INTESA
Con questo termine si designa comunemente, dalla guerra mondiale in poi, l'insieme delle potenze alleate in essa contro la Germania, l'Austria e i loro associati (Bulgaria e Turchia). Dal 1904 invece si designava con il termine "intesa cordiale" (entente cordiale) l'accordo politico franco-inglese, che, pur non esplicitamente tradotto in alleanza formale, era ormai dal 1904 una realtà di fatto della politica europea; e dal 1907-08 in poi si parlò senz'altro di Intesa, per designare quell'aggruppamento ormai ben definito di potenze, contrapposto alla Triplice alleanza e costituito dall'Inghilterra da una parte e dalla Francia e Russia alleate dall'altra: la duplice franco-russa, insomma, più l'Inghilterra. Il termine entente, del resto, era stato usato fin dal 1840 a proposito dell'accordo generico che unì allora la Francia e l'Inghilterra.
Quando, alla fine del sec. XIX, l'Inghilterra si accorse che il suo isolamento non le avrebbe consentito di difendere contro eventuali attacchi il suo vastissimo impero coloniale e i suoi interessi mondiali, pensò di avvicinarsi a uno dei gruppi nei quali allora si divideva l'Europa. Fallite le trattative con la Germania, concluse nel 1902 l'alleanza col Giappone, per contrastare l'avanzata russa in Cina. Ma occorreva provvedere ancora alle altre questioni asiatiche e africane per prepararsi a far fronte alla espansione germanica. E qui si presentava naturale il riavvicinamento alla Francia: infatti per i due paesi era quasi passato il periodo di espansione e cominciava quello del consolidamento e dello sviluppo dei possessi coloniali. Era quindi possibile un accordo, e questo venne l'8 aprile 1904, inizio ufficiale dell'Intesa. Formalmente esso regolava una volta per tutte le divergenze coloniali fra i due paesi, ma la sua portata reale era più vasta: infatti di due rivali faceva due amiche, rendendo così possibile la loro cooperazione nelle altre questioni internazionali. Tale cooperazione trovava la sua base nell'atteggiamento delle due potenze verso la Germania. In Inghilterra all'antica simpatia verso quest'ultima era successa la diffidenza, suscitata in un primo tempo dagli attriti coloniali, rafforzata poi dal meraviglioso sviluppo dell'impero tedesco, che si avviava a diventare la potenza più forte e temibile del continente, e un pericoloso concorrente anche nel campo coloniale specie da quando aveva iniziato la costruzione d'una flotta per appoggiare le trattative diplomatiche e metterlo in grado di raggiungere i suoi obiettivi anche contro la volontà inglese. Ora i principî direttivi della politica inglese erano sempre stati di opporsi a qualunque potenza aspirasse al predominio in Europa; e come aveva combattuto Spagna e Francia, avrebbe ora combattuto anche la Germania cercando di mantenere a qualsiasi costo il dominio dei mari, non solo per respingere eventuali invasioni, ma per assicurare l'importazione deì viveri e delle materie prime, e difendere il suo impero coloniale. Perciò era necessario creare un blocco anti-tedesco, e cioè riavvicinarsi alla Duplice. Il primo passo fu l'accordo anglo-francese. Questa politica da parte inglese non era necessariamente bellicosa, ma lo doveva fatalmente diventare per il suo accostarsi a due potenze, che non erano contente dello statu quo: infatti tanto la Francia quanto la Russia vedevano nel riavvicinamento all'Inghilterra maggiori probabilità per riavere l'Alsazia-Lorena e per impadronirsi degli Stretti.
La vitalità dell'intesa venne messa alla prova e rafforzata dalle crisi che dovette affrontare. Nella prima crisi marocchina, quando la Germania cercò di rompere il nuovo accordo, e iniziò verso la Francia una politica che apparve minacciosa, il governo inglese si mostrò pronto a prestare alla Francia non solo l'appoggio diplomatico stabilito dal trattato, ma, in determinati casi, anche l'aiuto armato contro un attacco tedesco. A ciò venne indotto da motivi morali e politici: mentre in Egitto l'Inghilterra, aveva ottenuto dei vantaggi reali, la Francia pel Marocco aveva avuto solo la promessa di vantaggi futuri, e inoltre la Francia era minacciata per essersi accordata con l'Inghilterra; il tentativo di rompere l'Intesa non colpiva solo la Francia, ma anche l'Inghilterra; di più l'abbandono della Francia avrebbe costretta quest'ultima a fare alla Germania concessioni dannose; infine nessuno avrebbe avuto più fiducia nell'amicizia inglese. e così si sarebbe perpetuato l'isolamento di fronte a una Germania padrona del continente. Ma il governo inglese, pur essendo disposto all'aiuto armato, si rifiutò di prendere un impegno preciso, come veniva richiesto dalla Francia. D'altra parte le autorità militari e navali dei due paesi furono autorizzate a studiare i particolari dell'eventuale cooperazione in caso di guerra. Però le conversazioni degli Stati Maggiori e i piani elaborati da essi non erano impegnativi per i governi. In ogni modo l'intesa dall'accordo coloniale era passata alle convenzioni militari. Queste, e l'incondizionato appoggio che l'Inghilterra diede alla Francia alla conferenza di Algeciras del 1906, indussero quest'ultima a contare sull'Inghilterra come su un'alleata. Ma l'Intesa non sarebbe stata completa se non avesse compreso la Russia, alleata della Francia.
L'urgenza di un accordo anglo-russo apparve subito dopo Algeciras. Esso era necessario all'Inghilterra per impedire un riavvicinamento russo-tedesco, che inevitabilmente avrebbe trascinato nell'orbita tedesca anche la Francia. Era necessario anche alla Russia, sia per non essere disturbata durante il periodo necessario alla sua riorganizzazione e al suo rafforzamento, sia per far fronte alla resistenza del blocco austro-tedesco nella questione dei Balcani e degli Stretti, questione ridiventata di attualità per l'impero zarista, dopo che le sconfitte lo avevano ricacciato dall'Asia. All'accordo si arrivò il 31 agosto 1907. Anche qui, come in quello anglo-francese, si regolavano le questioni che aveano alimentato gli attriti in Asia Centrale: Persia, Afghānistān, Tibet. Ma anche qui la sua importanza era costituita dal riavvicinamento di vecchie rivali. La riconciliazione venne poi consacrata nel giugno 1908 a Reval, con l'incontro di Edoardo VII e Nicola II. Così il blocco anti-tedesco era completo. Gl'Inglesi pensavano già che entro pochi anni, quando la Russia si sarebbe rinforzata, esso avrebbe potuto opporsi a qualsiasi sforzo tedesco. La coesione del blocco venne cementata dalle crisi successive. Quella bosniaca (1908-09) tolse alla Russia qualsiasi speranza di trovare a Berlino benevola accoglienza alle sue richieste e la spinse sempre più verso l'Inghilterra; quella di Agadir (1911) e le trattative, che si riannodano alla missione Haldane, per un accordo navale anglo-tedesco, dimostrarono ancora di più come l'Inghilterra tenesse sopra ogni altro all'Intesa. Se il governo inglese non si fosse schierato risolutamente dalla parte francese, se con un accordo con la Germania avesse perduto la libertà di aiutare gli amici in caso di bisogno, questi l'avrebbero abbandonato, la Germania sarebbe stata padrona del continente, tutta la politica d'intesa non avrebbe avuto senso. Nessun patto speciale consacrava quella politica, ma essa si appoggiava sulla pratica dei governi di tenersi in continuo contatto, di considerare con piena franchezza tutte le questioni più importanti. Naturalmente attriti sorgevano sempre e potevano sorgere a proposito della Persia e degli Stretti, ma da tutte le parti venne riconosciuto che i rispettivi interessi su questi punti singoli dovevano cedere di fronte all'interesse superiore dell'Intesa.
Intanto nel 1912 venivano rafforzati anche i patti formali. Di comune accordo, Inghilterra e Francia spostavano le loro flotte; la prima concentrava la sua in patria, la seconda nel Mediterraneo. Ma in questo modo la Francia esponeva le sue coste agli attacchi delle flotte avversarie, perciò chiedeva all'Inghilterra una "seria garanzia" contro una tale eventualità. La garanzia venne data con lo scambio di lettere Grey-Cambon del 22-23 novembre 1912, con le quali i due governi s'impegnavano a "concertarsi" in caso di crisi. Era una garanzia vaga, ma la sua portata era indicata dai patti militari e navali. Questi autorizzavano i Francesi a contare indubbiamente sul concorso armato inglese: infatti nei piani di guerra si tenne conto della presenza di un esercito inglese all'ala sinistra francese. E uomini di stato inglesi riconobbero il legame derivante da tali convenzioni. Infatti il 2 agosto 1914 il governo inglese riconobbe che la convenzione navale del 1912 l'obbligava a difendere le coste francesi della Manica e dell'Atlantico dagli attacchi della flotta tedesca.
Lo scoppio della guerra doveva dimostrare la compattezza raggiunta dall'Intesa. Il 5 settembre 1914 Francia, Russia e Inghilterra col patto di Londra s'impegnavano a non fare pace separata. Così l'Intesa si trasformava in alleanza. A questa poi aderirono più o meno formalmente anche le altre nazioni che entrarono in guerra contro gl'imperi centrali. Un notevole rafforzamento si ebbe con l'intervento dell'Italia. Intanto la necessità della guerra rafforzava i legami che univano specialmente le quattro potenze maggiori. Per provvedere alle più urgenti e importanti necessità, il sistema delle trattative diplomatiche fu sostituito con quello delle conferenze interalleate. Generalmente a esse partecipavano le maggiori potenze, ma spesso anche le minori: più stretti contatti furono mantenuti fra i governi francese e inglese. Alla fine del 1917 le conferenze interalleate vennero sostituite da un organismo permanente, il supremo consiglio di guerra, composto dei capi di governo e di un altro membro per ciascuna delle grandi potenze. Politicamente fra le potenze dell'Intesa vennero discusse tutte le condizioni di pace. Ma qui non si ebbe unità di condotta, come nelle operazioni di guerra. Infatti qui non sempre l'accordo fu perfetto, spesso si ebbero iniziative individuali, l'Italia non venne ammessa se non tardi e a malincuore a queste trattative, su alcune questioni si ebbero punti di vista molto divergenti, qualche accordo - come quello franco-russo del febbraio 1917 - venne concluso all'insaputa degli altri. Dopo il crollo russo il blocco delle maggiori potenze rimase composto dell'Inghilterra, Francia, Italia: formalmente vi aderiva anche il Giappone, vi aderirono militarmente ma non politicamente anche gli Stati Uniti. La loro partecipazione alle trattative politiche si ebbe con i negoziati sull'armistizio e alla conferenza per la pace di Parigi. Poiché essi non avevano aderito né riconosciuto i patti degli alleati, essi vennero considerati come "associati". La loro azione e la loro importanza alla conferenza di Parigi fu eguale a quella delle altre tre potenze; anzi il trattato di Versailles fu opera precipua del Consiglio dei quattro.
Con la firma della pace e l'istituzione della Società delle Nazioni, dovevano scomparire tutti gli aggruppamenti politici. Tuttavia occorreva sorvegliare l'esecuzione delle condizioni di pace. A questo scopo vennero istituiti varî organismi: per le questioni maggiori il Consiglio supremo che continuava il Consiglio dei quattro; per le minori la Conferenza degli ambasciatori. In questi organismi, come nel Consiglio della lega, di fatto si perpetuò l'Intesa. Infatti gli Stati Uniti, con la mancata ratifica del trattato di Versailles, cessarono di prendere parte ai consessi degli alleati. Perciò le decisioni fondamentali erano prese dalle tre principali potenze europee. A poco a poco però l'Italia, la quale a Parigi non aveva visto riconosciuti tutti i suoi diritti, si disinteressò di certi problemi: alla fine l'Intesa si restrinse alla Francia e all'Inghilterra, dalle quali dipendevano le decisioni principali, e in tutti i consigli nessuna decisione era possibile senza previo accordo di queste due nazioni, che avevano uno speciale legame costituito dai mandati coloniali.
Non sempre però l'accordo era facile. Passato il pericolo della guerra, tornarono a farsi sentire le divergenze di politica e d'interessi. Da una parte la Francia voleva l'alleanza; dall'altra l'Inghilterra, a causa dei suoi interessi mondiali, rifiutava di legarsi le mani in Europa. La prima richiedeva garanzie per le frontiere orientali, la seconda propugnava una politica di riconciliazione e di compromesso. Il dissenso si rivelò in pieno nel 1923 a proposito dell'occupazione della Ruhr, ma la crisi venne superata con l'abbandono di quella politica da parte della Francia. Questa però riprese il tentativo di ottenere dall'Inghilterra un'assistenza più positiva di quelle contemplate dalla Società delle Nazioni, e avanzò varî progetti. Questi sforzi portarono ai patti di Locarno del 16 ottobre 1925, coi quali la Francia, il Belgio e la Germania si impegnavano a rispettare le loro frontiere, e l'Inghilterra e l'Italia garantivano l'inviolabilità di tali frontiere. È questo il solo impegno formale che l'Inghilterra si sia decisa ad assumere, tuttavia essa ha continuato nella collaborazione con la nazione francese.
P1ccola Intesa. - La Piccola Intesa ha la sua origine in un patto fra la Cecoslovacchia e la Iugoslavia, sottoscritto il 21 agosto 1920 e completato con quello del 23 aprile 1921 fra Cecoslovacchia e Romania, e con l'altro del 7 giugno successivo fra Iugoslavia e Romania. Con questi trattati si mirava a far fronte a certe eventualità. Infatti i tre stati che la formano sono sorti sulle rovine dell'impero asburgico, oppure hanno annesso larghi territorî che ne facevano parte. Perciò una restaurazione asburgica che raggruppasse ancora l'Austria e l'Ungheria avrebbe inevitabilmente esercitata una forte attrazione economica e politica anche sulle vecchie provincie. La Piccola Intesa venne costituita appunto per ovviare a questa eventualità. Il suo scopo quindi è quello di opporsi a qualsiasi revisione dei trattati di pace; e per tale ragione essa si è avvicinata alla Francia, fedele al principio dell'intangibilità dei trattati.
Il 5 febbraio 1933, in una riunione a Ginevra fra i ministri degli Esteri dei tre paesi, si è deciso di trasformare la Piccola Intesa, com'era sino allora, "in una organizzazione internazionale unificata con personalità propria" con misure di ordine statutario, politico ed economico: fra esse, fondamentali l'istituzione di un consiglio permanente della Piccola Intesa, composto dai ministri degli Esteri dei tre paesi, di un segretariato permanente, con sezione stabile a Ginevra, e d'un consiglio economico per la coordinazione progressiva degl'interessi economici dei tre stati, sia fra loro, sia con terzi a ogni trattato politico, ogni atto unilaterale che modifichi la situazione politica attuale di ciascuno dei tre stati nei riguardi di un'altra potenza, come pure ogni accordo economico che comporti conseguenze politiche importanti, esigerà il consenso unanime del consiglio permanente.
Bibl.: Oltre ai documenti francesi, inglesi, tedeschi e russi, e le memorie e i trattati generali già elencati nell'art. guerra mondiale, v.: a) Documenti: Libri gialli francesi, L'alliance franco-russe, Parigi 1918; Affaires du Maroc, 1905-1912, voll. 6, Parigi 1905-12. - b) Memorie; J. Caillaux, Agadir, Parigi 1919; G. Stresemann, Vermächtnis, voll. 2, Berlino 1932. - c) Trattati generali: R. Millet, Notre politique extérieure, 1898-1905, Parigi 1905; Lanessan, Histoire de l'Entente cordiale, Parigi 1906; A. Tardieu, La france et les Alliances, Parigi 1908; id., La conférence d'Algésiras, Parigi 1909; id., Le mystère d'Agadir, Parigi 1912; G. Hanotaux, La politique de l'équilibre, Parigi 1912; Morel, Marocco in Diplomacy, Londra 1912; Dillon, The Eclipse of Russia, Londra 1918; Hankey, Diplomacy by Conference, Londra 1920-21; Toynbee, Survey of International Affairs, Londra 1924; Lee, King Edward VII, vol. 2, Londra 1925, 1927; Manger, L'Entente cordiale, in Revue d'histoire de la Guerre mondiale, luglio 1927; Gooch, Die Entstehung der Triple Entente, in Berliner Monatshefte, giugno 1929.