Ma degli Iperborei nessuno ebbe certa contezza; leggenda è la narrazione, pure riferita da Erodoto, che essi inviassero offerte votive a Delo accompagnandole talvolta con messi di lor gente.
Presso i geografi ionici la localizzazione degl'Iperborei all'estremo settentrionale dell'abitabile servì a suffragare l'opinione che la terra emersa potesse essere abitata anche in regioni prossime al polo. Tale localizzazione rimane poi come la più consueta anche presso più tardi scrittori, tanto che si diede talora il nome di Iperboreo all'ipotetico mare settentrionale (detto anche Cronio); e con lo stesso nome furono indicati anche i monti Ripei della Sarmazia.
Bibl.: O. Crusius, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythologie, I, ii, Lipsia 1884-86, col. 2805 segg.; Daebritz, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, col. 258 segg.; L. Preller, Griech. Mythologie, 4ª ed. di C. Robert, I, Berlino 1894, p. 242 segg. e passim.