IPATA (ἡ ‛Υπάτα, più tardi τὰ "Υπατα, Hypàta)
Città greca, situata sulle pendici settentrionali dell'Eta sopra la valle dello Spercheo, su una diramazione della strada conducente attraverso Lamía e le Termopile; da essa un sentiero, di cui si valsero i Galli nel 279 a. C. e poi probabilmente anche Acilio Glabrione nel 190, porta attraverso l'Eta alla valle del Dáfnos; a nord della città vi sono delle fonti calde solforose, in relazione con quelle delle Termopile, ancora oggi di uso terapico. Ipata fu la città principale in cui si raccolsero, in tempi abbastanza tardi, le tribù sparse degli Eniani; ancora nel sec. II a. C. a est di Ipata conservava la sua indipendenza la città di Eritre, mentre al tempo di Adriano Ipata giungeva con i confini orientali del suo territorio fino a Lamia, estendendosi a nord fino alla valle dello Spercheo. La città esisteva già nel sec. IV a. C.; il "comune degli Eniani", che dal 322 al 317 apparteneva ai Macedoni, dal 302 a. C. batté moneta propria; fra il 278 e il 273 fu incorporato nella Lega etolica; il territorio di Ipata fu devastato da Acilio Glabrione nel 191, come centro delle operazioni degli Etoli, cui rimase nella pace del 189; la città e il comune degli Eniani si liberarono dagli Etoli nel 167 a. C. Durante il tempo del "comune" Ipata fu governata dai 5 Αἰνιαρχέοντες, avendo per proprio conto quali magistrati della città 4 arconti, due presidenti delle sedute del consiglio (προστατεύοντες τᾶς εκκλησίας), e uno o due tesorieri. Augusto, nell'ordinamento della Grecia del 27 a. C., unì Ipata alla Tessaglia, e di questa, durante l'epoca imperiale, e soprattutto sotto Adriano, Ipata fu una delle città più importanti. La città fu fortificata di nuovo da Giustiniano.
Costituitosi a Costantinopoli l'Impero latino (1204), la città fu occupata prima dai Francesi, poi dai Catalani sotto il nome di Néai Pétrai. L'odierna Ipati (ἡ ‛Υπάτη) conta 1364 ab. dediti alla coltivazione e al commercio del tabacco. La sorgente termale (30°) (‛Υπάτης Λουτρά) di cui si è detto più sopra, si trova a 7 km. dalla città.
Bibl.: F. Stählin, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., IX, col. 236 segg.; id., Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924, p. 220 segg.