IOACHIM (ebr. Yĕhōyaqīm; i Settanta 'Ιωακίμ; la Volgata Joakim)
Uno degli ultimi re di Giuda, figlio di Giosia, che regnò dal 608 al 597 a. C. Egli era secondo figlio di Giosia (v.), e il suo vero nome era Eliaqim: al padre, morto combattendo contro il faraone Nechao, il p0polo aveva dato per successore il figlio Ioachaz (Sellum), minore di I. (cfr. I Cronache, III, 15; II [IV] Re, XXIII, 32 segg.); ma dopo soli tre mesi di regno, il faraone vincitore lo fece condurre prigioniero in Egitto, ove morì, e sostituì in suo luogo il fratello maggiore Eliaqim, cambiandogli questo nome in quello di I. Mantenutosi costui sul trono in totale dipendenza dall'Egitto, dovette cambiare padrone dopo la battaglia di Carchemish (605) in cui il faraone Nechao fu battuto da Nabucodonosor, il quale perciò divenne arbitro della Palestina; dalla data trasmessa da II [IV] Re, XXIV,1, si può concludere che I. divenne vassallo di Nabucodonosor nel 601 a. C. Tre anni dopo egli si ribellò; ma nel 597 Nabucodonosor assediò e prese Gerusalemme, facendovi una prima deportazione in massa in cui fu incluso il profeta Ezechiele (v.), ma non poté trarre vendetta personale del vassallo ribelle, ucciso poco tempo prima. Probabilmente questa morte violenta fu provocata dal carattere tirannico del re.
Tale carattere viene alla luce specialmente nelle relazioni che I. ebbe con Geremia (v.; e v. baruc). In aperto contrasto con questo profeta, I. lasciò ogni libertà ai culti idolatrici che erano stati banditi da suo padre Giosia; per reazione, quindi, e quasi per distornare un'altra catastrofe simile a quella in cui era perito Giosia, l'idolatria e con essa la licenza dei costumi dilagarono nel regno, sì da far sembrare che fossero tornati i tristi tempi di Manasse.
Quanto alla sepoltura di I., a cui era stato predetto il "seppellimento d'un asino" da Geremia (XXII, 19; cfr. XXXVI, 30), dal testo greco di II Cron., XXXVI, 8, si desume ch'essa avvenne nel γανοζαή (trascrizione dall'ebraico: "giardino di Uzza"; cfr. II [IV] Re, XXI, 18, 26); probabilmente questa definitiva composizione del cadavere avvenne qualche tempo dopo la morte. Quanto alla notizia di II Cron., XXXVI, 6, secondo cui Nabucodonosor avvinse in catene I. per portarlo prigioniero in Babilonia, sembra che la deportazione fosse un'intenzione non tradotta poi in atto: a ogni modo è certo da riferirsi alla prima invasione di Nabucodonosor, cui accenna II [IV] Re, XXIV,1..